Per questo fine settimana pensiamo ad un giro non troppo impegnativo, magari con le ciaspole, e girando sui vari social per trovare un’idea ci imbattiamo in questa escursione al Monte Sasna. Essendo una zona che abbiamo in parte percorso l’estate 2019 durante il Giro delle Orobie Orientali ad Anello ci piaceva l’idea di ammirarla in veste invernale, e così abbiamo optato per questo bel giro nelle Orobie! Siamo in 3, noi e il nostro ormai socio Angelo, di buon ora partiamo da Caslino alla volta di Lizzola, frazione di Valbondione nella Val Seriana. Ore 8.00 parcheggiamo a Lizzola nei pressi della mini baby pista da sci, oltre a noi un bel gruppo di skyalper che come noi parte da qui iniziando la salita per il sentiero n.307 che porta al Passo della Manina m.1796. Da subito, calziamo le ciaspole e dopo aver attraversato la pista ci addentriamo nel bosco, con tratti senza neve per poi sbucare su un bel pianoro nei pressi della baita dell’Asta Bassa completamente bianco. Wow! Che spettacolo! Teniamo la sinistra salendo il ripido sentiero che ci porta in circa un’ora alla Chiesetta della Madonna Pellegrina con la sua particolarità di avere due altari speculari, uno rivolto verso Lizzola e uno verso Vilminore di Scalve posta a m.1796. Rimaniamo ammaliati dal paesaggio che troviamo, dinanzi a noi la Val di Scalve, il sole ancora basso con la Presolana sullo sfondo in tutto il suo splendore. Sostiamo alcuni minuti rapiti dai ricordi, torniamo allo scorso agosto quando ci trovavamo proprio qui mentre percorrevamo il Sentiero delle Orobie Orientali, che emozione! Lasciamo la Chiesetta alle nostre spalle, raggiungiamo il Passo della Manina m.1828, poi  camminando su una bella cresta giungiamo alla base di un pendio che ci impegna non poco… con tenacia lo superiamo e proseguendo per traccia raggiungiamo la croce dell’anti cima. Bellissimo! Un panorama unico, con i giganti delle Orobie davanti a noi, il Pizzo Coca,  il Pizzo Redorta e il Pizzo Scais, e tutto attorno le cime innevate. Dopo un po’ proseguiamo fino alla cima vera e propria, che raggiungiamo per le ore 11.00, con stupore, non troviamo la croce, forse sepolta sotto la neve, oltre a noi due sky alper intenti a prepararsi per la discesa, scambiamo due chiacchiere e in men che non si dica scompaiono alla nostra vista. Felici di aver raggiunto questa cima, modesta ma che non ha nulla da invidiare alle altre, facciamo la nostra foto di rito,  poi iniziamo la piacevole discesa di questa dolce cresta che divide la Val Seriana dalla Val di Scalve, per tornare alla Chiesetta al Passo della Manina dove ci godiamo il nostro consueto pranzo domenicale a base di uova sode, nel frattempo il cielo si copre di nuvole grigie ma con ancora qualche tiepido raggio di sole che ci scalda prima di affrontare la discesa che in breve ci porta a Lizzola dove abbiamo lasciato l’auto.

Bellissima ciaspolata, facile, ma da affrontare con la dovuta attenzione e la giusta attrezzatura, passeggiando in un ambiente unico immersi tra le fantastiche Orobie!

 

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Ultima domenica di gennaio, in compagnia di Angelo, Valentina e Gianni partiamo alla volta della Val Biandino per salire il Pizzo dei Tre Signori in invernale attraverso il canale nei pressi del Lago di Sasso. Ore 7.00, parcheggiamo nei pressi del 2° ponte e dopo il primo tratto noioso di strada arriviamo alla Bocca di Biandino dove ci sono i vari rifugi: Tavecchia e Val Biandino. Proseguiamo attraverso la valle imbiancata e dopo aver calzato i ramponi, saliamo passando per le Baite di Sasso, fino al Lago di Sasso m.1922, qui facciamo uno spuntino, ammirando il paesaggio invernale con il Pizzo dei Tre Signori che svetta dinanzi a noi. Fa freddino, così riprendiamo a camminare attraversando il lago ghiacciato fino alla base del canale, ora facciamo cambio attrezzatura: via i bastoncini per la piccozza, fondamentale per la progressione in sicurezza. Questa per noi è la seconda volta su questo itinerario, era maggio e calpestavamo l’ultima neve del 2019… oggi, a distanza di 8 mesi lo ripetiamo in pieno inverno con più neve e in condizioni ottime. Saliamo, saliamo e dopo l’ultimo ripido tratto, usciamo sulla Bocchetta di Foppagrande m.2450, non ci soffermiamo molto e puntiamo alla vetta, che raggiungiamo in circa 4 ore. Come l’ultima volta le nuvole ci nascondono un po’ di panorama e una volta ricompattati ci complimentiamo a vicenda per aver raggiunto la vetta del Pizzo dei Tre Signori m.2554. Foto, mangiamo qualcosa e poi giù, perché il freddo comincia a farsi sentire… seguiamo la traccia di salita fino al Rifugio Val Biandino dove ci fermiamo per brindare a questa giornata “in the mountains” tra amici. Fantastica salita, per questo canale che regala la giusta adrenalina, con la vetta del Pizzo che non delude mai… in inverno poi ha tutto un altro sapore.

 

 

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E’ passato un anno da quando ci siamo trasferiti a Caslino d’Erba e contemporaneamente il passaggio al suo CAI. Dopo un anno passato a frequentare la sezione, aiutandola nelle varie attività tra cui la manutenzione dei sentieri, oggi iniziamo un nuovo percorso, partecipando alla prima uscita organizzata per questo 2020 che si prospetta entusiasmante con uscite interessanti che danno la possibilità ai vari soci che partecipano di  poter esplorare zone meno conosciute, e dando la possibilità anche ai meno esperti di imparare a muoversi su terreni impegnativi… le prime uscite sono di impronta invernale, perciò, possono subire delle variazioni a seconda dell’innevamento, e appunto in questa occasione cambio di programma, tempestivamente comunicato, l’uscita si sposta dal Monte Resegone al Canale dei Camosci. Ritrovo fissato per le ore 7.00 davanti al Comune di Caslino d’Erba, ci siamo noi, insieme ai nostri compagni di avventura Angelo e Gianni, partiamo alla volta di Moggio e per le ore 8.00 siamo pronti. Prendiamo via Roncaiolo, poi per indicazioni saliamo per il sentiero n.722 che ci porta in circa 2 ore alla Bocchetta di Pesciola.  Dopo una salita senza neve, giungiamo alla Bocchetta, ci affacciamo  e vediamo i Piani di Bobbio completamente imbiancati con la moltitudine di sciatori che già sfrecciano in questa giornata splendida.  Proseguiamo addentrandoci nella conca ombrosa e gelida del Vallone dei Camosci, che in breve ci porta alla base del suo omonimo canale… dopo esserci ramponati, ora mettiamo via i bastoncini che sostituiamo con la piccozza. Saliamo seguendo la traccia, che ad un certo punto si divide, andiamo a sinistra e una volta nel canale, inizia il divertimento: la neve caduta in abbondanza ricopre completamente il canale e con una consistenza perfetta, tra una variante e l’altra arriviamo all’uscita. Wow!! Che goduria!!! La vista non ha eguali, nel mentre aspettiamo il “veterano” Gianni ci scattiamo alcune foto e anche la storia su istagram. Una volta ricompattati, proseguiamo fino alla vetta! Zuccone Campelli m.2161 in invernale per il Canale dei Camosci!! CAI – Caslino d’Erba! Sono le ore 11.30, la giornata è fantastica, non è freddissima, in cielo nemmeno una nuvola, le montagne intorno a noi imbiancate danno al panorama un qualcosa di unico, forse irripetibile… contenti, immortaliamo il momento. I fantastici 4 sulla vetta! Mangiamo qualcosa, poi purtroppo dobbiamo abbandonare questo luogo magico che oggi offre panorami mozzafiato… con attenzione superiamo i brevi passaggi, i più delicati della giornata poi seguendo la facile cresta andiamo verso i Piani di Artavaggio. Non ci sono parole, il sole caldo ci fa rilassare e proseguendo la nostra escursione, scendiamo fino ad un pendio tracciato, lo seguiamo e ci porta nel pianoro sotto ai più conosciuti Piani di Artavaggio. Una volta nel pianoro ci allontaniamo tra noi… quasi apposta… ognuno con se stesso in questo deserto bianco che luccica come fosse ricoperto da piccoli diamanti.  Ore 12.45 raggiungiamo il cartello e dopo esserci riuniti di nuovo iniziamo la discesa che passando per Prato Rotondo m.1660 ci porta attraverso un sentiero alquanto “wild” fino a trovare il bivio presso la fontana La Piazza m.1144, per poi rientrare alla macchina. Ci siamo proprio divertiti: bella la salita, bella la discesa… poi la giornata splendida di oggi, insomma tutto perfetto… contenti ci rilassiamo al bar nei pressi del municipio sorseggiando un buon cappuccio/caffè e dandoci l’appuntamento per la prossima uscita insieme. Non possiamo non ringraziare il CAI di Caslino d’Erba per l’ottima organizzazione, in particolare Angelo Gatti che si è prodigato all’organizzazione del programma.

Prossimo appuntamento: domenica 23 febbraio. Per info: CAI Caslino d’Erba

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Prima domenica di questo nuovo anno, insieme agli amici Angelo G. e Gianni partiamo alla volta di Carona, in provincia di Bergamo per tentare la salita al Monte Madonnino m.2505 in invernale. Sveglia presto e dopo essere arrivati a Carona, per le ore 7.30 iniziamo a camminare. Seguiamo la strada che porta al Rifugio Fratelli Calvi m.2015, dapprima senza neve, poi man mano che saliamo sempre più neve, e in contemporanea all’aumento della neve diminuiscono i gradi, in circa 2 ore raggiungiamo la Diga di Fregabolgia, sostiamo un attimo e ammiriamo un paesaggio completamente diverso dall’ultima volta che siamo stati qui, quando abbiamo percorso il Sentiero delle Orobie Orientali ad Anello. Continuiamo verso il Rifugio Calvi e dopo le prime ore di cammino passate all’ombra, finalmente un po’ di sole, poi una volta al Rifugio ancora ombra e freddo… sono le ore 10 e 30, infreddoliti decidiamo di fare una breve pausa all’interno del locale invernale, dopo esserci ricaricati, ci ramponiamo e iniziamo l’avvicinamento alla bocchetta che porta alla cima del Madonnino… seguiamo le tracce che in un saliscendi tra dune di neve ci portano al Passo della Portula m.2278. Qui finalmente troviamo il sole.. con attenzione superiamo un costone, poi giungiamo al Passo del Portulino m.2301 per le ore 12. Che spettacolo! L’ambiente è unico, da qui la via alla cima non sembra una passeggiata e vedendo due alpinisti scendere con due picche ci guardiamo negli occhi e ahimè… decidiamo di non tentare la vetta. Ebbene sì, a 180 m. dalla cima, torniamo indietro, un po’ per la difficoltà, un po’ per l’orario… optiamo per un rientro tranquillo e un arrivederci alla vetta del Madonnino in invernale. Come per la salita, scendiamo al Rifugio Calvi dove ci ristoriamo, per poi rientrare alla macchina. Lasciamo la Val Brembana con un po’ di rammarico per non essere arrivati in cima, ma con la gioia di aver scoperto un nuovo mondo in modalità invernale che affascina l’escursionista/alpinista che per la prima volta calpesta la neve Brembana.

