Sono orgogliosa e felice di descrivere questo trekking e spero di riuscire a trasmettere le emozioni che ho provato durante questi tre giorni di cammino, che ho deciso di intraprendere in solitaria.
Si tratta di un percorso ad anello in Valtellina di poco più di 40 km da percorrere nei mesi estivi, che attraversa la Valle del Confinale, la Val Cedec e la Val Zebrù. E’ un itinerario adatto a tutti, fattibile anche in due giorni per i più allenati. Io ho deciso di percorrerlo in 3 giorni, con tappe di 5/6 ore al giorno, per prendermi tutto il tempo di godermi i paesaggi che sono sempre diversi. Dopo aver deciso le date in base ai miei impegni lavorativi prenoto i rifugi, e chiedo conferma sulla situazione dei sentieri. La sera prima preparo lo zaino, scarico la cartina e mi accerto delle condizioni meteo. Lunedì mattina sveglia presto, dopo quasi 3 ore di viaggio arrivo al parcheggio di Niblogo, pago la tariffa alla cassa automatica ( 5.00 al giorno), zaino in spalla, e parto. Sono le ore 10.00. Il parcheggio è abbastanza affollato, per cui non sono sola alla partenza, ma la compagnia dura poco, perchè dopo circa 10 minuti di strada sterrata arriviamo ad un bivio in cui vengono indicati i vari percorsi e io seguo per il Rifugio Forni (m.2178), la mia prima tappa di oggi. Mi ritrovo da sola perchè tutti seguono altri sentieri, e inizio il mio viaggio nel bosco, inizialmente costeggio la valle in falso piano, poi i tornanti iniziano a salire: per arrivare al rifugio Forni passiamo dalle Baite di Cavallaro e dall’Agriturismo Ables, per questo motivo il percorso è su strada larga e agevole, sono 600 m di dislivello fortunatamente all’ombra degli alberi, ma un pò noioso per i miei gusti. Finalmente arriviamo all’agriturismo, e qui la strada diventa un vero e proprio sentiero. Mi fermo intorno alle 13.00 all’ombra di un albero a sgranocchiare qualcosa, e saluto un gruppo di ragazzi che arriva dal Rifugio Forni, e sono le uniche persone che incontro oggi. Salgo ancora un pò, gli alberi si diradano per fare spazio ai prati, e io cammino godendomi un sole caldo mentre osservo il paesaggio intorno a me: attraverso prati, ruscelli, cascate, capre e mucche mi attraversano il sentiero, e mano a mano che cammino giro parte della vallata e inizio a scorgere qualche ghiacciaio che si trova in Val Cedec. Ora sto attraversando la bellissima Valle del Confinale. Trovo un cartello ad un bivio, lo seguo e mi fa scendere verso il Rifugio Forni, che raggiungo per le ore 15.00. Questo Rifugio lo conosco, si trova in una bellissima posizione, ed essendo accessibile da chiunque poichè si arriva con la macchina ha molte più comodità rispetto ad un classico rifugio di montagna. Entro, saluto il gestore e il personale sempre molto accogliente e simpatico, prendo una birra fresca e mi accomodo sul tavolo fuori. Ripercorro la mia giornata e verifico i dati di oggi: ho percorso quasi 17 km e m.1000 di dislivello, non male. Ceno ottimamente per le ore 19.00, e vado a letto per le ore 21.00, un pò stanca ma eccitata per la giornata successiva.
