Tutte le domeniche o quasi siamo in the mountains, per una cima o per una scalata, oggi siamo tornati un po’ alle nostre origini, cioè andare in montagna per puro piacere, senza ambire a vette o arrampicate varie … camminare e godere di ogni cosa ci regala l’ambiente, faticando, ammirando e rimanendo sorpresi dei luoghi che esploriamo per la prima volta. L’escursione di oggi racconta di questa giornata fantastica!! In Val del Drogo. Ore 8.00 parcheggiamo in località San Bernardo nei pressi della centrale idroelettrica, l’aria è frizzante, ma non troppo, una volta pronti seguiamo l’asfalto che ci porta alle prime case di San Bernardo, da qui seguendo i cartelli, per una mulattiera saliamo fino alla località Scanabecco m.1242, ora tagliando a mezzacosta ci addentriamo in Valle del Drogo. Raggiungiamo S.Antonio poi in piano attraverso le baite per una bella mulattiera arriviamo ad un bivio prima dell’Alpe Caurga m.1246. Qui sostiamo un attimo, ci alleggeriamo dall’abbigliamento pesante, mangiamo un dattero con cioccolato al sole che ci scalda piacevolmente. Ora inizia la salita. Seguendo una splendida mulattiera, serpeggiando tra grossi massi e ginestre oltre la baite di Cornera m.1920 arriviamo ai fabbricati dei custodi della diga: fantastico, un ambiente unico con la sua mulattiera che ci rapisce dalla perfezione e bellezza con la quale è stata fatta più di cento anni fa… da qui il panorama si fa interessante… per scalini raggiungiamo la diga. Fantastico: fino a qualche passo prima di arrivare non si vede la bastionata in cemento armato, una volta sopra di essa si apre un panorama che ci lascia senza fiato… forse anche per il freddo… così ci copriamo e ci areniamo sulle rocce in riva al lago del Truzzo… fotografando qualsiasi cosa. Finalmente dopo questo raptus di foto, ci fermiamo! Sull’altra sponda  un signore salito poco prima di noi, oltre a lui nessun altra anima viva. Solo acqua, rocce e neve  caduta nei giorni scorsi. Ore 11.30, mangiamo i nostri panini al sole, in riva al lago ammirando le cime intorno a noi, su tutti di fronte a noi, lontano, il Pizzo Quadro. Dopo esserci rilassati, facciamo ancora qualche foto yogica approfittando di questo luogo… poco dopo arrivano due pescatori che si accingono a gettare l’amo proprio da questa sponda, ci salutiamo e scambiamo due parole. Loro ci chiedono se siamo lì per pescare e noi dopo aver risposto di no, chiediamo com’è il sentiero che porta al bivacco Capanna Carlo Emilio: ci rispondono che arrivano proprio da lì dove hanno pernottato la notte, e ci avvertono di stare attenti al ghiaccio presente sul sentiero. Quindi ci salutiamo e proseguiamo, una volta sull’altra sponda seguiamo le indicazioni per il rifugio/bivacco attraverso neve e ghiaccio raggiungiamo il lago Nero con la capanna Carlo Emilio sulla sponda opposta. Siamo eccitati e felici, ci troviamo in un posto che non ci aspettavamo assolutamente: la neve, il lago ghiacciato, la capanna sullo sfondo il tutto contornato da cime rocciose imbiancate … fantastico!! In breve siamo alla capanna Carlo Emilio. m.2152. Da qui un altro panorama si apre di fronte a noi: sotto il lago del Truzzo con poco sopra l’Alpe omonima con la valle che prosegue attraverso le cime a destra del Pizzo Truzzo e a sinistra del Pizzo Quadro e del Pizzo Sevino. Obbligo di foto poi dopo un breve ristoro riprendiamo la nostra escursione. Ore 13.00, seguiamo la traccia dell’andata e prima di arrivare alla diga prendiamo a destra, indicazione per Alpe Lendine, Valle del Drogo, dopo una breve salita sulla neve, un sentiero ripido tra rocce e prati ci porta in circa un’ora all’Alpe Proto m.1690. Poi giù ancora ripidi fino all’alpe sottostante, ora a destra sempre ripidi fino ad un ponticello che una volta attraversato ci riporta a Caurga n.1246. Qui sostiamo, ripensando al giro appena percorso e dopo uno snack riprendiamo il cammino, ad un bivio nei pressi di S.Antonio prendiamo a destra per comoda mulattiera fino alla centrale elettrica dove abbiamo l’auto. Completiamo così un bellissimo giro ad anello in circa 7 ore di cammino con le varie pause, in ambiente di assoluto fascino, praticando un sano escursionismo che ci ha fatto riscoprire le piacevoli emozioni a cui eravamo legati all’inizio della nostra passione per la montagna!!!

 

 

 