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Sono ormai quindici giorni che splende il sole, e noi ne approfittiamo facendo escursioni, oggi 4 gennaio siamo ancora in the mountains, sapendo che domani ci aspetta una giornata impegnativa, oggi usciamo per un giro tranquillo su una cima con una sua storia che avendola sfiorata l’anno scorso durante una escursione nel quale avevamo percorso la prima tappa della Via dei Monti Lariani, oggi vogliamo visitare: il Sasso Gordona m.1410! Questa cima, sorge su una catena montuosa che collega il Monte Bisbino al Monte Generoso, sulle sue pendici sono presenti opere risalenti alla Prima Guerra Mondiale e alla Frontiera Nord, il sistema difensivo conosciuto come “Linea Cadorna”. Ore 6.30 partiamo per raggiungere Como poi seguiamo il lago fino al bivio per la Val d’Intelvi, quindi verso Schignano. Non avendo ben chiara la località di partenza decidiamo di parcheggiare a Perla,  qui troviamo le indicazione per il Sasso Gordona – Fortificazioni. Saliamo per la mulattiera che porta ai diversi monti con le loro case… alcune risistemate e alcune ruderi… un po’ a caso troviamo i cartelli con le indicazioni e seguendo la ben conservata strada militare raggiungiamo il rifugio Prabello m.1201. Ci troviamo al confine con la Svizzera, una fresca brezza ci accompagna in questa salita alla cima del Sasso Gordona attraverso i resti delle trincee, per un breve sentiero ripido ed esposto. Una volta in cima restiamo affascinati dal panorama e dalla aspra cima con i suoi ripidi pendii. Bello! Il sole ci scalda e dopo che alcuni ragazzi lasciano la cima, ci ritroviamo soli soletti a godere di questa giornata. Dopo uno spuntino, facciamo qualche foto yogica, poi scendiamo per il versante opposto per il sentiero che con le sue opere di fortificazione ci offre una divertente discesa, cercando e scoprendo i ricoveri e le trincee cercando di immaginare come doveva essere in quei tempi la vita di chi presidiava questo luogo. Una volta alla base del Sasso Gordona, andiamo dalla parte opposta seguendo per Schignano, una volta alla Colma di Schignano o  Crocetta, seguiamo la mulattiera verso Schignano poi per Almanno, ed infine Perla fino a raggiungere la nostra auto. Bel giro, 4 ore di cammino e m.750 di dislivello attraverso un itinerario ricco di storia con una cima di tutto rispetto, che affascina l’escursionista curioso.

I° gennaio 2020, siamo subito “InTheMountains” dopo aver concluso un 2019 con il botto, iniziamo questo nuovo anno con una bella camminata, tra valli, fiumi e alpeggi , ben segnato e allo stesso tempo selvaggio. Il giro di oggi si sviluppa in Valsolda, si tratta di un percorso ad anello attraverso le panoramiche Cime di Noga che si svolge in un bellissimo ambiente di media montagna tra picchi di rocce che svettano affacciate sul lago di Lugano. Quindi sveglia presto, arriviamo a Dasio per le ore 7.30, cerchiamo il punto di partenza della nostra escursione e per le ore 8 iniziamo a camminare. Prendendo spunto dalle nostra guida escursionistica: “I più bei sentieri tra Lombardia e Ticino”, parcheggiamo nei pressi di S.Rocco su un piazzale sterrato dove troviamo subito le indicazione per l’Alpe Puria e il Passo Pairolo. E’ abbastanza chiaro, anche se il sole non è ancora uscito dai monti alle nostre spalle. Saliamo da prima per mulattiera poi per sentiero ripido con passaggi erbosi e alcune facili rocce… davanti a noi una splendida cascata tra le rocce ci fa già apprezzare la giornata,  camminando arriviamo nel piano della valle dove il torrente Duslinn scorre dando vita alla cascata, lo guadiamo e salendo per sentiero arriviamo all’Alpe Puria di sotto m.1026. Fino ad ora il freddo non era tale, ma giunti all’Alpe Puria troviamo una brinata estrema dove il freddo la fa da padrone… foto, poi guadiamo il corso d’acqua e sempre su sentiero ben segnato saliamo attraverso una bellissima faggeta, faticando per le molte foglie presenti sul sentiero che in circa 1 ora e 30 ci porta all’Alpe Puria di Sopra m.1272. Qui non ci soffermiamo ma proseguiamo fino al passo del Pairolo m.1406… arrivati al Passo troviamo una bucolica piana erbosa ricoperta di neve, notiamo che in una precedente escursione ai Denti della Vecchia eravamo passati non lontano da qui, sostiamo qualche minuto giusto il tempo di consultare la nostra guida. Torniamo indietro per pochi metri fino ai cartelli dove andiamo a sinistra per l’Alpe di Nores, per un sentiero a mezza costa tra i faggi con la vista del Lago di Lugano, non possiamo non godere di questi momenti quasi primaverili così prima di arrivare all’Alpe Noresso  ci fermiamo per mangiare nei pressi di un bel punto panoramico, al sole in relax. Dopo la sosta a base di pane, uova e finocchio riprendiamo a camminare, scendendo fino all’Alpe Noresso m.1405, e come per l’Alpe Puria una brinata epocale e fredda ci fa proseguire di buon passo… foto, quindi attraversiamo il corso d’acqua e risaliamo per giungere in circa 10 minuti (dall’Alpe Noresso) alla Bocchetta di Noga. L’ambiente è suggestivo, le cime rocciose di modesta altitudine regalano un ambiente inaspettato…. ora iniziamo la discesa che ci porta all’Alpe Mapel m.1148, nel mentre però una sosta presso la grotta dell’Orso è doverosa: ci addentriamo con un po di timore tra le varie battute di genere horror. Dopo questa breve distrazione che interrompe la monotonia della discesa arriviamo all’alpe.  Qui abbiamo due alternative: scendere a Dasio in circa un’ora, poi per asfalto raggiungere la macchina , oppure proseguire attraversando la valle per poi scendere all’Alpe Puria… scegliamo la seconda! Così dopo un breve sosta  riprendiamo in salita fino ad un passaggio tra le rocce, poi giù all’Alpe Puria dove arriviamo per le ore 14.00. Lo troviamo un po’ meno freddo ma ancora brinato… da qui seguendo il sentiero di salita raggiungiamo l’auto. Bello bello!! Una piacevole passeggiata tra le valli che si diramano nel Parco Regionale della Valsolda. Con un clima piacevole e in un ambiente roccioso che non ti aspetti, quello che cercavamo oggi per iniziare questo nuovo anno, augurando a tutti gli amici che ci seguono un Buon Anno…

IN THE MOUNTAINS

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La fine di questo 2019 è alle porte, tra le cose che più ci sono piaciute di quest’anno c’è la collaborazione con il CAI di Caslino d’Erba, che ci ha dato l’opportunità di conoscere i vari soci tra cui il nostro punto di riferimento con il quale abbiamo fatto delle bellissime uscite insieme ad altri amici che come noi condividono la passione per la montagna. Con Angelo ci troviamo veramente bene e ogni volta che ci propone un’uscita ci aggreghiamo volentieri, consapevoli che possiamo nell’impresa. Appunto oggi si tratta di un’impresa!! Almeno per noi due… così partiamo alla volta del Cainallo per poi affrontare la leggendaria Cresta di Piancaformia integrale in invernale. Alle ore 7.30 prendiamo il sentiero che dal parcheggio sale verso la chiesetta, dove calziamo i ramponi, casco e picca, e ci incamminiamo verso il sentiero n.19. Quasi subito troviamo la neve, la giornata è fredda, le nubi ricoprono le vallate come un mare in burrasca… noi con tranquillità iniziamo al salita. Dopo un primo tratto di sentiero, sostiamo su un punto panoramico in attesa che alcune persone davanti a noi finiscano i preparativi per affrontare la cresta, noi ne approfittiamo per gli ultimi ritocchi e per spararci un gel magico che ci dia i super poteri per superare le prossime ore… pronti via! Cadono gli occhiali da sole di Chiara sul pendio gelato e a non rivederli più! Attimi di mistica poesia, poi iniziamo la cavalcata… Angelo è davanti, Chiara e poi Angelo3 a chiudere un trio che con poche difficoltà sale, scende e cammina a fil di cresta in un ambiente che ci lascia attoniti dalla bellezza alpinistica, tecnica e paesaggistica… a volte dando il cambio con le persone incontrate all’inizio, a volte soli tra le nostre paure e i nostri sogni che passo dopo passo ci hanno portato alla vetta della Grigna Settentrionale. Abbracci e strette di mano tra noi visibilmente contenti  e soddisfatti. Dopo le foto mangiamo qualcosa, poi giù dalla Ganda ammirando dal basso la Cresta di Piancaformia fino al  Rifugio Bogani  dove per festeggiare mangiamo una spettacolare prelibatezza di Esino Lario, le “Patole”, una sorta di raviolo fatto con un impasto di patate, ripieno di carne e aromi con burro fuso e salvia.

Un grazie enorme ad Angelo per averci dato la possibilità di realizzare un sogno!

