Angelo3Chiara

Noi che insieme scoprimmo per caso l’amore per la montagna, vorremmo condividere con voi le nostre emozioni e le rare bellezze che in essa incontriamo

Gran Zebrù m.3857

Il respiro è affannoso, pochi passi, ultima picozzata… finalmente sono in cresta, mi volto, osservo se Chiara e Angelo proseguono bene; mi rivolto e inizio a camminare sul filo di cresta: il cielo completamente coperto, cupo, ma all’orizzonte tra le montagne e le nuvole una striscia colorata, continuo a camminare e in pochi secondi realizzo quello che sto facendo! Sono in vetta al Gran Zebrù! Le tante immagini viste su foto e video, ora sono reali! Sono io che calpesto la neve, osservo il vuoto e cammino… i battiti aumentano e in quel momento  gli occhi si riempiono di gioia… ancora uno sguardo ai miei compagni di cordata e proseguo, vedo tutto sfuocato, non riesco a contenere le emozioni, mi asciugo le lacrime nel mentre la capanna si avvicina… la supero e con attenzione arrivo a toccare la croce! Non ci sono parole! Pochi secondi poi arriva Chiara, ci guardiamo e con un sorriso ci baciamo, subito dopo arriva anche Angelo, ci stringiamo la mano e ci complimentiamo per questa conquista! Particolarmente sentita e voluta proprio da lui!

Ci tenevo a iniziare così il racconto per far capire cosa è la montagna per noi: non è un nome da depennare di una lista, non è una vittoria da sbandierare, è solo una tappa nel nostro cammino, forse fino ad ora la più grandiosa, sicuramente quella che più ci ha colpito e che ci ha fatto sentire un pò più alpinisti di prima, regalandoci grandi emozioni. Orgogliosi e grati di aver salito il Gran Zebrù, raccontiamo questi due giorni di fine giugno passati in questo splendido luogo quale è la Valfurva.

Ore 12.00 l’amico Gabriele passa a prenderci a Caslino, e insieme all’amico Angelo ci dirigiamo verso Santa Caterina Valfurva, dopo aver pagato il pedaggio raggiungiamo il parcheggio in zona Albergo Rifugio dei Forni. Sono quasi le 16.00, fa molto caldo e noi 4 vestiti con pantaloni lunghi, calzettoni e scarponi, prendiamo la strada sterrata che porta al Rifugio Pizzini Frattola. La salita prosegue tranquilla ridendo e scherzando… l’ambiente intorno a noi sembra diverso dall’ultima volta che siamo stati qui, le montagne sembrano più spoglie di neve, in più non può passare inosservato il crollo del dicembre 2020, poi seguiti da altri, della nord di Punta San Matteo m.3678 che evidenzia il progredire dell’aumento delle temperature che consumano i ghiacci fino a portarli alla loro estinzione. Ore 17.30 arriviamo al Rifugio Pizzini m.2706. Dopo i saluti con i gestori e depositato i vari materiali, usciamo ad ammirare il Gran Zebrù come a coglierne qualcosa per la salita di domani. Arriva l’ora di cena e in compagnia di molti alpinisti ceniamo, poi per le ore 9.30 siamo a dormire… Ore 3.30 siamo già in cammino, frontali accese in fila indiana ci apprestiamo a raggiungere il ghiacciaio/nevaio sotto la montagna per calzare i ramponi, nel mentre ci ramponiamo Gabriele fa una triste scoperta: non trovando i ramponi nello zaino si rende conto di averli lasciati al rifugio! Nooo!!! Attimi di angoscia. Al momento ci uniamo a lui pensando di abbandonare la salita… ma poi lui stesso ci esorta a proseguire, confidando nel riuscire a tornare al rifugio per poi riprendere la salita. A questo punto ci separiamo, lui ritorna sui  suoi passi appena percorsi e noi iniziamo un viaggio nell’ignoto o quasi da dove ritorneremo cambiati. Ci leghiamo e dopo aver superato il nevaio ci troviamo alla base del canalone che porta al fatidico Collo di Bottiglia. Saliamo e quasi alla fine del canale non particolarmente difficile, superiamo alcuni metri privi di neve per sbucare sulla spalla. Il sole è qua ad aspettarci… senza nemmeno essercene accorti siamo passati dal buio alla luce. Ora inizia la salita più impegnativa. Seguiamo la traccia che passa ripida sotto una parete rocciosa, da dove usciamo su di una spianata nevosa con a sinistra i resti di una baracca. Sostiamo qualche minuto dove incontriamo una guida con una cliente sulla via del ritorno, poi via per non perdere “posizioni” tra chi ci precede e da chi ci raggiunge, traversando tutto a destra ci troviamo alla base di un pendio ripido, qui il passaggio più delicato: lo superiamo con molta attenzione e proseguiamo salendo aiutati dalle nostri picche incrociando chi dopo la vetta è già di ritorno. Raggiungiamo la cresta poi la vetta!!! Fantastico! Foto di rito con la grande croce a testimonianza di essere arrivati quassù, pochi attimi poi iniziamo la discesa… con molta, molta e ancora molta attenzione ripercorriamo tutto l’itinerario di salita fino a trovarci di nuovo alla base del canale iniziale dove finalmente ci rilassiamo al sole mangiando qualcosina prima di rientrare al rifugio. Alle ore 10.40 siamo al rifugio Pizzini dove troviamo l’amico Gabriele ad aspettarci che purtroppo non è riuscito a salire fino alla vetta per le condizioni troppo rischiose con il passare delle ore. Sistemiamo la nostra attrezzatura, ci beviamo una birra, poi dopo aver salutato i gestori cordialissimi e disponibili che ci hanno fatto stare bene mangiando a sazietà e dandoci molte indicazioni sul territorio, ci incamminiamo sulla via del ritorno. Una volta alla macchina torniamo a casa.

Stupenda salita su di una montagna con la M maiuscola, maestosa, non facile ma nemmeno difficilissima, dove le tecniche apprese in questi anni ci hanno permesso di muoverci con sicurezza, dove l’esperienza e la forza di volontà ci hanno permesso di continuare a scoprire nuovi orizzonti… IN THE MOUNTAINS. Un grazie ai nostri soci Angelo e Gabriele, ai rifugisti e un saluto a tutti i vari amici trovati lungo il percorso. Alla prossima…

 

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Gran Zebrù m.3857 - Angelo3Chiara
percorso
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