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Oggi si va in Val Vigezzo, per l’esattezza a Malesco poi seguiamo per la Val Loana fino al punto dove inizia la nostra escursione, in località Patqueso, sono le ore 7.15, è ancora buio, nel fresco di questa domenica di ottobre 2020 noi, Angelo e Gabriele, dopo esserci preparati prendiamo il sentiero che diversamente dal solito inizia con una discesa… circa 100 metri giù fino all’Alpe Crotte, attraversiamo un ponticello in legno sul torrente Loana, poi un secondo ponticello sul Rio del Basso, quindi a sinistra salendo ci inoltriamo in Val Basso. Ormai schiarito, il cielo senza nuvole come da previsioni promette bene… Saliamo seguendo la strada sterrata attraverso gli alpeggi ben tenuti, dall’Alpe Basso fino a raggiungere l’Alpe Erta m.1279. Qui sostiamo, nei pressi di un tavolo in legno… una famiglia sopraggiunge in jeep, Angelo G. chiede per sicurezza la direzione per il Pizzo Ragno, e con stupore ci indicano la parte opposta a dove eravamo intenzionati ad andare, meno male che ha chiesto! Così senza perdere tempo prendiamo la giusta via: saliamo attraverso una bella faggeta fino ai prati dell’Alpe Al Cedo m.1565, dove troviamo il rifugio autogestito CAI “Al Cedo”, quì, sostiamo per un break veloce ammirando il panorama: i prati curati, baite ben tenute e intorno montagne non troppo alte ma molto suggestive. Proseguiamo dopo aver chiesto ancora qualche indicazione ad un ragazzo di una baita. Sicuri di essere sul sentiero giusto, oltrepassiamo un ruscello con una bella cascata, saliamo fino all’Alpe Al Geccio m.1796 con la sua grande stalla, saliamo sulla nostra destra seguendo la cresta e alternandoci al comando, accompagnati dal vento fresco  arriviamo al laghetto del Geccio, dinanzi a noi: il Pizzo Nona a sinistra, con alcuni residui di neve caduta i giorni scorsi, a destra il Pizzo Ragno e tra le due c’è una bella cresta. Continuiamo seguendo la traccia e dopo circa 4 ore di cammino siamo in cima!! Pizzo Ragno m.2289! Lo spettacolo delle grandi cime ci lascia senza fiato:  il Massiccio del Monte Rosa a sinistra inconfondibile, più a destra le cime svizzere a noi purtroppo sconosciute contornano un panorama a 360° fantastico… la Val Vigezzo sotto alla parete nord del Pizzo Ragno con la sua cresta, dietro di noi la Valle di Basso appena percorsa con i suoi bellissimi alpeggi. Mangiamo qualcosa, scattiamo qualche foto, poi ci ripariamo dal vento gelido poco sotto la cima con la sua grande croce per mangiare qualcosa, nel frattempo arrivano 3 ragazzi dalla cresta che ci separa dal Pizzo Nona m.2271. Così chiediamo informazioni…  facendo due calcoli sui tempi per percorrerla, decidiamo di  scendere per non tardare troppo il rientro. Per la discesa, seguiamo l’itinerario della salita, passando per gli alpeggi, sostando qua e là, fantasticando sulla possibilità di vivere in una di queste baite… dopo aver salutato alcuni asini, giungiamo nei pressi dei ponti e dopo averli attraversati, affrontiamo l’ultimo tratto…  la temuta ultima salita! Anche oggi portiamo  a casa una bellissima escursione in queste zone che già nel 2017 avevamo scoperto salendo la Cima Sasso, con sorpresa la bellezza di questi luoghi, oggi tornando a distanza di qualche anno, possiamo tranquillamente affermare che la Val Grande ci ha conquistato!!!

 

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Tempo incerto per questa prima domenica di ottobre,  dopo la forte pioggia dei giorni scorsi oggi dovrebbe tenere fino al pomeriggio, la giornata rimarrà nuvolosa, meglio quindi avventurarsi chissà dove, così con l’amico Angelo decidiamo di scorrazzare tra le nostre montagne… e così è stato! Una cavalcata intorno a Caslino toccando 4 cime, passando per sentieri poco conosciuti completando un anello fantastico! Ci troviamo per le ore 8, non fa freddo, il cielo è grigio, con qualche angolo azzurro,  con il guscio pronto nello zaino ci incamminiamo,  prendiamo un sentiero poco frequentato che in circa 30 minuti ci porta all’Alpetto. Già in questo primo tratto troviamo i segni del maltempo con alcune piante cadute e detriti vari portati dal vento… una volta all’Alpetto, prendiamo un sentiero anch’esso poco conosciuto che porta al Monte Puscio. Saliamo nel bosco fino a che troviamo sbarrato il sentiero da una strage di piante cadute… mai vista una cosa del genere: una striscia di circa 30 piante che da 30 metri sopra il sentiero prosegue altrettanti 30 metri sotto. Un groviglio di tronchi e rami che ci costringe a cercare un passaggio a monte di questo disastro, con difficoltà saliamo il pendio reso scivoloso dalla pioggia del giorno prima fino a trovare un varco… attraversiamo le piante, poi scendiamo a riprendere il sentiero. Quasi al Monte Puscio udiamo gli spari abbastanza vicino di un cacciatore… osti!! Meglio farci sentire!!  Usciamo dal bosco urlando, poi una volta fuori vediamo il cacciatore… ma soprattutto lui vede noi! Ora attraverso alti gialli fili d’erba arriviamo in cima! Il cielo è un caos di nuvole, il sole filtra tra di esse illuminando l’orizzonte sulla pianura… piccolo break, poi continuiamo. Direzione Monte Palanzone, ma prima salita veloce al Pizzo dell’Asino. Una volta in cima il vento freddo ci costringe a ripararci e a coprirci dal freddo.  Scendiamo fino alla Bocchetta di Palanzo, poi su fino alla cima del Palanzone… cambia il tempo: nebbia, vento e freddo ci danno il benvenuto in vetta; anche qui ci ripariamo, ci copriamo, e finalmente mangiamo qualcosa. Due chiacchiere e prima di scendere sistemiamo il cartello caduto con le indicazioni dei sentieri. Scendiamo verso la bocchetta di Vallunga attraverso il bosco ricoperto di detriti, ripulendo il sentiero dai rami, giungiamo alla bocchetta. Qui prendiamo un sentiero conosciuto da pochi e tra i pochi c’è il nostro socio Angelo, lo seguiamo attraverso una traccia e alcuni alberi caduti, dove solo chi conosce bene queste montagne può avventurarsi per questi vecchi passaggi ormai abbandonati… dopo circa mezz’ora ci colleghiamo al sentiero che ci porta sulla nostra 4^ vetta, il Monte Barzaghino. Un po stanchi proseguiamo… anche qui il maltempo ha fatto i suoi danni, tante piante cadute sulla cresta, con fatica superiamo l’ultimo tratto fino alla  cima del Monte Barzaghino! Ed è qui che “caliamo” il nostro poker di cime! Contenti scherziamo a ci rilassiamo. Per tornare a Caslino prendiamo il sentiero diretto che scende ripido e attrezzato nei punti più esposti, che in “breve” ci porta in paese. Bel giro, partendo dai sentieri più a sud-ovest del paese, girando attorno ad esso fino alla vetta del Monte Palanzone per poi ritornare per il sentiero più a nord-est, con una moltitudine di varianti lungo il tragitto con destinazione sempre Caslino… una volta smaltita la felicità, martedì saremo al CAI dove dovremo pensare a tutti gli interventi che serviranno per rimuovere le piante insieme al gruppo della sezione di Caslino d’Erba alla quale orgogliosamente facciamo parte… attivamente!!!