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Natale è passato, insieme a Santo Stefano, e dopo il 27 come giorno di ripresa, partiamo per un interessante itinerario proposto dall’amico Angelo G. che attraverso il sentiero attrezzato Carlo Villa al Canalone Bobbio raggiunge la vetta del Monte Resegone m.1875. Ore 7.15 ritrovo, poi via verso i piani d’Erna. Parcheggiamo, non fa freddissimo qualche grado sopra lo zero e per le ore 8.00  iniziamo l’avvicinamento al canale seguendo il sentiero che dal parcheggio sale prima al Rifugio Stoppani e poi ai Piani d’Erna. Dai Piani d’Erna scendiamo dove troveremo le indicazioni per il sentiero n. 10, lo seguiamo e dopo aver attraversato alcune abitazioni ci addentriamo nel bosco e iniziamo a salire, da qui in breve un bel sentiero ci porta all’imbocco del canale. Quindi calziamo i ramponi, ma prima di partire ci concediamo una pausa e ci ristoriamo con un thè caldo e una fetta di panettone. Dopo questo piccolo break, concentrati iniziamo la salita. Dopo un primo tratto di neve affrontiamo alcuni salti rocciosi aiutati dalle catene, e alle nostre spalle la nebbia ricopre la valle… in questo ambiente suggestivo proseguiamo.  Dinanzi a noi un bel canale, largo, ben innevato che sale con modesta pendenza e noi saliamo alternandoci in una divertente scalata che ci porta dopo circa 3 ore e 15 alla Selletta di Bobbio m.1740. La vista che si apre di fronte a noi è fantastica: le cime imbiancate e un cielo azzurro che sembra finto, di contro il vento, non eccessivo, che ci accompagna fino alla vetta, che raggiungiamo un’ora dopo aver affrontato la cresta innevata che ci ha regalato momenti unici con passaggi delicati dove la nostra giovane esperienza ha fatto la differenza. Dopo le consuete foto di vetta, ci abbassiamo nei pressi del Rifugio Azzoni m.1860 per pranzare al sacco… al sole caldo che in quel momento apprezziamo. Per la discesa prendiamo il sentiero n.1 che porta ai Piani D’Erna,  alle ore 15.30 siamo alla macchina, dopo una sosta caffè al bar della funivia. Wow!! Che giornata! Soddisfatti rientriamo a casa, salutando Angelo con un arrivederci per un itinerario ancora più audace di questo…

 

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Siamo giunti a questo natale 2019, dopo una vigilia passata con una camminata tranquilla, decidiamo di andare a vedere l’alba al Monte Bollettone m.1317, così da essere poi carichi per il pranzo Natalizio. Così di buon mattino parcheggiamo nei pressi dell’Alpe del Vicerè, con la frontale accesa saliamo per la strada che porta al Rifugio, verso l’anticima del Bollettone che raggiungiamo  in circa 50 minuti. Qui troviamo altre persone che come noi sono venute per l’alba. Ci sediamo sull’erba al riparo dal vento e attendiamo il momento che sorge il sole. Non fa freddissimo e non c’è neve, ma nel momento in cui sorge il sole sentiamo volentieri i suoi raggi che ci scaldano… ora ci spostiamo sulla cima del Monte Bollettone dove rapiti dalla fotografia ci lasciamo trasportare… troppo belli i colori dell’alba, alle nostre spalle il gruppo del Monte Rosa illuminato. Ormai il sole è alto, ma i colori sono ancora caldi, indossiamo il cappello di Babbo Natale e corriamo per il sentiero che porta alla Bocchetta di Molina, ad un certo punto deviamo a sinistra verso i tre faggi… dove l’ambiente non passa inosservato: i pendii del bollettone con la sua erba gialla colorata dal sole stacca da tutto il resto… scattiamo alcune foto e registriamo diversi video con i nostri auguri di Natale. Poi giù fino alla Baita Patrizi con la giornata che mano a mano che passano le ore sembra diventare sempre più bella e calda. Per le ore 10.00 siamo alla macchina, quindi rientriamo a casa, puntuali per il pranzo di Natale.

Vigilia di Natale 2019, partiamo alla volta di Mandello (Lc) per salire allo Zucco di Manavello m.1112, un bellissimo punto panoramico su Mandello del Lario che gode di una vista mozzafiato sul Lago di Como , sui suoi monti e anche sulle Grigne: in particolare sul Sasso Cavallo , Sasso dei Carbonari e Zucco dei Chignoli. Così dopo aver parcheggiato a Rongio, iniziamo la nostra camminata. Sono le ore 8.00, all’ombra del primo mattino seguendo le indicazione che troviamo in breve saliamo per la via asfaltata fino a trovare la mulattiera poi sentiero…  ad un certo punto troviamo un sentiero che proviene da Maggiana, continuiamo e nei pressi di un punto panoramico con una panchina di legno, ci rendiamo conto di essere già passati di lì qualche anno fa, per raggiungere  il Rifugio Rosalba per poi rientrare dai Colonghei… ma questa è un’altra storia. Proseguiamo e raggiungiamo la Bocchetta di Portorella, da qui teniamo la sinistra e in breve siamo in cima allo Zucco di Manavello. Il panorama è unico, nonostante la quota non molto alta da cui possiamo ammirare il Lago e tutte le cime intorno a noi, anche in questa giornata in cui il sole è offuscato dalle nuvole… scattiamo qualche foto, yoga e  poi giù al Baitello di Manavello, dove entriamo per pranzare con le nostre uova, pane e finocchio. Bello questo breve ristoro! Dopo questa pausa pensiamo di ritornare alla macchina seguendo un sentiero, che non troviamo… così rientriamo per il sentiero di salita al Baitello che in circa 1 ora ci riporta alla macchina.. Bel giro, nel complesso appagante… ottimo per chi ha una mezza giornata libera e vuole salire un bel punto panoramico.

 

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Come da tradizione per il secondo anno il CAI di Caslino d’Erba organizza la fiaccolata al Monte Palanzone e noi non potevamo mancare. Ore 17:30, ritrovo all’Alpe Prina, questa volta siamo in un po meno dell’anno scorso e per una scelta ecologica abbandoniamo anche le fiaccole… si sale in compagnia alla luce delle nostre frontali e in circa due ore e siamo in vetta… Si apre un panettone, una bottiglia di vino e ci si augurano buone feste! Dopo una mezz’oretta si scende, alcuni si fermano al Rifugio Riella aperto per l’occasione, noi e altri amici scendiamo diretti in paese e dandoci appuntamento all’anno prossimo ci salutiamo.

Solo ieri calzavamo le ciaspole per la prima volta in questa stagione 2019/2020 e oggi domenica 15 dicembre in compagnia di Angelo, Gianni e Valentina saliamo alla volta dei Piani di Bobbio da Conceredo per il sentiero dove c’erano i vecchi impianti. L’uscita prevede l’ascesa dello Zucco Campelli per il Canale dei Camosci, ma noi a causa di qualche problema fisico optiamo per una tranquilla ciaspolata al Rifugio Lecco m.1780. Ore 7.00 parcheggiamo, con la frontale accesa iniziamo la camminata, imboccando il sentiero segnato dai cartelli CAI che in circa 2 ore ci porta nei pressi di una baita di legno proprio sotto allo Zucco Orscellera. Ora ci salutiamo: Angelo, Gianni e Valentina proseguono di buon passo per affrontare l’itinerario che porta alla vetta… noi… con calma dopo esserci rifocillati con un buon thè caldo e alcuni biscotti, calziamo le ciaspole e proseguiamo tra la molta neve fino a raggiungere l’arrivo della funivia ai Piani di Bobbio. Non ci sono parole per descrivere la bolgia di gente che in una confusione ordinata fa quello che gli piace… dopo esserci districati tra le persone, raggiungiamo la chiesetta che si trova al centro dei Piani di Bobbio. Il cielo che dalla prima mattina era coperto, si apre, un caldo sole ci allieta da questa visione di una moltitudine di persone che sfrecciano con i loro sci o snowboard quasi a farti sentire fuori luogo… ma noi non ci perdiamo d’animo,  il ritrovo con gli altri è  al Rifugio Lecco. Ci guardiamo intorno e cerchiamo di trovare la via meno pericolosa, dopo qualche indicazione che ci hanno dato alcuni addetti del soccorso alpino proseguiamo seguendo i bordi di alcune piste poi risalendo un bel sentiero e infine attraversando l’ultima pista che finalmente ci permette di raggiungere la meta! Il cielo si copre di nuovo e la nebbia avvolge le vette, proprio dove si trovano i nostri amici. Noi in totale relax ci godiamo il pranzo portato da casa, con un bicchiere di vino rosso del rifugio dove molta gente lo affolla. Cazzeggiando, aspettiamo i nostri amici senza farci mancare niente così ci beviamo un bombardino per la prima volta! Wow! Che buono… poi caldo.. è un piacere! Come un orologio svizzero arrivano i nostri amici in compagnia di un ragazzo conosciuto sulla via per la vetta…. ci salutiamo e ci raccontano della salita, un po’ dispiaciuti ci promettiamo di tornarci. Ora il freddo si fa sentire, ormai le nuvole coprono tutto il cielo, per la discesa seguiamo le tracce che portano alla Bocchetta di Pesciola dove prendiamo il sentiero 22 che attraverso la valle del Faggio ci riporta a Concenedo, completando un bel anello.

Peccato non aver raggiunto la vetta, ma comunque sia, abbiamo passato una bella giornata “in the mountains”.

Questa stagione invernale sembra essere partita con il piede giusto, la neve caduta sulle cime di casa nostra ci dà modo di fare delle belle camminate e ciaspolate senza fare nemmeno troppa strada, così noi ne approfittiamo per cercare nuovi punti di vista sfruttando i colori che solo l’alba e il tramonto sono in grado di regalare, e cercando lo scatto giusto che tra di essi immortali l’escursione. Di buon mattino… anzi notte! Usciamo di casa e raggiungiamo la Colma di Sormano. Sono le ore 6.00, ciaspole ai piedi e frontale accesa iniziamo a camminare al chiaro di luna. E’ suggestivo, non fa nemmeno freddo, qualche grado sopra lo zero, e dopo quasi un’oretta che camminiamo raggiungiamo l’Alpe Spessola. Qui la luna che giovedì era piena ci regala la luce che anche a frontale spenta ci permette di vedere bene. Proseguiamo per il largo sentiero che porta alla Bocchetta di Terrabiotta, nel giro di pochi minuti il cielo cambia tonalità, dal nero a blu scuro per poi iniziare ad illuminarsi all’orizzonte . Il momento è arrivato! Il sole sta per sorgere, la vetta è lontana, così per non perderci il momento decidiamo di fermarci nei pressi del Monte Ponciv, dove ce il Laghetto poco sotto al ripetitore. Sono attimi, tra una foto e l’altra giunge l’alba… bellissimo! Noi soli, al freddo tra la neve con il vento che soffia, nel frattempo i primi raggi del sole che ci scaldano il corpo e l’anima. Dopo un po’ decidiamo di abbassarci per trovare un posto riparato dove bere un sorso di thè caldo portato da casa con un pezzo di pane e uvette, chiacchierando tra di noi. Guardiamo l’ora,  a causa di alcuni impegni pomeridiani decidiamo di rientrare, in breve raggiungiamo l’auto e quindi rientriamo a casa. Che dire? E’ stato bello! Anche se non abbiamo raggiunto la cima ci siamo divertiti calpestando la neve e inaugurando la stagione delle ciaspole, con l’alba e i suoi colori.