Il giorno successivo sveglia alle ore 6,30, un pò di yoga per iniziare bene la giornata, e poi partenza, oggi mi sento carica di energia. Colazione ricca e abbondante alle ore 7.00 e partenza alle ore 8.00, la prendo con molta calma perchè la tappa di oggi la danno in 5 ore, per di più tutto il giorno ci sarà bel tempo. Destinazione di oggi il Rifugio Quinto Alpini (m.2877). Bene, riempio la mia camel bag alla fontana e parto, mi dirigo inizialmente verso il Rifugio Pizzini per prendere il Passo Zebrù. Oggi lascio la Valle del Confinale, attraverso la Val Cedec, e arrivo nella Val Zebrù, ogni valle con la sua storia e il suo fascino, ma andiamo con ordine. Inizio la mia giornata prendendo il sentiero che mi porta in Val Cedec, che raggiungo in poco tempo. anche qui la strada è larga e agevole, poichè le gip portano le provviste al Rifugio Pizzini, e si occupano di portare i turisti che lo desiderano a visitare questa Valle. L’ambiente che sto attraversando è strepitoso, sto entrando in un anfiteatro di ghiacciai e cime innevate, per la precisione queste cime sono 13, si ammirano bene da questa valle, sono imponenti e maestose, tanto che vengono organizzati trekking che le attraversano tutte.
Dopo circa una mezz’ora di cammino e due persone incontrate, poco prima del Rifugio Pizzini prendo il sentiero a sinistra che indica Rifugio Quinto Alpini, il rifugio che devo raggiungere io. Continuo per questa questa bellissima valle dove ghiacciai imponenti come il Cevedale e il Gran Zebrù la fanno da padrone, anche se rispetto a due anni fa quando ho visitato questa vallata, i ghiacciai si sono ritirati parecchio ed è un vero peccato. Seguo i segni e gli ometti di pietra e inizio a salire, sempre dolcemente fino a raggiungere il Passo Zebru a m.3005 per le ore 10.30. Spettacolare!! Una vista impagabile sulla Val Cedec che ho appena passato e la Val Zebrù che devo percorrere per continuare il giro. Conosco due ragazze austriache molto simpatiche con cui scambio due chiacchiere, e mi faccio scattare una foto. Mangio un dattero e ammiro il panorama che mi circonda, l’immensità di queste valli, che non si può descrivere a parole e nemmeno in foto, e mi reputo fortunata per essere qui ora. Non vorrei scendere, ma il vento che inizia ad essere insistente mi fa desistere.. quindi dopo aver salutato le ragazze inizio la mia discesa in Val Zebrù. Il sentiero è più ripido rispetto a quello che ho percorso per arrivare al Passo, ha qualche lingua di neve che attraverso, e ora inizio ad incontrare qualche gruppo di persone diretto in Val Cedec. Dopo circa un’oretta di discesa, il sentiero inizia ad ammorbidirsi, e davanti a me la sconfinata Val Zebrù mi fa percorrere a mezza costa tutto il versante orientale della valle. Alla mia sinistra vedo finalmente la Cima del Monte Confinale m.3370, e sì perchè noi con questo giro lo stiamo circumnavigando. Continuo a camminare, attraverso il ruscello creato dalle cascate del Ghiacciao della Miniera e mi fermo ad ammirarle e a scattare qualche foto. Passo il ponticello e proseguo il mio cammino che mi piacerebbe non finisca mai, incrocio qualche persona che saluto con cui scambio due chiacchiere sul proseguimento del sentiero o sul percorso che ognuno decide di intraprendere, ed è bellissimo perchè solo da questi scambi arrivano idee per futuri trekking da fare. Alle 12.30 circa dopo l’ennesima salita, uno spettacolo mi si apre davanti: il Rifugio Quinto Alpini, arroccato su un promontorio roccioso, ed è una meraviglia. Da lì sono scesa per un sentiero ghiaioso, poi l’ultimo strappo in salita e raggiungo il Rifugio per le ore 13.30. Vengo accolta calorosamente dai rifugisti, molto ospitali e gentili, che dopo le presentazioni e la birretta di rito mi regalano il gadget del Giro, una bella Bandana del Giro del Confinale. Anche oggi tiro le somme, ho percorso quasi 12 km con poco più di m.1300 di dislivello, non male. Mi viene mostrato il letto dove dormirò, che si trova in una camerata esterna al rifugio, poichè quest’ultimo è molto piccolo, e poi faccio un giretto veloce al punto panoramico proprio sopra al rifugio, dove posso ammirare di nuovo le bellezza di questa Vallata, e riesco a scorgere alla mia destra il ghiacciaio dell’Ortles, che ho salito qualche anno fa. Torno giù, sono passate le 16.00, mi rilasso al sole fuori dal rifugio e chiacchiero con le tante persone che nel frattempo sono arrivate al Quinto Alpini, alcune abitano vicino a me, come Arianna con suo figlio che mi ricorda tanto mio nipote, o Martina, con cui ho scoperto di avere amicizie in comune. Incredibile e bellissimo tutto questo. Ottima cena per le ore 19.00, poi ancora due chiacchiere e intorno alle 10.30 andiamo a dormire. Proprio a quell’ora ora inizia a piovere, e questa pioggia va avanti tutta la notte, tanta acqua e vento per diverse ore, che fino al mattino si scaglia sul rifugio.