 

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Diamo inizio a questo periodo di mezza stagione, in cui vorremmo fare tante cose ma con il meteo spesso incerto e poco stabile succede anche che restiamo spiazzati, però quasi sempre ne vengono fuori delle belle uscite, come questa con i nostri amici Andrea a Alessandra! In questa domenica ci troviamo per le 8.30 a Suello pensando di fare una via di più tiri, ma le nuvole che vanno e vengono ci preoccupano, così nell’indecisione andiamo a bere un caffè a Lecco, per schiarirci le idee. Dopo il caffè e due chiacchiere piacevoli, desistiamo da questa idea…troppo freddo… ed è qui che  viene fuori la Cresta Osa. Ottima!  E per di più nemmeno troppo lontana! Quindi andiamo in direzione Valmadrera, parcheggiamo l’auto e ci prepariamo per partire a piedi. Noi titubanti nel partire a farla perché non avevamo tutta l’attrezzatura perfetta con noi, siamo stati convinti dai nostri due soci. Ore 9.30 partiamo a piedi, di buon passo arriviamo all’attacco per le ore 11.00 . Ci prepariamo con il nostro imbrago, casco e scarpette, ferraglia varia, e attacchiamo la via: partono prima Andrea e Alessandra, poi andiamo noi. Avendola già fatta conosciamo i punti più critici. Ci ricordiamo del terzo tiro un pò delicato, una paretina con un cavetto di acciaio… che ora non c’è più, quì,  il 16 maggio 2020 c’è stata una parziale frana della cresta che ne ha in parte cambiato la usa conformità, senza però modificare il grado di difficoltà della stessa. Dopo questo tiro ci aspetta il camino, e proprio alla sua sommità Andrea ha aspettato Angelo che in grande stile e senza pensarci troppo lo ha superato. Sono le ore 14.00 circa, da qui ancora un tratto a tiri e conserva, ma guardando il cielo che nel frattempo è diventato minaccioso, insieme a qualche gocciolina di pioggia, decidiamo di abbandonare la cresta e quindi non arrivare in vetta, prendiamo il sentiero che proprio in quel punto ci permette di collegarci a quello di discesa. Idea saggia visto che di lì a poco un tuono ci fa sobbalzare,  di corsa scendiamo prima che il tempo peggiori. Fortunatamente poco dopo smette di piovere, esce il sole… e fa anche caldo… tra un copriti e scopriti, chiacchierando allegramente arriviamo alla  macchina per le ore 16. A conclusione di questa pazza giornata, andiamo al Cielo e Terra per una birra e piadina tirando “tardi”, prima del rientro alle nostre vite settimanali. Un ringraziamento ai nostri amici Andrea e Alessandra che ci hanno tirato dentro in questa giornata divertente che ricorderemo con gioia.

 

Correva l’anno 2016 quando, dopo il corso di alpinismo con il CAI dell’Alta Brianza, l’amico Gianfranco ci chiede se vogliamo fare la Cresta Segantini, la super classica della Grignetta…. noi, un po’ intimoriti accettiamo subito! E fu così che facemmo la nostra prima Segantini! Da quell’estate 2016 ogni anno il desiderio di farla da soli ci balenava in testa… fino a questo 19 settembre 2020, dopo 4 anni finalmente attacchiamo la “nostra” Segantini. Non siamo soli, casualmente l’incontro con Andrea, amico e istruttore CAI,  chiacchierando di montagna menziona la Cresta Segantini, e in un attimo eccoci qua, presso i Piani dei Resinelli, noi, Andrea con la sua amica Alessandra, immersi nella nebbia che camminiamo sul sentiero che porta al Colle Valsecchi. Mentre camminiamo ci prepariamo all’eventualità di non farla, poiché non sicura in caso di maltempo, e intanto le nebbie non mollano, anzi si fanno sempre più fitte, l’umidità ricopre ogni cosa… ad un certo punto un ragazzo che scende dal sentiero si ferma, è un amico di Alessandra… torna dalla cima e dice che oltrepassate le nebbie c’è il sole… wow… che bello! Ci salutiamo e riprendiamo la salita… una volta al Colle Valsecchi troviamo il sole! Bellissimo il mare di nuvole sotto di noi, e in cielo un sole caldo che ci rallegra. Giungiamo all’attacco: ci prepariamo e dopo la partenza della cordata che ci precede, tocca a noi. Si parte: ore 10.00 inizia la nostra Cresta Segantini… parte prima Andrea in cordata con Alessandra, poi noi… eccitati ed emozionati siamo qua senza paura,  abbastanza certi che l’esperienza maturata in questi anni ci dia la sicurezza per muoverci su questo terreno senza scuse, concentrati, motivati e rapiti da ciò che stiamo facendo… piano piano superiamo tutte le difficoltà, arrampichiamo molto, ci muoviamo in conserva, ci caliamo nei passaggi più difficili e ci divertiamo tanto,  con serenità arriviamo alla meta!  5 ore di puro alpinismo, condividendo insieme ai nostri soci e alle altre cordate questa splendida giornata, dove una volta in cima ci congratuliamo tra noi e immortaliamo il momento con una foto. Quindi mangiamo qualcosa, e belli felici e contenti iniziamo la discesa dalla Cresta Cermenati, una volta ai Piani dei Resinelli puntiamo ad un ristoro che data l’ora è ben accetto… concludiamo in bella compagnia davanti a una piadina e birra questa giornata per noi molto importante che ci fortifica e ci rafforza mentalmente per le nostre prossime uscite… “in the mountains”