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Finalmente dopo vari fine settimana piovosi o comunque impegnati, riusciamo in questo sabato di fine novembre a salire la vetta della Grigna Settentrionale in un ambiente invernale con l’alba a coronare una giornata splendida che ricorderemo. Così dopo esserci accordati sull’orario con il nostro amico Angelo, ci troviamo per le ore 3.30 e con la mitica Panda 4×4 old raggiungiamo la Chiesetta del Sacro Cuore di Balisio. Per la stradina sterrata troviamo già alcune persone, e al parcheggio anche alcune auto parcheggiate, con un po’ di stupore iniziamo il nostro cammino… Non fa freddissimo e nella notte più buia solo le frontali ad illuminare il sentiero, che in circa 2 ore ci ha portato al Bivacco Riva Girani nella località Comolli m.1830. Quì, troviamo altre persone, calziamo i ramponi e ci prepariamo per il tratto più duro: il fatidico “Muro del Pianto”. Dopo 40 minuti arriviamo in cresta, senza quasi renderci conto il buio ci ha lasciato e il cielo comincia a prendere colore, in lontananza l’alba accende l’orizzonte di caldi colori pastello….wow! Già qui non ci sono parole per quello che stiamo vivendo. Dopo alcune foto riprendiamo con attenzione il cammino percorrendo la cresta che in breve ci porta alla croce di vetta! Che soddisfazione, quasi un piccolo sogno che si avvera così noi tre immortaliamo questo momento con la croce sullo sfondo e il colore azzurro del cielo con i nostri visi alluminati dal tiepido sole appena spuntato all’orizzonte. Con stupore notiamo di non essere stati gli unici ad avere avuto questa idea e come se fosse mezzodì ci ritroviamo insieme e un bel gruppetto di persone. Girovaghiamo nei pressi del Rifugio Brioschi in cerca della foto perfetta, ammirando il panorama da ogni angolo, e così quasi rapiti dal luogo dimentichiamo che dobbiamo scendere… ultime foto poi come se ci fossimo accordati iniziamo tutti la discesa… guardando indietro alla vetta più nessuno, solo la croce sempre lì a segnare una cima unica ricca di fascino che molti e dico molti oggi hanno voluto omaggiare.

Molto probabilmente la giornata di oggi sabato 30 novembre 2019 resterà negli annali del Grignone come qualcosa di unico sia per l’alba, sia per la giornata splendida dal punto di vista meteorologico con la neve a comporre un quadro perfetto che ha visto al suo interno tantissimi appassionati che con le loro impronte hanno firmato questa invernale di fine novembre.

 

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Domenica impegnata, così per riuscire ad andare in montagna, nel pomeriggio di questo sabato di metà ottobre, ci inventiamo di salire il Canalone Porta fino a raggiungere la cima della Grigna Meridionale m.2177,  da dove poi attendere il tramonto. Ore 15.30 parcheggiamo sulla strada sterrata che arriva dai Piani dei Resinelli, dove inizia il sentiero che porta al canalone, non fa freddo… ma nemmeno caldo. La nebbia avvolge la montagna, ci guardiamo e ci diciamo: ma sì andiamo… e così ci incamminiamo. Da subito si sale tra pietre come in un letto di un fiume, poi mano a mano che si sale l’ambiente diventa più severo, la nebbia si fa più intensa, salti di rocce con passaggi delicati ci portano ad incrociare il sentiero (raccordo 7) che scende dalla cresta Sinigaglia. Dopo qualche minuto di pausa, riprendiamo a salire. Arriviamo alla base del Sigaro Dones, dove una cordata di climbers stranieri si sta calando in mezzo alla nebbia… nel vederci chiedono se è tutto ok, e noi rispondiamo ok! Così proseguiamo fino a raggiungere una divertente placca, che superiamo senza problemi. Continuiamo tra tratti di divertente arrampicata alternati a sentiero, e ad un certo punto usciamo dalla nebbia! Wow! Un sole caldo illumina le rocce, proprio dove il Sigaro Dones sfoggia tutta la sua mole inconfondibile con in cima la croce pitturata di rosso. Saliamo e in circa un’ora a 40 siamo alla Bocchetta dei Venti… dove appunto tira un gran vento… gelido oltretutto. In questo momento topico il panorama non lascia dubbi, ne valeva la pena! Continuiamo e con alcuni passaggi attrezzati siamo in cima!  La prima cosa che facciamo è coprirci, salutiamo alcuni ragazzi presenti poi iniziamo a guardarci intorno: non ci sono parole per descrivere il paesaggio che si apre intorno a noi. Dopo due ore di divertente salita  attraverso il Canalone Porta, ora che siamo in cima, ci gustiamo la nostra cena seduti al riparo dal vento ammirando gli ultimi istanti di sole che lentamente scompare tra le nuvole. Sono le 19.00 passate, felici e contenti salutiamo i ragazzi sulla vetta, dove alcuni rimangono a bivaccare per la notte, altri sarebbero scesi come noi per la via Cermenati, ultime foto, poi giù con la frontale accesa verso la nebbia. Piano piano con molta attenzione giungiamo nei pressi del Rifugio Porta poi seguendo il sentiero arriviamo alla macchina sani e salvi. Come sempre la montagna ci dà modo di godere di grandi panorami, ma oggi abbiamo avuto la fortuna di aver assistito ad un tramonto fantastico su di una cima affascinante che come sempre regala salite stimolanti con quel pizzico di adrenalina che ti fa sentire bene!

P.S. Grazie al nostro amico Angelo che ci ha dato l’opportunità di scoprire un altro angolo della Grignetta diverso dal solito, molto divertente ma al tempo stesso un luogo che incute un po’ di timore… forse è proprio questa la particolarità di questa via che a noi è piaciuta tanto!!!

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Dopo qualche settimana di attività diverse, oggi torniamo a raccontare una giornata “in the mountains”, in compagnia di Angelo e Gabriele partiamo alla volta della Val Brembana per salire il Pizzo del Becco m.2507. Ore 6.30 arriviamo a Roccobello, qui per proseguire dobbiamo pagare 2 euro di pedaggio, ed in 4 non riusciamo a mettere insieme la moneta…e ora?! E’ buio, fa freddo e in giro non c’è anima viva. Così scendiamo al paese dove troviamo il bar (ancora chiuso) però al suo interno c’è qualcuno… così bussiamo e la gentilissima signora con un sorriso ci cambia i soldi. Sono le ore 7, dopo aver parcheggiato nei pressi delle Baite di Mezzeno m.1600, zaino in spalla, bastoncini alla mano, iniziamo il nostro cammino. L’alba inizia a schiarire con il Pizzo Arera alle nostre spalle. Saliamo di buon passo fino a raggiungere il Passo Mezzeno m.2142, qui la vista si apre sui Laghi Gemelli con il sole che piacevolmente ci scalda, scendiamo fino a raggiungere la diga, la attraversiamo e poi saliamo fino alla diga del Lago Colombo m.2046, la attraversiamo e poi seguendo le indicazioni iniziamo la salita al Pizzo del Becco. Da qui fa quasi paura, la parete verticale sembra impossibile da salire, invece, una volta alla base, troviamo la via attrezzata che attraverso questo splendido passaggio, aiutati dalle catene, tra una battuta e qualche foto agli stambecchi arriviamo sulla cresta. Proseguiamo e dopo aver salutato tre escursionisti già di ritorno dalla cima, con qualche breve passaggio delicato arriviamo alla vetta del Pizzo del Becco m.2507!! Vai!! Che bello arrivare sulla in cima di una montagna!! Ci complimentiamo tra noi poi ci godiamo il paesaggio. Per noi questa cima ha qualcosa in più del solito, un emozione in più, porta i nostri ricordi al “Sentiero delle Orobie” percorso ad agosto: tra queste cime abbiamo passato dei momenti unici che hanno lasciato un segno indescrivibile in noi e rivedendo questi luoghi sembra di rivivere quei momenti. Sono circa le 10.30, il cielo senza una nuvola del primo mattino è un lontano ricordo, ora le nuvole coprono quasi tutto l’azzurro. Così in questo cambio di ambiente iniziamo la discesa fino all’uscita del sentiero attrezzato, per poi andare a sinistra seguendo gli ometti e girando intorno alla montagna per poi scendere al Lago Colombo, poi alla diga e al Rifugio Laghi Gemelli, dove sostiamo pranzando al sacco con una birra fresca(temperatura ambiente). Da qui ci aspetta la salita che porta al Passo Mezzeno poi giù fino alla macchina che raggiungiamo per le ore 14.30. Ci voleva! Dopo un po’ si sente la mancanza di una giornata così. Soddisfatti e contenti rientriamo a casa, portando con noi altri ricordi da condividere su questa cima, non difficile, ma nemmeno facile dove l’ambiente riesce a regalare una piacevole giornata ricca di panorami mozzafiato, coadiuvati da due ottimi amici che ci hanno fatto divertire con i quali speriamo trovarci ancora per qualche altra escursione insieme.

 

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Primo settembre,  dopo esserci lasciati alle spalle le ferie,  affrontiamo un’escursione in giornata, che a noi piacciono tanto: sveglia presto e due ore di macchina per arrivare a destinazione. Oggi puntiamo al Pizzo d’Emet, o Piz Timun m.3209, che su suggerimento del nostro amico Angelo saliamo da Macolini m.1656, frazione di Madesimo, per il sentiero c38 che attraverso la Val Sterla porta alla vetta. Ore 6.45 dopo aver parcheggiato ci prepariamo. Fa fresco, il termometro segna 9°, nel parcheggio ci sono due macchine con la nostra, poi una terza arriva e un escursionista ci precede, subito dietro, noi, pronti e carichi per questa salita da non sottovalutare.  Attraversiamo il torrente e prendiamo a destra seguendo il sentiero C38, saliamo ripidamente attraversando pascoli e sfasciumi fino ad arrivare nei pressi di un casolare dove finalmente troviamo il sole! Per ora poche nubi, ma la giornata prevede nel pomeriggio variabile… Facendo attenzione ai segni (come in precedenza) giungiamo  alla cresta per poi raggiungere il Passo di Sterla Settentrionale m.2830… Fa caldo e in un attimo di riposo ci guardiamo attorno, giusto per orientarci,  la vetta e vicina, ma  una frastagliata cresta ci separa da essa, guardando in alto vediamo una persona che sale così riprendiamo a camminare. Ora bisogna fare attenzione: seguendo i soli ometti saliamo attraverso traccia e rocce fino a raggiungere l’escursionista che ci precedeva. Era lì seduto che contemplava il paesaggio… Ci salutiamo e ci spiega di essersi fermato in quel punto dove  prima c’era una corda che aiutava a superare il passaggio più  pericoloso! Dopo averlo ascoltato ci dirigiamo al “passaggio”… però! Con molta attenzione passiamo poi per facile roccia arriviamo alla croce di vetta! Sono le 11.30, il paesaggio è bellissimo, un caldo sole scalda l’ambiente e intorno nuvole che si alternano a valli e laghi… nulla più, un luogo solitario dove solo l’escursionista più esperto avrà il merito di questa vista. Dopo alcune foto e un filmato iniziamo la discesa: ora il passaggio si fa più interessante… ma con la giusta calma… voilà, superato.  Da qui proseguiamo la nostra discesa che con la dovuta attenzione ci riporta al Passo Sterla. Qui salutiamo l’escursionista che scende da dove siamo saliti noi, invece noi scendiamo da dove è salito lui. Dopo una pietraia infinita, per sentiero raggiungiamo il lago Emet m.2145 dove ci godiamo una pausa pranzando con pane, uova e pomodori, osservando le rane che troviamo in una piccola pozza proprio sopra il lago. Poi passando per il Rifugio Bertacchi torniamo alla macchina. Bellissima escursione, da non sottovalutare in un ambiente selvaggio con quel passo finale che da un tocco in più alla facile cresta, poi che dire? Fantastica cima con una vista unica, che ripaga a pieno la fatica della giornata.