Alle ore 7.00 quando ci alziamo sembra che ci sia una tregua, ma pochi minuti più tardi inizia a grandinare, e che grandine! Va avanti per circa 10 munti in modo violento, dopo circa una mezz’ora smette anche di piovere, e noi usciamo e andiamo verso il Rifugio, ed ecco la sorpresa che mi allieta la giornata: un cucciolo di volpe accoccolato sul davanzale della finestra della cucina, che ci guarda indifeso e con gli occhi piccoli. Poverino era fradicio, probabilmente ha preso anche la grandine ed è andato a ripararsi in un posto che gli è familiare: sì perchè la mascotte del Rifugio Quinto Alpini è proprio la volpe, e io che mi chiedevo il perchè, ora l’ho capito. Dopo qualche foto e qualche parolina dolce entriamo in rifugio a fare colazione, e purtroppo ricomincia a piovere. Quindi ci rassegnamo a rimanere al riparo finchè la pioggia cessa, ma appena arriva una tregua dopo le ore 9.30 io mi copro per bene e parto, saluto tutti con un arrivederci e mi avventuro giù per la Val Zebrù, speranzosa nel fatto che smetterà di piovere, e così è stato, dopo un’oretta il cielo si completamente aperto, io mi sono spogliata di tutti i mei abiti pesanti e ho proseguito la mia discesa. Ho passato le Baite del Pastore e il Rifugio Campo, e qui mi sono resa conto del disastro che c’è stato durante la notte provocato dalle violenti piogge: il percorso era interrotto in più parti da piccole frane e diversi ponti sono stati portati via dal fiume, quindi mi sono ritrovata e percorrere un sentiero che doveva essere semplice con un certo spirito di avventura, passando frane e guadando diversi fiumi e anche torrenti che si sono formati durante la notte. Sono riuscita non senza un pò di ansia a passare la zona colpita, ho raggiunto e passato il Ristoro Zebrù, e sono arrivata al cartello che ho incontrato all’andata, lo stesso cartello che ho preso il primo giorno nel senso opposto, per intraprendere il giro ad anello. E qui un vero senso di malinconia mi ha pervaso, perchè mi sono resa conto di avere concluso la mia avventura. Sono stati solo tre giorni, ma tre giorni intensi, in cui ho avuto modo di godere appieno di tutte le emozioni provate ogni volta che ammiravo un paesaggio nuovo, una vallata diversa, che incontravo nuove persone con cui ho avuto modo di confrontarmi.
Ho proseguito altri 10 minuti e per le ore 13.30 sono arrivata al parcheggio di Niblogo dove ho lasciato la mia auto. E anche oggi ho controllato i dati della mia giornata: ho percorso 13 km con un dislivello di m. 113 in salita e m. 1400 in discesa.
Ringrazio tanto le belle persone incontrate nei rifugi, i rifugisti sempre super accoglienti, e ringrazio me stessa, per aver portato a termine il mio primo viaggio in solitaria, su un percorso che è comunque ben segnato e tranquillo, che però mi ha messo alla prova, e ho la sensazione che non sarà l’ultimo, ma il primo di tanti altri.