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Settembre 2020, ormai sul finire dell’estate, insieme all’amico Angelo decidiamo di puntare ad un altro 3000, pensiamo al Pizzo Cengalo: una delle più alte e maestose cime del gruppo delle Alpi Retiche Occidentali, sul confine tra l’Italia (La Val Masino – So -) e la Svizzera (La Val Bregaglia)… in giornata. Dopo aver consultato il meteo e dopo esserci accordati sull’orario e i particolari, si parte! Ore 3.30 noi, Angelo e Gabriele partiamo alla volta della Val Masino, per l’esattezza raggiungiamo i bagni di Masino. Ore 5.00 ci incamminiamo nel buio più buio di questa domenica memorabile: non fa freddo, infatti dopo poco siamo già in maniche corte, davanti Gabriele detta il passo, sostenuto… in circa 2 ore e 40 siamo al Rifugio Gianetti m.2534 in Val Porcellizzo. Le frontali spente da un po’, l’alba all’orizzonte e davanti a noi le cime rocciose, imponenti e bellissime dove a sinistra domina il Pizzo Badile e a destra il Pizzo Cengalo, una breve sosta poi riprendiamo… seguiamo la traccia che  che porta al Rifugio Allievi, dopo aver abbandonato il sentiero prendiamo la traccia che sale a sinistra fino alla base del canale, lo risaliamo aiutati da alcune corde e siamo al Colle del Cengalo m.3046. Ore 9.30, ci rendiamo conto di trovarci in un ambiente che toglie il fiato: a sinistra la nord del Badile, verticale e rocciosa.. solo al pensiero di coloro che l’hanno salita un brivido ci attraversa. Alla nostra destra parte il sentiero per la cima del Cengalo. Lo prendiamo e dopo pochi passi siamo fermi! Davanti a noi un gruppo di persone in difficoltà sulle catene!! Aspettiamo… poi una volta libere partiamo. In breve superiamo questo passaggio, non difficilissimo ma reso insidioso dall’umidità. Superate le persone, ci troviamo a dover superare una placca: qui ognuno prova a salire da dove sembra meglio per lui, noi decidiamo di tirare dritto per una fessura appigliata che in breve ci porta al sentiero soprastante. Abbastanza provati, proseguiamo… Angelo e Gabriele continuano a fare il passo, decisi e veloci ci precedono… noi, un po attardati, li seguiamo. I passaggi si susseguono con varie difficoltà, non esagerate ma neanche banali. Stanchi e un po’ colti di sorpresa da questa via, piano piano continuiamo: l’ambiente è assurdo: roccioso, sfasciumoso, verticale, esposto e sembra non arrivare mai alla cima… siamo praticamente soli, Angelo e Gabriele non si vedono più… non molliamo… e finalmente dopo circa 6 ore siamo in cima!!! L’emozione di avercela fatta è un po’ smorzata dalla preoccupazione della discesa.. Ma non pensiamoci!! Godiamoci questo momento!! Troviamo Angelo e Gabriele che con gioia ci accolgono , ci congratuliamo a vicenda vivendo un bel momento di pura montagna! Solo chi fatica per ciò che ama può capire quello che si prova nel raggiungere questo obiettivo per noi sudato e voluto. Il panorama è unico: il Badile rapisce l’attenzione… ma il resto non è da meno… Ora ci riposiamo: manca qualcosa, selfie di vetta… poi dopo le varie battute, iniziamo la discesa. Non meno della salita, la via ci impegna molto, con la dovuta calma e attenzione,  giungiamo alla base del canale disceso con le corde, poi per traccia raggiungiamo il Rifugio Gianetti. Birra per brindare alla nostra cima raggiunta, e poi giù per i Bagni di Masino.

Cima fantastica con ambiente unico, fatta in giornata forse un po faticoso, meglio spezzare la salita pernottando al Rifugio Gianetti, comunque goduta a pieno, dove ci siamo impegnati duro in compagnia dei nostri soci Angelo e Gabriele che con la loro simpatia ci hanno allietato la fatica.

 

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Questa domenica di settembre il tempo è incerto, decidiamo quindi di non allontanarci da casa, e optiamo per il Moregallo, una montagna che si trova sull’estremo vertice orientale del Triangolo Lariano. Saliremo in cima dal Canalone Belasa, un itinerario che non abbiamo ancora percorso: si tratta di una via per escursionisti esperti  rocciosa a tratti erbosa, in parte attrezzata con catene, che con circa 600 m di dislivello ci porta alla croce di vetta. Ore 8.30, parcheggiamo l’auto nella frazione Belvedere, siamo noi e il nostro amico Angelo, dopo circa 50 minuti di cammino nel bosco raggiungiamo la fonte di Sambrosera m.716, dove si trova l’indicazione per il canale, seguiamo la traccia, poi le prime catene: da qui, alcuni tratti verticali,  alternati a tratti più facili, con roccette di II° grado, che costituiscono la maggior parte del percorso e quindi ci hanno reso l’ascesa dilettevole. Usciti dal canale ci siamo ricongiunti al sentiero di cresta che porta alla vetta, che abbiamo raggiunto in circa un’ora dalle indicazioni. Ogni volta l’arrivo su questa cima ci cattura come se fosse la prima volta: la vista dei laghi della Brianza, davanti a noi il Monte Barro posizionato proprio tra questi laghi e il ramo del lago di Lecco, e in aggiunta oggi le nuvole sparse celano in parte il sole, che però con i suoi raggi si affaccia timido all’orizzonte, creando un effetto da copertina. Contenti e soddisfatti, facciamo qualche foto al paesaggio e alla Croce di Vetta, mangiamo qualcosa e scendiamo. Per scendere seguiamo il sentiero n.6 che in circa 1 ora ci riporta alla fonte di Sambrosera, e da qui alla nostra auto. Giretto divertente,  in più, contenti per aver portato il nostro amico Angelo che non era mai stato sul Monte Moregallo.