Ferragosto 2019,  ore 15.00, dopo quasi 7 ore di cammino ci troviamo nei pressi del Bivacco Frattini, le nebbie ci avvolgono, la visibilità è ridotta a qualche metro, mentre scendiamo per il sentiero gli stambecchi osservano il nostro cammino, attenti, quasi a volerci avvertire che l’ambiente dove ci troviamo è duro, impervio, un luogo dove l’umano fatica, e nel mentre le nebbie si diradano vediamo tra i pendii di fronte a noi un rifugio… ma è il Brunone?!?…  Dopo aver consultato la cartina ci rendiamo conto che è proprio il Brunone… nooo, non è possibile… ma quanto manca?!? Stanchi e provati da uno zaino pesante siamo passati dalla gioia alla frustrazione… piano piano continuiamo il cammino e dopo aver toccato il “fondo” (il punto più basso) mentre attraversiamo il torrente indeboliti fisicamente e mentalmente riusciamo a fare l’unica cosa giusta in quel momento, continuare a camminare. Saliamo, saliamo e saliamo… il sentiero non particolarmente difficile richiede sempre concentrazione e tra qualche tensione tra noi finalmente riusciamo a raggiungere il rifugio per le ore 18.30. Stanchi, doloranti e demoralizzati decidiamo di abbandonare. Eravamo al limite, dopo due giorni di cammino lunghi e con gli zaini pesanti avevamo raggiunto il punto di rottura, così in un attimo di delirio disdettiamo la prenotazione al Rifugio e iniziamo la nostra ritirata verso Fiumenero. Prima di imboccare il sentiero per scendere, le nuvole, che in tutta la giornata ci avevano accompagnato, in quel momento di silenzio e tristezza ci avvolgono, come a trattenerci qui, su queste montagne… e adesso?? La prima cosa che facciamo è litigare su di chi è la colpa di questa situazione, poi scavando nella razionalità finalmente prendiamo una decisione: montiamo la tenda, dormiamo e domani si scende. Una volta fatto tutto, ci infiliamo in tenda, arrabbiati tra di noi e con noi stessi, tristi lasciamo passare la notte. Ore 5.50, le prime luci deboli di questa mattina ci svegliano, usciamo dalla tenda, il cielo è limpido, fa freddo, e la luna sta per sparire dietro le cime,  riusciamo giusto a scattare una foto, prendiamo un po’ d’acqua ad una cascatina vicino, così da prepararci un thè bollente. Nei primi istanti di questo nuovo giorno il silenzio la fa da padrone, come si suol dire “la notte porta consiglio” e dopo aver sistemato tutto, ci sediamo aspettando l’alba  bevendo un thè… ci guardiamo… e decidiamo di proseguire!! Ecco, in questo istante il Sentiero delle Orobie è diventato un tutt’uno con noi!!!  Come un serpente ci ha avvolto nella sua magia e noi ci siamo lasciati andare in serenità in questo viaggio che ci ha portato a scoprire dei luoghi unici dove la natura domina, con le sue grandi cime che affascinano e dove l’uomo ha saputo adattarsi con i suoi rifugi storici che ammaliano e al tempo stesso rassicurano il passante. Un segno l’hanno lasciato anche le persone che abbiamo incontrato, come al rifugio Coca e al rifugio Albani dove abbiamo visto la passione di chi gestisce questi posti, e anche le persone che percorrono queste montagne, ognuno con la sua storia, la sua età e i suoi compagni di viaggio che a volte sono diventati anche i nostri. Così dopo circa 90 km e 6000 m di dislivello +, dormendo 3 notti in tenda e 2 in Rifugio riusciamo a chiudere l’Anello delle Orobie Orientali!

Un’avventura epica, per noi che, sì abituati alla montagna non sapevamo cosa volesse dire vivere per 6 giorni camminando e dormendo nel sentiero, così torniamo a casa colmi di gioia, esperienza e amore ancora più forte tra noi e per quello che facciamo insieme… “In the Mountains”.

P.S. Un saluto a tutte le persone che abbiamo incontrato con un arrivederci, e un augurio che la vita possa essere vissuta come un sentiero: in salita, in discesa, con il sole o con le nuvole, ma con la consapevolezza che alla fine ne è valsa la pena.

 

14 agosto 2019

Da Ardesio al Rifugio Laghi Gemelli passando per il Rifugio Alpe Corte: ore 8.30 iniziamo il nostro viaggio… da subito i dubbi sullo zaino troppo pesante, e tra boschi e sole dopo una breve sosta a Val Canale raggiungiamo il Rifugio Alpe Corte alle ore 13.00 in compagnia di due ragazze conosciute durante il percorso.  Pranzo al sacco con pane, uova e birra, poi ci incamminiamo.  Saliamo, la fatica si fa sentire, le nuvole rinfrescano l’aria e piano piano raggiungiamo  il Passo Laghi Gemelli. La vista che troviamo ci fa dimenticare la stanchezza! Poi i camosci a un passo da noi ci regalano un momento unico… Riprendiamo il cammino e alle ore 17.30 arriviamo al Rifugio Laghi Gemelli,  finalmente ci rilassiamo con una fetta di torta e una birra e the, poi cerchiamo il posto per la tenda, la montiamo, prepariamo la cena e dopo un bel tramonto andiamo a dormire.

15 agosto 2019

Dal Rifugio Laghi Gemelli al Rifugio Baroni al Brunone passando per il Rifugio Calvi: sveglia presto ore 6.00, dopo aver preparato tutto e fatto colazione partiamo per le ore 7.00. La giornata è fresca, un po’ nuvolosa e noi scendiamo attraversando i laghi Casera e Marcio, poi per un sentiero a mezza costa particolarmente suggestivo arriviamo alla diga del Lago Sardegnana, e dopo una breve pausa risaliamo fino alla diga del Lago Fregabolgia. Una volta al Rifugio Calvi ci godiamo il panorama mangiando un panino al formaggio con una birra fresca. Dopo circa un’ora riprendiamo, saliamo fino al Passo Valsecca accompagnati da un cielo grigio che non rassicura per niente, poi giù fino al Bivacco Frattini tra stambecchi e camosci… proseguiamo in discesa e poi risaliamo fino al Rifugio Brunone dove arriviamo per le ore 18.30, sfiniti.

16 agosto 2019

Dal Rifugio Baroni al Brunone al Rifugio Merelli al Coca: Sveglia presto ore 5.50… continuiamo il nostro viaggio… salendo fino al Passo ol Simal dove troviamo un ambiente che ci lascia senza parole… poi giù per un canale attrezzato,  poi nebbia, rocce, un nevaio e su per qualche catena… Da qui in poi solo catene, roccia e ambienti ripidi… forse il tratto più impegnativo che richiede molta concentrazione… un po’ faticoso per noi con gli zaini ingombranti e pesanti. Incontriamo molte persone con cui scambiamo due chiacchiere. Una volta al Rifugio Coca ci rilassiamo pranzando con  un’ottima pasta alla boscaiola in compagnia di un nonno con il nipote con cui chiacchieriamo per un’oretta, quindi ci godiamo un pomeriggio di riposo, cena e notte al caldo in rifugio.

17 agosto 2019

Dal rifugio Merelli al Coca al Rifugio Curò: dopo la colazione salutiamo i rifugisti e per le ore 8.00 ci incamminiamo, in lontananza si vede la Presolana… con il sole che ci scalda seguiamo la traccia che con un saliscendi ci porta in Val Morta dove facciamo tappa nel fiume per rinfrescarci.  Poi risaliamo fino al lago artificiale del Barbellino con il suo colore verde smeraldo. Ore 12.00 siamo al Rifugio Curò, tra le molte persone troviamo tre ragazzi conosciuti il giorno prima, così pranziamo con loro con panino e birra su di un tavolone di legno al sole in totale relax… fantastico!! Ognuno con il suo giro e dopo i saluti noi cerchiamo il posto per la tenda, lo troviamo  e montiamo la tenda vista lago poi andiamo al rifugio e passiamo un po il tempo. Cena tra le nebbie poi a dormire… domani giornata lunga.

18 agosto 2019

Dal Rifugio Curò al Rifugio Albani: dopo i consueti preparativi e colazione siamo pronti per questa giornata che sulla carta sarà lunga… così per le ore 7.00 iniziamo a camminare tra valli e pascoli, raggiungiamo il Passo Manina con la sua Chiesetta a due entrate in 3 ore. Scambiamo due chiacchiere con una coppia di Val Bondione e  mangiamo un panino,  dopo un’ora riprendiamo. Saliamo, poi in piano attraverso i prati, quì l’ambiente cambia totalmente… ora il calcare domina, saliamo, poi per sentiero fino al Passo Fontanamora. la strada è ancora lunga, siamo stanchi, ma la vista della Presolana ci fa passare tutto. Ore 15.30 arriviamo al Rifugio Albani, l’ospitalità dei gestori ci regala una fantastica atmosfera. Conosciamo altre persone con cui ci raccontiamo, ceniamo e passiamo la notte in rifugio.

19 agosto 2019

Ultimo giorno! Dal Rifugio Albani a Ardesio: sveglia presto per veder l’alba… ma le nuvole ci dicono di no, quindi dopo colazione salutiamo Sandra e alle ore 7.00 iniziamo la nostra discesa fino e Ardesio. Lunga e con ancora qualche salita ma finalmente per le ore 12.00 siamo in Piazza Monte Grappa! Entriamo negli uffici di Vivi Ardesio e con grande soddisfazione ritiriamo il nostro attestato. Sensazioni contrastanti ci attraversano… la felicità di avercela fatta ma al tempo stesso la tristezza per aver finito il nostro viaggio.