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Ore 9.15, il sole che ci ha accompagnato in questi ultimi passi delicati ci scalda, a sud le nuvole a coprire tutto sotto di esse, a  nord il cielo limpido con tutte le cime in mostra davanti a noi… pochi passi e siamo alla croce, alta, ma non altissima, color argento con una campana completa di catena per farla suonare… tin tin tin… ce l’abbiamo fatta! Siamo in cima al Re delle Orobie!! Con emozione possiamo dire di essere saliti sul Pizzo Coca con le nostre forze… e paure… soli sulla vetta, soddisfatti e felici ci abbracciamo e ci godiamo la splendida vista a 360° che il Pizzo Coca ci regala… prima della discesa!

La mattina di giovedì 27 agosto dopo la colazione, per le ore 6.20 iniziamo la nostra salita al Pizzo Coca… tralasciando i tecnicismi sui diversi gradi e difficoltà di questa salita, vogliamo solo raccontare le nostre impressioni. Qui in particolare ci sentiamo testimoni di una salita vera, dove non puoi mentire, dove le emozioni che abbiamo provato affrontando per la prima volta questa via, resteranno nei nostri cuori. Innanzi tutto le persone: quelle che incontri e poi dopo non vedi più, con cui ti racconti, cerchi confronto nelle loro parole sulla salita, dove ascolti, e poi condividi la fatica… abbiamo conosciuto un papà che accompagna la figlia come ha fatto lui tanti anni or sono per la prima volta, abbiamo incrociato diverse persone e ci siamo salutate, e poi ci siamo riviste sui social. I rifugisti: già conosciuti l’anno scorso durante il nostro – Sentiero delle Orobie Orientali ad Anello –  ospitali e simpatici che con il loro gruppo ci hanno fatto sentire a casa. Poi la salita: matura per la nostra preparazione, bella, EE nel primo tratto fino alla Bocchetta dei Camosci, poi, da qui si cambia musica, si viaggia con molta attenzione, i passaggi sono delicati, ben segnati ma esposti, necessitano di buona preparazione fisico/mentale, un bel 40 minuti di divertimento alpino, dove non sottovalutare la discesa. L’ambiente: spettacolare!! Selvaggio, ripido e roccioso…  un cocktail sublime per l’escursionista che strizza l’occhio all’alpinismo, dove i camosci trovati alla Bocchetta ti scrutano da vicino, incuriositi. Non c’è che dire, il Pizzo Coca ci ha conquistato in tutto e per tutto!  Rientrati al Rifugio, brindiamo con una birra alla nostra giornata, poi salutiamo tutto il gruppo dei rifugisti, Giotto compreso. Quindi giù a Valbondione dove una rinfrescata nel fiume Serio non ce la toglie nessuno.

Abbiamo passato due giorni “in the mountains”sulle splendide Orobie… che non deludono mai!

 

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Le Alpi Apuane non deludono mai! Dopo la giornata di ieri sul re delle Apuane, oggi Pizzo d’Uccello, che abbiamo già fatto l’anno scorso dal sentiero attrezzato Carlo Piotti, ma lo rifacciamo volentieri in compagnia del nostro amico Angelo, perché si tratta di un altro simbolo di queste fantastiche montagne toscane. Imponente, severo ma comunque dolce nella sua verticalità:  lo saliamo dalla via normale, non banale, una sorta di arrampicata di primo e secondo grado, ma con esposizione mai eccessiva, e questo aiuta l’ascesa a questa fantastica cima. Ore 7.30 partiamo, e salutiamo Stefania del Rifugio Orto di Donna, dove abbiamo mangiato una zuppa toscana da leccarsi i baffi!  Dopo meno di un’ora di cammino, in cui ci siamo goduti la brezza dell’aria mattutina, accompagnata dalle luci del sole che a quest’ora sanno colorare così bene il paesaggio, arriviamo alla base del Pizzo d’Uccello, scattiamo qualche foto, e siamo pronti per bellissima ascesa. Partiamo alle 8.30 ad arrampicare questa divertente roccia passando paretine un po’ esposte, qualche fessura e diversi gradoni, passaggi ottimi e ben appigliati. Fatta l’anti cima, per le ore 9.10 siamo in cima, solo noi…TOP!! Anche oggi la giornata è soleggiata e possiamo godere di un notevole panorama, anche se all’orizzonte si vedono cumulonembi in arrivo. Foto di vetta, break-sgranocchio, e per le ore 9.30 scendiamo, contenti di aver salito di nuovo questa cima. In discesa prestiamo molta attenzione, a volte siamo in disarrampicata, e quasi alla base iniziamo ad incontrare gente che sale… appena in tempo!! Qui seguiamo il cartello a sinistra e scendiamo attraverso il bosco arrivando proprio sopra le cave, dove scattiamo qualche foto al paesaggio creato dalla mano dell’uomo che ci fa un certo effetto. Nel frattempo in cielo si copre, arriviamo in tempo alla nostra macchina per le ore 11.30 e di lì a poco inizia a piovere. Bene! Due giorni splendidi con due cime spettacolari, che ci hanno regalato forti emozioni. Rientriamo a casa contenti e soddisfatti per le cime raggiunte, ma di più per l’entusiasmo del nostro amico Angelo, letteralmente stupefatto da queste montagne, dove sicuramente torneremo insieme…

Arrivederci Alpi Apuane!

 