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Giusto il tempo di riordinare le cose e siamo di nuovo in Toscana. Questa volta puntiamo al nord delle Alpi Apuane, dove svettano le cime più alte del gruppo con il “Re” ovvero il Monte Pisanino, intorno il Monte Cavallo, il Monte Contrario, il Monte Grondilice e dopo la cresta Garnerone il Pizzo D’Uccello. In Mezzo a queste cime troviamo la Valle di Orto di Donna con l’omonimo rifugio che la domina dai suoi 1500 m. Partiamo presto come l’ultima volta per le ore 2.30 per arrivare a Vinca (MS) per le ore 6.00, dove comincia il nostro trekking di due giorni. Ore 6.30 siamo in cammino, il cielo è limpido, il sole colora di rosa tenue le cime del versante opposto a quello da dove saliamo noi, il paese dorme, incontriamo solo gatti e un anziana signora che sorride al nostro passaggio, una volta trovato il sentiero 191, ci addentriamo nel castagneto dove ci troviamo quasi subito impegnati a non perderci… seguendo i segni, iniziamo  a salire ripidi attraverso una pineta fino a raggiungere l’attacco del sentiero attrezzato “Mario Piotti”. Sono le ore 7.30, ci addentriamo per questo sentiero attrezzato che segue la mezza costa della cresta tra  Punta Nattapiana e il Pizzo d’Uccello con passaggi esposti e con alcune catene porta al Giovetto m.1497 dove arriviamo per le ore 10.00.  Il sole e forte, all’ombra ci riposiamo alcuni minuti, poi seguendo i segni rossi, iniziamo la nostra salita che con facile arrampicata di I° grado e traccia raggiungiamo l’anti cima dove il panorama non ha eguali… dopo alcuni passaggi siamo in cima. Ore 11.00. La soddisfazione è tanta: dopo la levataccia, il sentiero attrezzato e questi ultimi passaggi, arrivare in vetta ci riempie di gioia. La vista è fantastica, in lontananza si scorge La Spezia, la Val Serenaia con le sue vette tra cui svetta il “re” delle Alpi Apuane… il Monte Pisanino che con i suoi 1947 m. è la cima più alta di tutte le Apuane. Dopo le consuete foto, salutiamo la coppia che abbiamo trovato in cima poi iniziamo le nostra discesa per la via di salita che si preannuncia più difficile della salita… invece no. La discesa si rivela quasi più facile della salita, che affrontiamo con la dovuta attenzione, una volta al Giovetto, scambiamo due chiacchere con due signori che troviamo lì, poi proseguiamo fino al Foce di Giovo m.1498 dove finalmente ci fermiamo per pranzare con pane, formaggio e pomodori. Dopo circa mezz’ora, prendiamo il sentiero numero 179 che porta al Rifugio Orto di Donna m.1496 dove abbiamo prenotato la mezza pensione… ore 14.00, arrivati al rifugio ci gustiamo una fetta di torta con una birra fresca. dopo esserci riposati, decidiamo di fare un giro dato che la cena era per le ore 20.00, così saliamo fino alla Finestra di Grondilice, punto panoramico sul versante opposto di notevole suggestione con le pareti rocciose dove i climber si cimentano nell’arrampicata e proprio in quel momento ne troviamo due che scendono dal sentiero così scambiamo due parole… poi passeggiando nei dintorni, ci imbattiamo nei resti di un piccolo aereo caduto molti anni fa. Stupidi dal ritrovamento, ci soffermiamo scrutando ogni dettaglio di questo momento inaspettato. Dopo le foto a prova del ritrovamento, torniamo al rifugio dove subito chiediamo informazioni e per saziare la nostra curiosità, Stefania ci racconta che circa 20 anni fà, due persone dovettero effettuare un atterraggio di emergenza per essere rimasti senza carburante… da quel giorno l’aereo rimase lì. Ceniamo e dopo una bella dormita, di buon mattino scendiamo per il sentiero 180 fino al Rifugio Val Serenaia poi per il Rifugio Donegani e seguendo il sentiero 37, tra le cave risaliamo alla Foce di Giovo per tornare a Vinca per il sentiero numero 175. Bellissimo week end passato in toscana salendo una grande cima e visitando dei lunghi affascinanti ricchi di storia contornati da molte cime che ci auguriamo di salire nei prossimi anni…

 

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GIORNO 1

Agosto 2019, iniziano le nostre vacanze estive, che quest’anno scegliamo di vivere alla giornata con un unico scopo… passarle “in the Mountains”. Il meteo al nord non è dei più stabili così spostiamo lo sguardo verso il centro Italia dove una catena montuosa dal nome altisonante richiama la nostra attenzione… Alpi… Apuane, adocchiate già due anni or sono quando salimmo il Monte Gabberi (https://angelo3chiara.it/monte-gabberi-m-1108/). Oggi con un progetto interessante partiamo alla volta della Toscana. Obiettivo di questi tre giorni è quello di salire tutte le cime principali del Gruppo delle Panie, ossia Pania Secca, Pizzo delle Saette e la “Regina delle Alpi Apuane”, la Pania della Croce. Cartina alla mano organizziamo il trek, chiamiamo i rifugi e dopo l’ok partiamo. Sveglia prestissimo, ore 2.30 si parte  destinazione Cardoso, frazione del comune di Stazzema, provincia di Lucca. Alle ore 6.30 arriviamo al paese, e siamo pronti per questo trekking toscano, così dopo aver trovato la via giusta, iniziamo la nostra avventura. Ore 7.00, seguiamo il sentiero n.12 che attraversando un ripido bosco (quasi una giungla) ci porta in circa 1 ora e 40  al Monte Forato, una montagna della catena toscana delle Alpi Apuane, chiamato così per la presenza di un arco naturale di notevoli dimensioni tra  due cime. Dopo essere passati attraverso l’arco, sostiamo alcuni minuti nei pressi del Passo Forato, poi andiamo verso la cima sud, la più alta, m.1230 senza salirla, saliamo invece l’arco, che attraversiamo con molta attenzione. Raggiungiamo la cima nord m.1203 dove troviamo la grande croce di vetta. Wow!! Spettacolare!! Sono le ore 9.00, il sole inizia a scaldare, nel cielo non c’è una nuvola e l’ambiente dove ci troviamo regala forti emozioni: sotto di noi la verde valle che abbiamo salito, sullo sfondo si scorge il mare e alla nostra sinistra la Pania della Croce, con tutta la sua maestosità, a destra la Cresta dell’Uomo Morto e più a destra la Pania Secca. Torniamo al Passo Forato, ora seguendo il sentiero n.110 per la Cresta Pulita, in circa un ora raggiungiamo il passo Foce di Valle m. 1266,  punto di comunicazione tra l’alta Versilia con la Garfagnana. Quindi dopo aver percorso l’intera cresta in un saliscendi tra prati, boschetti e passaggi a picco sulla roccia, ci troviamo ora di fronte ad un pendio erboso chiamato “Costa Pulita”: qui ci concentriamo e con un passo lento ma costante senza fermarci arriviamo in poco meno di un’ora al Passo degli Uomini delle Nevi m. 1690, dove troviamo altri escursionisti del posto con cui scambiamo due chiacchiere su queste splendide montagne, e dopo i saluti riprendiamo la nostra camminata. Scendiamo aiutati da alcune catene attraverso le rocce e di colpo ci ritroviamo in un ambiente selvaggio, dominato alla nostra sinistra da Vallone dell’Inferno, proseguiamo e in circa 15 minuti arriviamo alla Focetta del Puntone m.1611. Seguiamo le indicazioni per il Rifugio Rossi che raggiungiamo dopo una breve sosta all’ombra di alcune piante dove pranziamo con pane, uova e pomodori. Dopo questo break in pochi minuti raggiungiamo il Rifugio Enrico Rossi alla Pania m.1..609, entriamo e restiamo affascinati da questo luogo semplice e umile dove si assapora l’essenza degli anni che furono, ci presentiamo al gestore che ci accoglie, poi ci rilassiamo sul terrazzo di legno bevendoci una birra fresca con una fetta di torta. Lasciamo passare un paio d’ora vivendo il momento, osservando le persone che non mancano di sostare nel loro passaggio su questi sentieri. Alle ore 13.30 ci incamminiamo verso la Pania Secca che raggiungiamo in circa 40 minuti dal rifugio, attraverso la cresta che sale fino alla cima… nel frattempo le nebbie hanno coperto tutto il versante alla nostra destra fino a coprire anche la vetta. Così dopo il Monte Forato, oggi saliamo anche la Pania Secca.  Ritorniamo al Rifugio e attendiamo l’ora di cena, leggendo e riposando,  incuriositi dalle persone che passano per il Rifugio prima di salire la Pania della Croce dove bivaccheranno per la notte, a cui si aggiunge un gruppo di giovani boy scout che piazzano le tende poco sotto il Rifugio . Giunta l’ora di cena ci troviamo a tavola noi e i rifugisti, chiacchierando gustiamo un’ottima pasta al ragù e un gustosissimo piatto di polenta e salsiccia con verdure, il tutto con un buon bicchiere di vino toscano. Dopo la cena usciamo a goderci un po’ di solitudine al tramonto,  poco dopo andiamo a dormire perché l’indomani ci attende una giornata impegnativa.

GIORNO 2

Ci svegliamo presto, il sole  nascosto dalla Pania Secca illumina l’ambiente così dopo esserci preparati, facciamo colazione.  Salutiamo il gestore con un arrivederci  poi ci incamminiamo soli soletti verso la nostra giornata… lunga e intensa. Sono le ore 7.00, dalla cima della Pania Secca spunta una palla gialla che dona al paesaggio un colore caldo, così riprendiamo il sentiero che ci porta alla Focetta del Puntone, da qui scendiamo a destra tra rocce e sfasciumi seguendo sbiadite tracce azzurre, dove a destra troviamo l’Altopiano della Vetricia, di notevole suggestione, continuiamo il sentiero attraversando la Borra di Canala fino a raggiungere la Pianiza, La risaliamo con alcuni passaggi di I° poi per traccia  raggiungiamo la sella dove a destra, vediamo la vetta del Pizzo delle Saette… che ambiente! Prendiamo la cresta e con passi delicati attraverso saliscendi giungiamo alla base di un canale, che risaliamo fino alla cima. Ore 8.00,  Pizzo delle Saette!! La vista non ha prezzo! Il sole del primo mattino illumina delicatamente le rocce,  un bel vento fresco che ci accarezza e con un panorama così,  le  sensazioni sono uniche. Dopo le foto di vetta riprendiamo il sentiero a ritroso con attenzione, raggiungiamo la selletta poi continuiamo per la cresta attraverso una traccia non segnata ma abbastanza intuitiva… Poco dopo giungiamo al passaggio più spettacolare, una breve cresta rocciosa dove a sinistra la verticalità della parete intimorisce il passaggio… Prendiamo coraggio e con adrenalina e attenzione lo superiamo. Proseguiamo sempre per cresta fino a raggiungere il Callare della Pania m.1743 dove si intersecano i sentieri che dai due versanti portano in vetta, dopo pochi passi la grande croce si nota e in breve la raggiungiamo. Ore 9.00 siamo in cima!! Ci congratuliamo, siamo sulla Regina delle Apuane, la più alta vetta del gruppo delle Panie, dopo la Pania Secca e il Pizzo delle Saette  con questa cima completiamo le vette principali delle Panie. Felicissimi ci godiamo il momento scattando foto e ammirando il panorama. Proprio in cima conosciamo un ragazzo che nel chiacchierare di montagna ci dà molti suggerimenti per diverse escursioni in Valle D’Aosta, essendo di Aosta, poi un’altra persona questa volta toscana si unisce alla conversazione, raccontando la montagna dai vari punti di vista. Ma bando alle ciance, abbiamo ancora una cima che ci aspetta, ed è proprio lì davanti a noi… ma per raggiungerla dobbiamo scendere al Rifugio del Freo. Così prendiamo il sentiero 126 ben segnato che porta al Passo di Mosceta e in breve al Rifugio del Freo, dove arriviamo per le ore 12.00 circa. Qui sosteremo per la notte e dopo esserci presentati ai gestori, ci consigliano di rinfrescarci alla Foce di Mosceta a pochi passi dal Rifugio, dove una fonte d’acqua fresca ci dà la carica per salire la nostra ultima vetta: il Monte Corchia m.1677. Dal Rifugio, prendiamo il sentiero che attraversa un breve tratto di bosco, poi per prati, fino alla base della cresta, che risaliamo in un fiato in circa un’ora fino alla cima! Salita unica: passaggi su rocette, cresta esposta con alla nostra sinistra il paesino di Levigliani con le sue cave. Durante la salita troviamo anche una cava abbandonata e un bivacco ormai ridotto ad uno scheletro di metallo. Tra nuvole che si alternano a cielo azzurro ammiriamo il panorama, scattiamo tante foto, poi iniziamo la discesa per lo stesso itinerario che con calma ci riporta al Rifugio, dove possiamo finalmente rilassarci davanti ad una birra fresca e un buon panino al formaggio. Curiosando tra i sentieri nei dintorni e facendo un po’ di yoga, arriviamo all’ora di cena dove ci attende una calda e ottima zuppa toscana,  poi scaloppine e verdure. Dopo la cena restiamo un po’ in sala raccontandoci la giornata, poco dopo andiamo a dormire dove dalla finestra la vista della Pania della Croce al tramonto ci dà la buona notte.