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Anche quest’anno un giro sulle Apuane ci scappa, questa volta si aggrega anche l’amico Angelo incuriosito dai racconti della nostra esperienza passata. Partiamo quindi alla volta della Val Serenaia, una valle della catena settentrionale delle Alpi Apuane, dove pianifichiamo un bel giro ad anello con sosta al Rifugio Orto di Donna. Partenza presto da Caslino e per le ore 8.00 siamo già in marcia. Dopo aver parcheggiamo l’auto nel parcheggio nei pressi del tornante alla fine della valle,  ci incamminiamo verso il rifugio Val Serenaia, subito dopo a destra parte la traccia che porta alla via di salita al monte Pisanino per la Bagola Bianca. L’aria e frizzante all’ombra del RE delle Apuane, con attenzione, seguiamo alcune tracce tra i prati, poi una volta sulla cresta, la seguiamo fino a raggiungere la cima della Bagola Bianca… da qui, sempre per cresta, puntiamo alla cima del Monte Pisanino, che raggiungiamo per le ore 10.30, seguendo in parte la sommità della cresta, in parte una traccia nel tratto erboso alla sua sinistra. Non ci sono parole: la vista è unica, da quassù si vedono tutte le Apuane, di fronte a noi il Pizzo d’Uccello in tutta la sua stazza rocciosa che svetta imponente e ardito…. guardando intorno a noi, all’orizzonte si vede anche il mare, spettacolo!!  Poi ci voltiamo e guardiamo la via di salita… sembra quasi disegnata: una linea sinuosa e insidiosa con passaggi delicati dal sapore alpinistico, dove i nervi sono messi a dura prova fino alla cima del RE delle Apuane. Ci complimentiamo tra noi, e dopo il break si riparte: per la discesa prendiamo il versante opposto alla salita seguendo i bolli blu, scendiamo per un canale ripido poi a sinistra, con attenzione, superiamo il passaggio più fotografato del Monte Pisanino,  poi su fino alla Foce di Cardeto, ma prima sostiamo all’ombra nei pressi di una grotta, per pranzare. Poco prima delle ore 13.00 riprendiamo il cammino che in breve ci porta al Rifugio Orto di Donna, e qui ci fermiamo, rilassandoci con una birra fresca e una fetta di crostata ai frutti di bosco, raccontandoci della salita: Angelo  non si aspettava questo tipo di terreno e scherzandoci sopra ci divertiamo molto… complice anche la giornata splendida senza una nuvola ci fa gioire di essere qui insieme. Nel pomeriggio un giretto al Passo della Pecora, perlustrando da lontano altre cime, dove il panorama sulla Valle degli Alberghi ci lascia senza parole, con le cime rocciose attorno a dominare la scena. Una volta al rifugio ci prepariamo per la cena, come sempre ottima, chiacchierando con Stefania, la rifugista più tosta che conosciamo. Poi andiamo a dormire, che il giorno dopo ci attende la salita al Pizzo d’Uccello.

 

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Estate 2020, dopo alcune cime non raggiunte, pensiamo di cambiare un pò aria e nel cercare qualcosa di diverso, troviamo la Via degli Dei, un cammino che attraverso l’Appennino Tosco-Emiliano parte da Bologna e arriva a Fiesole – Firenze. Non male! L’idea ci piace, così iniziamo ad approfondire il tutto… alcuni giorni dopo abbiamo già pianificato le tappe, prenotato le strutture e organizzato la logistica …. ora non ci resta che partire.

GIORNO 1

Bologna – Badolo presso il B&B Nova Arbora

Arriviamo a Bologna per le ore 7.00, dopo aver parcheggiato l’auto ci incamminiamo verso Piazza Maggiore, alle ore 8.30 ritiriamo le credenziali, e dopo la foto di rito, iniziamo la nostra Via degli Dei. Un pochino emozionati, ci avviamo seguendo le indicazioni del telefonino (perchè non abbiamo trovato la cartina) percorriamo i portici di via Saragozza fino al Meloncello, arco che dà inizio al tratto di portico che porta al Santuario di San Luca. Dopo aver percorso il “corridoio” più lungo al mondo, circa 4 km, arriviamo al santuario alle ore 10.20… siamo già stanchi! Il caldo e questa salita si sono fatti sentire… facciamo una breve sosta, ci ricarichiamo e poi ripartiamo. Iniziamo su asfalto, poi in discesa per sentiero arriviamo nei pressi del Parco della Chiusa. Da qui  seguiamo le indicazioni per Via degli Dei “VD”, dopo il parco incontriamo l’asfalto, poi per sentiero saliamo e scendiamo attraverso il bosco costeggiando il fiume Reno… camminiamo e  camminiamo fino a raggiungere l’Oasi di San Gherardo, superata l’Oasi alle ore 1230 inizia il tratto asfaltato, qui sostiamo per riposarci e  per pranzare con i nostri panini integrali con prosciutto e rucola. Riprendiamo il cammino e alle 13.30 dopo uno strappo in salita su asfalto arriviamo nei pressi di alcune case, notiamo un cartello con scritto “Pozzo, acqua”, e incuriositi entriamo in questo terreno dove con stupore e gioia , troviamo un tavolone, delle sedie e un pozzo con acqua potabile con tutto l’occorrente per rinfrescarsi, lavarsi e persino un rubinetto per pulirsi le scarpe infangate. Fantastico! Ci rinfreschiamo, ci sediamo e scriviamo due righe di ringraziamento a questa persona che offre ai camminatori questo angolo di paradiso, mettiamo una moneta nel porcellino-salvadanaio che troviamo in mezzo al tavolo poi ripartiamo… ore 14.15, dopo un lungo tratto asfaltato troviamo il sentiero nei pressi di una sbarra di ferro… lo seguiamo, saliamo verso il Monte Prete, poi in falso piano su strada bianca, dopo un lungo cammino, arriviamo nei pressi di una cartina del territorio: qui ci troviamo con alcuni camminatori  che come noi stanchi, non vedono l’ora di arrivare a destinazione. Due chiacchiere e una volta individuata la meta ci rendiamo conto di essere praticamente arrivati. Alle ore 16.00 arriviamo al B&B Nova Arbora. Accolti dalla padrona di casa che gentilmente ci offre subito dell’acqua fresca, finalmente ci rilassiamo! Tappa 1 conclusa! Birretta fresca, piazziamo la tenda, ci laviamo, e mangiamo un fantastico risotto giallo con formaggio fai da te. In questo bell’ambiente tranquillo, gestito da persone molto gentili che ti mettono a tuo agio fin da subito, chiacchieriamo con i presenti… dai camminatori ai proprietari del B&B poi giunto l’imbrunire… andiamo a dormire!!

GIORNO 2

Babolo – Madonna dei Fornelli presso Albergo Poli

Sveglia ore 5.30! Dopo aver smontato la tenda, preparato gli zaini e fatto colazione con thé fai da te e barrette, in silenzio, lasciamo il B&B Nova Arbora per iniziare la nostra seconda tappa della Via degli Dei. Ore 6.45 siamo in cammino: il sole dell’alba illumina la nostra via con i suoi colori caldi e noi fiduciosi affrontiamo questa giornata impegnativa. Alle ore 8.15 dopo un su e giù tra asfalto, sterrato e sentiero giungiamo in cima al Monte Adone m.654, tappa da fare assolutamente per la sua splendida vista e per l’ambiente selvaggio con la parete a picco sulla valle. Foto, storia, poi iniziamo la discesa, sul sentiero incontriamo anche una coppia di caprioli… raggiungiamo l’asfalto nei pressi di Brento. Ore 9.15 siamo a Brento, adesso passeremo le prossime tre ore camminando tra sentiero, strada bianca e tanto asfalto, fino a raggiungere Monzuno. In questo tratto, lungo, caldo e infinito, la nostra “serenità” vacilla non poco… fortunatamente la determinazione è stata più forte e con gioia arriviamo a Monzuno. Sono le ore 12.15, troviamo diversi camminatori che come noi si ristorano, ci salutiamo e scambiamo due chiacchiere. Poi ci fiondiamo al market per comprarci qualcosa da mangiare… ci sediamo su dei gradini e insieme ad altri camminatori ci gustiamo pane con tacchino e formaggio, e una birretta fresca. Non ci sono parole per descrivere questi momenti, goduria pura! Sono le ore 13.15,  il nostro cammino che ancora è lungo…. ma prima di inoltrarci,  ci beviamo un caffè al bar chiacchierando con gli anziani di Monzuno, dove troviamo un piccola guida della Via degli Dei completo di cartina. Carichi e contenti proseguiamo… prima su  asfalto poi su strada bianca, quindi nel bosco fino al rifugio del Viandante dove un capannone abbandonato cattura la nostra attenzione,  arricchito da disegni particolari creati da una brava ed estrosa artista, sostiamo un po. Sono le ore 14.00, dal capannone riprendiamo seguendo un bel sentiero, attraverso uno splendido castagneto… camminiamo e dopo essere saliti al punto più alto  dove troviamo la torre Telecom nei pressi di Monte Venere, iniziamo la discesa. Alle ore 15.30 giungiamo nella località le croci, dove troviamo una fontana miracolosa messa a disposizione degli abitanti, ci rinfreschiamo e ci riposiamo chiacchierando con i camminatori e con le persone del luogo. Altro momento unico, dove una cosa semplice come l’acqua ti ridona praticamente la vita! Sono le ore 16.00, e dopo essere saliti per qualche centinaia di metri raggiungiamo il Monte Galletto dove troviamo un impianto eolico. Il cielo azzurro, la natura… e queste enormi pale… impressionante… troviamo una panchina e sostiamo alcuni minuti scattando qualche foto e chiacchierando con i camminatori. Ma bando alle ciance, non siamo ancora arrivati, così in discesa per strada bianca poi su asfalto arriviamo finalmente a Madonna dei Fornelli per le ore 17.00. Dopo circa 8 ore di cammino di fermiamo all’albergo Poli… luogo che l’opportunità di piantare la tenda gratuitamente in un loro spiazzo subito dietro alla struttura,  completo di bagno doccia, stendi panni e sedie, dopo i saluti con i gestori andiamo a piantare la tenda… non siamo gli unici, un gruppo di 4 amici sono già piazzati… ci salutiamo e nel mentre arrivano altri camminatori. Prima di cena il posto è quasi pieno, circa 20 persone occupano questa area ognuno con la sua storia, ma con un obiettivo che ci accomuna: la Via degli Dei. Alle ore 19.30, dopo la birretta di rito di fine tappa, andiamo a cena al ristorante dell’albergo Poli dove ci gustiamo tortelloni ai funghi e una grigliata di carne accompagnata da un buon vino, belli sazi e tanto stanchi, andiamo a dormire.

GIORNO 3

Madonna dei Fornelli – Monte di Fò presso il Camping Il Sergente

Ore 6.00 sveglia! La giornata di oggi è la più breve ma da non sottovalutare, così come sempre di buon mattino ci svegliamo, prepariamo il tutto e colazioniamo proprio sotto le luci di una fantastica alba.  Dopo aver acquistato i viveri per la giornata al market, ci incamminiamo, sono le ore 7.45, e iniziamo la nostra terza tappa. Si sale subito tra le case, poi per sentiero saliamo ancora fino ad una sterrata che ci porta al Bivio della Guardia.  Continuiamo su asfalto tra le ville immerse nel bosco fino ad una fontana… micro pausa… continuiamo su sterrato… dopo il sito di una vecchia cava romana, raggiungiamo il confine tra la province di Bologna e Firenze, sono le ore 9.30. In compagnia di una coppia di camminatori ci fotografiamo reciprocamente contenti e scherzosi, dopo di chè si riparte. In discesa raggiungiamo il sito archeologico dove ci sono i resti della strada romana flaminia militare. Anche qui tra una foto e l’altra troviamo un’altra coppia intenta a fotografare questo selciato, costruito dai Romani per collegare Bologna da Arezzo, e soltanto del 1979 furono iniziati i primi scavi per il suo rinvenimento,  da allora sono stati scoperti 11 km complessivi di pavimentazione. Scendiamo ancora fino al Campo dei Grilli, un prato enorme con un casolare, qui l’apertura del panorama regala una piacevole sensazione. Alle ore 10.00 giungiamo al casolare,  la sosta è d’obbligo: la stanchezza e il luogo piacevole danno a quasi tutti i camminatori la stessa idea. Dopo esserci ricaricati ripartiamo. Alle ore  10.30 attraversiamo il bosco e raggiungiamo la Piana degli Ossi, dove si possono ammirare i resti di un’antica fornace, scattiamo qualche foto e poi proseguiamo. Alle ore 11.15, dopo una bella salita, raggiungiamo il punto più alto di oggi,  dopo aver trovato un bel posticino, decidiamo di di fermarci per la nostra sosta panino… fantastico!! Dopo la pausa ci incamminiamo, e alle ore 13.20 siamo al Passo della Futa m.903, una volta al Passo visitiamo il Cimitero militare germanico, realizzato a partire dal 1961 proprio a metà strada tra Firenze e Bologna, per la sistemazione definitiva delle salme dei soldati tedeschi caduti in guerra in territorio italiano. Dopo aver visitato ed essere rimasti attoniti da questa opera, ci dirigiamo nei pressi del ristorante per goderci una birretta e riprenderci da questa camminata non proprio semplice.  Sono le ore 14.00 e ci incamminiamo verso Monte di Fò, una volta nel bosco, al bivio andiamo a vedere un’altra porzione di sentiero della Flaminia militare molto bel conservato… dopo le foto ci dirigiamo al Camping Il Sergente, dove arriviamo per le ore 15.00, ci registriamo poi andiamo alla piazzola dove montiamo la tenda. Qui troviamo molti camminatori  incontrati in questi giorni, con una coppia in particolare ci soffermiamo a chiacchierare…  dopo un bel bagno in piscina e la consueta birretta,  ci troviamo a cena insieme a questi ragazzi. Sono le ore 19.30, andiamo a cena in compagnia di Alessandro e Beatrice, fratello e sorella che come noi si sono incamminati munti di tenda e tanta passione per intraprendere questa via… Dopo queste due ore piacevoli in compagnia andiamo a dormire in vista della quarta tappa che sulla carta risulta essere alquanto dura… speriamo bene!