GIORNO 3

Anche oggi ci svegliamo presto e dopo la colazione, per le ore 7 iniziamo la discesa verso Pruno per il sentiero che porta al Passo dell’Alpino poi a sinistra per il 122 che in circa un’ora e mezza ci porta a Pruno. Qui cerchiamo il sentiero che porta a Cardoso, troviamo un cartello in paese che seguiamo e attraverso un sentiero non segnato, con un po’ di intuito arriviamo finalmente a destinazione. Qui finisce il nostro trekking tra le Panie, luogo suggestivo e ricco di fascino e storia. Ora puntiamo a Marina di Massa dove ci attende un bel bagno estivo, con alle nostre spalle le Alpi Apuane come fossero a guardia di questa porzione di Italia unica nel suo genere. Prima di rientrare a casa ci concediamo una merenda diversa… Così saliamo a Colonnata per un super panino e lardo che solo qui puoi gustare in tutta la sua bontà. Purtroppo è giunta l’ora di rientrare, lasciamo la Toscana con l’auspicio di tornare per continuare la nostra scoperta di queste meravigliose Alpi Apuane.

 

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Come sempre le nostre uscite sono vincolate al meteo e come a volte capita questa domenica sa un po’ di incertezza, così per tenerci allenati usciamo tra i sentieri di casa che conosciamo e con la pioggia magari gestiamo meglio. Partiamo da casa in quel di Caslino d’Erba, ore 6.00, di buon mattino iniziamo a salire per strada asfaltata che porta all’Alpe Prina m.588, poi continuiamo fino a prendere il sentiero che porta alla Bocchetta di Palanzo che domenica scorsa i volontari del CAI di Caslino hanno pulito dalle piante cadute e tagliato l’erba che quasi copriva il sentiero. Saliamo seguendo la traccia pulita e ben segnata fino a giungere alla Bocchetta di Palanzo m.1210 alle ore 7.30. ll tempo che già minacciava acqua ora si fa più fresco e nel mentre cerchiamo qualcosa per coprirci scopriamo che una sacca idrica nello zaino ha perso tutto il contenuto che doveva supportarci per l’intera giornata. Ahimè, cose che capitano… continuiamo salendo in vetta al Monte Palanzone m.1432 dove le nuvole cariche ricoprono tutto il cielo, le nebbie corrono nelle valli e sui laghi alcune nuvole sostano immobili. In questo ambiente saliamo tra i pendii del Palanzone attraverso l’erba gialla che contrasta i colori scuri di oggi. Ore 8.15 siamo in vetta! Sulla cappelletta a piramide che svetta sulla cima troviamo un cartello a ricordare che oggi ci sarà il 39° raduno al Monte Palanzone con ritrovo alle ore 10.00 in Preaola per poi andare in cima per la messa. Purtroppo non eravamo al corrente di ciò, e poiché mancano circa due ore all’appuntamento, proseguiamo scendendo per il sentiero diretto che porta a Rezzago. Mentre camminiamo due gocce d’acqua scendono e una volta nel bosco notiamo qualche raggio di sole… Passando per la Bocchetta di Vallunga, proseguiamo per il Monte Barzaghino che saliamo dalla Bocchetta del Frecc m.884 passando per il Dosso Mattone m.925. Durante la salita il tempo cambia e un caldo sole ci regala una bella giornata, dalla vetta il panorama è bellissimo. Ci rilassiamo, mangiamo qualcosa e alle 10.45 prendiamo il sentiero di ritorno a Caslino. Oltre al Sentiero del Falghèè, recentemente aperto dal CAI di Caslino d’Erba, un altro sentiero collega la cima con il paese, che però non è opera del CAI  e per sentito dire sembra essere un po’ pericoloso. Così cogliamo l’occasione per testare un nuovo sentiero e anche per completare un bell’anello molto interessante. Le indicazioni segnano “E” ma sul cartello si nota una correzione in “EEA”… iniziamo subito a scendere tra le piante per un ripido sentiero, poi giunti ad un cartello, tenendo la sinistra scendiamo ancora abbastanza ripidi con passaggi esposti dove il passo sicuro è d’obbligo. Poi a destra e con qualche passaggio ancora un po’ delicato giungiamo al bivio dove passa il sentiero che porta ad Asso per la Val di Buri. Tenendo la destra per Caslino, in circa un’ora dalla vetta, siamo in paese. Non male!! Ripido, esposto e ben segnato, con cavi d’acciaio nei punti delicati, sicuramente un “EE”. Completiamo così un bel anello non lunghissimo ma appagante, forse meglio se fatto dal senso inverso.

 

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Oggi ci dirigiamo verso Premana m.1000, paese in provincia di Lecco, famoso per le forbici e gli articoli da taglio, dove in compagnia di Mario e Valentina passeremo la giornata in mezzo alla natura salendo ai Laghi del Deleguaggio. Dopo aver lasciato l’auto a Premana prendiamo la strada che sale con i cartelli per l’Alpe Deleguaggio m.1683. Da qui, dopo aver superato i resti lasciati dall’alluvione di giugno, entriamo nel bosco, quindi passiamo per i monti di Zucco e Gianelli poi  attraversiamo un torrente e con una salita non troppo impegnativa in circa due ore siamo all’Alpe del Deleguaggio m.1680. Qui sostiamo nei pressi di una altalena artigianale ammirando il luogo, con il Monte Legnone a guardia della valle, tra una foto e l’altra notiamo una targha posta su di una casa dell’Alpe dove si ricorda che il 4 agosto 1913 pernottò il Dott. Mons. Achille Ratti che nel 1921 divenne Papa Pio XI°, volendo il dì dopo salire sul Legnone. Ma bando alle ciance, ora la salita si fa più interessante: dopo aver superato la cascata del Deleguaggio salendo tra prati e rocce raggiungiamo il primo lago: il Lago Inferiore  m. 2090. Mario e Valentina preferiscono riposarsi qui, lasciandoci liberi di proseguire da soli, così da provare a raggiungere la cima del Pizzo Alto che con i suoi m.2512 rende  l’escursione interessante, non solo per la cima ma anche per il dislivello. Così ci diamo appuntamento a più tardi e iniziamo la nostra salita al Pizzo Alto. La giornata di oggi sabato 20 luglio è molto calda, ma le nuvole che si aggirano sopra di noi ci danno un po’ di respiro riparandoci dal sole, così una volta superato il tratto attrezzato arriviamo al Lago Superiore m.2250, quì l’ambiente ci regala un altro splendido scorcio inaspettato, ci guardiamo intorno e  seguiamo le indicazioni per il Pizzo Alto, mentre attraversiamo il pendio verso lo Bocca di Moncale le nebbie ci avvolgono quasi completamente, ma il sentiero ben visibile ci incoraggia a proseguire. Dopo circa 30 minuti di saliscendi tra prati e canali raggiungiamo il bivio dove a sinistra attraverso alcune roccette in breve siamo in cima!! Bella soddisfazione, ci complimentiamo ammirando la grande croce dal design che non passa inosservato, anche perché è l’unica cosa che si vede! Dopo pochi minuti iniziamo la discesa, non prima di aver salutato 3 escursionisti che come noi sono saliti sulla cima. Seguiamo il sentiero di salita che attraverso le nebbie ci porta al Lago Superiore. Prima di scendere il tratto attrezzato diamo una sguardo al panorama che si prospetta dinanzi a noi con il Lago Inferiore in tutta la sua forma a riempire questa conca. Chiamiamo i nostri amici che da laggiù ci rispondono, li raggiungiamo e raccontiamo loro della nostra salita. Nei loro occhi vediamo che anche con obbiettivi diversi la felicità è la stessa. Mangiamo qualcosa e poi iniziamo la lunga discesa che in circa 2 ore ci porta a Premana, non prima di una sosta all’Alpe Deleguaggio per riposarci. Una volta in paese ci rilassiamo con una bevanda fresca in un bar, raccontandoci della giornata appena trascorsa con la gioia e la passione che contraddistingue l’escursionista.

Un mese e mezzo fa mettiamo in cantiere un progetto e dopo aver prenotato i rifugi ci prepariamo fisicamente e psicologicamente per essere pronti per questi due giorni di alpinismo tra le cime del gruppo Ortles-Cevedale. Con noi ci sono anche Paolo e Chiara, nostri amici che alle volte ci seguono in questi giri tra le montagne e dopo averli recuperati all’aeroporto di Linate, partiamo alla volta di Santa Caterina Valfurva che raggiungiamo per le ore 12.30 di questo secondo venerdì di luglio. Le previsioni di oggi danno pioggia, ma per domani e domenica danno sole. Dopo aver raggiunto il Rifugio Forni m.2178,  parcheggiamo l’auto e nel mentre ci stiamo preparando, inizia a piovere… Lasciamo sfogare il tempo rifugiandosi in macchina, dopo alcuni minuti sembra aver smesso, in quel momento partiamo! Destinazione: Rifugio Casati e Guasti m.3269. Iniziamo a camminare e tra uno scorcio e l’altro arriviamo al Rifugio Pizzini m.2706, qui sostiamo alcuni minuti anche perché in questo momento piove a dirotto. Sono le ore 16.00, abbiamo ancora un po’ da camminare per arrivare al Rifugio Casati così tra le nebbie riprendiamo il nostro cammino. Giunti alla teleferica sembra che il tempo si calmi, le nuvole si aprono, lasciando spazio ad un caldo sole che in quel momento è particolarmente apprezzato. Proseguiamo tra la neve e le rocce, poi prendiamo il sentiero che salendo il  ripido pendio, ci porta al Rifugio Casati. Circa 3 ore dalla macchina. Qui si passa ad un altro livello, lasciamo la valle alle spalle per trovarci dinanzi a noi un mare di neve, quel ghiacciaio che l’indomani avremo solcato per raggiungere il Monte Cevedale m.3769. Giunti al Rifugio ci sistemiamo, ceniamo e ci carichiamo per la giornata che ci attende tra poche ore… Ore 5.30 sveglia, e mentre ci prepariamo per scendere per la colazione lo sguardo volge alla piccola finestra della nostra camera… Sta nevicando!?! Scendiamo, usciamo dal Rifugio e lo spettacolo davanti a noi è alquanto agrodolce… Da una parte un bel 15 cm di neve fresca che donano un ambiente ancora più unico, ma dall’altro la visibilità è quasi azzerata. Colazioniamo tra mille dubbi sul cosa fare, poi insieme agli altri alpinisti, aspettiamo, aspettiamo e aspettiamo. Dopo quasi due ore di attesa la situazione non cambia, alcune cordate partono  e alcune ritornano dopo pochi passi, così a malincuore ci rassegniamo all’idea di rinunciare alla vetta, con calma scendiamo verso il Rifugio Pizzini attraverso un ambiente completamente trasformato dalla nevicata notturna. Arriviamo al Rifugio Pizzini dove pranziamo, passeggiando qua e là aspettiamo 3 amici che salgono il sabato per poi tentare la domenica il Gran Zebrù m.3857 insieme a noi. Purtroppo non sempre le cose vanno come si spera e così terminiamo la nostra esperienza tra queste cime con un nulla di fatto! Una volta rientrati ci resta solo l’amarezza per aver perso una buona occasione ma allo stesso tempo la consapevolezza di aver preso delle decisioni, giuste o sbagliate che siano, ma con la logica che in montagna andiamo per stare bene, per divertirci tra le difficoltà che essa ci offre, così nel momento che una di queste cose manca, l’unica soluzione è andare via! Questa esperienza termina con l’augurio di tornare più sereni e più forti di prima…

Sveglia presto! Partiamo alla volta di Montespluga in compagnia di Angelo, amico e socio CAI di Caslino d’Erba, che  ci propone la salita al Pizzo Ferrè. Così dopo le verifiche meteo, confermiamo, anche perché in quella zona non siamo mai stati e ci incuriosisce andarci. Ore 7.15 parcheggiamo l’auto e dopo i preparativi ci incamminiamo attraverso la Val Loga. Il cielo è grigio, cade qualche goccia di pioggia, così muniti di guscio attraversiamo l’alpeggio… Dopo poco il cielo si apre e il sole ci accompagna fino al bivacco Val Loga (Ex Cecchini), che raggiungiamo per le ore 9.00  circa. Qui la vista del Pizzo Ferré quasi intimorisce con la sua vedretta e la cima con la cresta per raggiungerla, rendono l’ambiente suggestivo… Dopo un breve break ammirando il fantastico bivacco, riprendiamo seguendo Angelo che per la sesta volta calca questi sentieri e noi con la giusta dose di energia lo seguiamo. Poco dopo ci ramponiamo, scendiamo un poco, per poi risalire la Vedretta di Val Loga, dove  incrociamo i primi salitori di questa giornata, che di ritorno dalla vetta ci augurano una buona salita. Ora iniziamo a salire ripidamente e durante il momento più faticoso apprezziamo la montagna che ci fa emozionare, fino a raggiungere il colletto. Sono le ore 11.00, usciamo dal ripido nevaio, qui sul colletto lasciamo zaini, ramponi e bastoncini per proseguire  scalando la cresta che con qualche passaggio delicato ci porta sulla sommità di questa montagna. 3103 m. di alpinismo non difficile, ma da non sottovalutare. Alle ore 11.30 siamo in cima!!  Qui la gioia è palpabile, ci stringiamo le mani e dopo le varie foto iniziamo la discesa. Paradossalmente abbiamo trovato più facile la discesa, anche se l’ambiente severo suggestiona molto, non è mancata nemmeno qualche scarica di sassi, ma con calma e attenzione siamo agli zaini. Ci rifocilliamo e nel mentre calziamo i ramponi per la discesa, all’orizzonte un cielo grigio/nero ci fa affrettare la discesa per evitare il peggio nei passaggi più ripidi…. Non facciamo in tempo ad arrivare al bivacco che una sferzata di vento e acqua ci investe… Costretti a coprirci , sostiamo qualche minuto poi infreddoliti e anche un po impauriti riprendiamo a camminare… Nel mentre una coppia di alpinisti  intenta nella salita del Pizzo Ferré ci incrocia e ci saluta… Dopo questo quarto d’ora di tempesta, il cielo si apre, e noi giungiamo al bivacco. Non sembra vero, il sole con un cielo azzurro ci regalo un bel  momento, così ne approfittiamo per un altro break e per riorganizzarci per l’ultimo tratto di discesa. Sorridiamo tra noi pensando agli attimi appena passati e ora che la natura si mostra nel suo lato migliore, iniziamo a scendere verso valle. Sono le 13.00, in questo che dovrebbe essere il tratto più semplice, si rivela essere il più rischioso! Senza quasi renderci conto il cielo si copre e in un attimo pioggia, vento e saette ci colgono di sorpresa. Mezz’ora che non sembrava finire mai. Attraverso neve, rocce bagnate e sentiero il temporale ci fa temere il peggio… Ma come è arrivato se n’è andato. Le nuvole lasciano il posto all’azzurro del cielo, un caldo sole ci accompagna e una leggera brezza ci aiuta ad asciugarci. Ore 14.30 siamo alla macchina! Fantastica cima!! Grazie al nostro amico Angelo abbiamo raggiunto una vetta spettacolare. Con passaggi su neve e la splendida cresta finale da scalare che ti fa meritare la vetta. Dalla cima non ci sono parole per descrivere il panorama. Anche la natura ci ha messo del suo, fortunatamente nel momento giusto il tempo si è mostrato clemente ma sul finale si è fatto sentire.

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Oggi raccontiamo di un escursione con partenza dal Rifugio Zoia dove per l’occasione abbiamo cenato, pernottato e colazionato… Ore 6.30 l’amico Emanuele (gestore del rifugio) si sveglia apposta per preparare la colazione a noi due così per le ore 7.00 iniziamo la nostra camminata. Inizialmente le nostre intenzioni erano di salire e scendere al Monte Spondascia dal medesimo itinerario, ma la sera prima Emanuele ci parla di un itinerario diverso, poco frequentato e alla nostra portata. Così dopo i saluti iniziamo la camminata, seguiamo le indicazioni per il Monte Spondascia, dopo aver superato le falesie dello Zoia, prendiamo a sinistra dove seguendo i segni bianco/rossi  attraverso un bosco di larici giungiamo su un piano erboso. Sostiamo qualche minuto e poi per sfasciumi continuiamo fino ad un piccolo laghetto, attraverso le rocce risaliamo un ruscello d’acqua fino a raggiungere una sella. Qui troviamo il vallone che porta all’ultima sella molto innevato e dopo aver scrutato l’ambiente, ci  inventiamo un sentiero tra le rocce… Nel mentre alcune capre ci osservano incuriosite dal nostro passaggio, che in breve ci porta all’ultima sella dove a sinistra l’indicazione Monte Spondascia ci indica la via, che con l’aiuto di qualche catena  ci porta in cima! Wow! Una volta in cima puntiamo l’ometto a sinistra da dove ammiriamo il panorama sui laghi e i monti circostanti: alla nostra sinistra il Pizzo Scalino che domina la valle sottostante, sullo sfondo di fronte a noi il Monte Disgrazia, più a destra il gruppo del Bernina. Dopo diverse foto raggiungiamo l’altro ometto. A malincuore lasciamo la cima per tornare alla sella dove dopo un consulto sulla situazione neve, su consiglio di Emanuele, decidiamo di proseguire per la cresta ESE, così seguiamo l’indicazione per il Passo Campagneda. Ore 9.30, saliamo l’anticima dello Spondascia poi tra rocce e neve cerchiamo i segni che ci fanno abbassare di quota dove in un bel  sali scendi tra canali e le rocce con tratti attrezzati, giungiamo ad un passo. Qui, pensavamo che il sentiero scendesse attraverso la valle, ma invece sale ancora,  con un pò di training psicologico continuiamo su questo breve tratto ripido fino a raggiungere la cresta… Seguendo i segni proseguiamo attraverso un ambiente selvaggio, mai noioso e di notevole bellezza… Ore 10.45, siamo giunti alla fine della cresta dove un ometto segna questa cima senza nome, qui vediamo salire una persona che da Caspoggio per il Passo di Campagneda proseguiva per l’itinerario appena percorso da noi. Dopo i saluti e un piccolo break riprendiamo la nostra camminata che in discesa ci porta al  Passo Campagneda m.2615… La discesa si rivela più impegnativa del previsto per via della molta neve dove a stenti troviamo i segni che indicano il sentiero. Dopo quasi 5 ore di cammino siamo al passo, bellissimo, tiriamo un sospiro di sollievo. Sostiamo un pochino, ci rilassiamo, poi affrontiamo l’ultima insidia della giornata… Il sentiero  prosegue proprio nel vallone ricoperto di neve dove decidiamo di passarci attraverso… Pessima idea!! Dopo pochi passi sprofondiamo all’improvviso così per non rischiare torniamo indietro. Proviamo questa volta dalla parte opposta, tra le rocce,  dove finalmente raggiungiamo la fine del nevaio… Una volta fuori, una vista unica!! La valle con i laghi di Campagneda. Fantastico! Questi sono gli attimi di pura montagna. Qui troviamo i primi salitori al Passo, una coppia  che come noi dormiva allo Zoia… Dopo due chiacchiere sulle condizioni del sentiero, ci salutiamo e riprendiamo la nostra discesa. Incrociamo diverse persone durante la discesa e tra una chiacchera e l’altra raggiungiamo i laghi… Le foto si sprecano, soprattutto guardando la cresta alla nostra destra che abbiamo percorso poco prima. Continuiamo fino ai prati dell’Alpe Campagneda, fino al Rifugio Ca’ Runcasch e poi per sentiero rientriamo al Rifugio Zoia per le ore 13.30. Ci rinfreschiamo alla fontana e dopo esserci cambiati entriamo al rifugio per gustarci  un ottimo panino e  birra a sigillo di questa escursione che lascia il segno.  Concludiamo con un grazie a Emanuele per il calore con cui ogni volta ci accoglie e per i preziosi consigli su come muoversi in questa zona.

Grazie e alla prossima…

Di seguito il tracciato Garmin

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