GIORNO 4

Monte di Fò – San Piero a Sieve presso il Camping Mugello Verde

Ore 5.30 sveglia. Dopo il rito dei preparativi e la colazione, siamo pronti al cammino… salutiamo Alessandro e Beatrice con un arrivederci, una coppia di ragazze ci ha preceduto nella partenza di stamane, così per le ore 7.00, ci incamminiamo verso l’uscita del Camping Il Sergente,  prima su asfalto poi su sterrato raggiungiamo il bivio del giorno precedente… qui proseguiamo a destra e in totale solitaria saliamo fino al bivio per il Monte Gazzone. Alle ore 8.00 giunti al bivio, incontriamo diversi camminatori che giustamente proseguono a destra per il sentiero più semplice e piano… noi invece… non contenti saliamo alla cima del monte che raggiungiamo senza saperlo. Nel mentre incontriamo un ragazzo intento nei preparativi dopo aver trascorso la notte solo in tenda. Dopo due chiacchiere, ci salutiamo e proseguiamo. Scendiamo per un breve sentiero attrezzato fino ad un bivio che a destra ci porta alla sorgente… Una volta lì, incontriamo i ragazzi del bivio precedente. Noi, contenti per la nostra scelta che ci ha regalato panorami unici, proseguiamo. Fa caldo! La giornata è splendida, camminiamo e per le ore 9.00 siamo al Passo dell’Osteria Bruciata m.917, un valico appenninico che collega Fiorenzuola a Scarperia fin dai tempi degli Etruschi, e lo riconosciamo per l’inconfondibile lapide triangolare. Prima però, oltre ai cartelli troviamo una cassetta di plastica dove chiunque può lasciare qualcosa, oppure prendere: una bella idea inventata da chissà chi per aiutare i camminatori della Via degli Dei, in questi momenti l’altruismo viene al primo posto. Riprendiamo il cammino ancora lungo, dove per le prossime 2 ore e 30 camminiamo alternando salita e discesa attraversando vari ambienti, in compagnia di altrettanti vari camminatori.  Su tutti 2 ragazze già viste e 4 signore molto veloci anch’esse viste nei giorni precedenti. Acceleriamo notevolmente l’andatura in discesa e usciamo dal bosco su di una strada asfaltata. Alle ore 11.30, giunti sull’asfalto, troviamo un posticino in un terreno privato con un tavolino in pietra all’ombra di alcune piante. Quasi un segno che non possiamo ignorare. Vista l’ora ci fermiamo per pranzo, con l’acqua portata per cucinare, ci prepariamo il riso giallo con il  formaggio… TOOOP!!! Che figata! Stanchi ma soddisfatti per essere a buon punto ci godiamo questo pranzetto da re.  Mezzogiorno, ripartiamo…  in pochi minuti siamo al bivio, a sinistra per Sant’Agata, a destra per San Piero a Sieve. Decidiamo di non andare a Sant’Agata per risparmiare energie, così andiamo a destra per San Piero. Qui passiamo forse il momento più duro di tutto il cammino!! Proseguiamo per una strada bianca totalmente sotto il sole cocente di agosto, attraversando panorami tipici delle colline toscane del Mugello, saltando  da un’ombra all’altra di quei pochi alberi che troviamo… nel mentre,  incontriamo una coppia di ciclisti, ragazzo e ragazza che cercano acqua, dopo alcuni scambi di idee e suggerimenti loro puntano a Sant’Agata, e con gentilezza si offrono di prenderci qualcosa in caso di bisogno, poi ci salutiamo e ognuno per la sua strada. Il cammino è sempre più difficile… il caldo ci sta piegando… ma ad un certo punto, nei pressi di Gabbiano, troviamo una fontana all’esterno di un piccolo cimitero… non ci sono parole per la gioia di ciò, ci rinfreschiamo godendo come degli elefanti in uno stagno. Purtroppo non è ancora finita la tappa… riprendiamo, camminando sempre su asfalto sotto il sole… ci raggiungono i simpatici ciclisti dove si fermano per salutarci e per scambiare due parole… bello questo senso di fratellanza che si respira lungo la Via degli Dei… camminiamo ancora e finalmente raggiungiamo San Piero a Sieve. Stanchi, stanchi e ancora stanchi cerchiamo un bar dove rinfrescarci con una birra fresca. Dopo un pò di ricerca lo troviamo e casualmente troviamo anche gli amici in bici. Che momenti! Non sappiamo perché ma eravamo felici di vederci… dopo esserci ricaricati ci incamminiamo in direzione Camping Mugello Verde che raggiungiamo dopo aver percorso una strada asfaltata trafficata sotto il sole… da incubo!! Alle ore 15.30 siamo al Camping! Quasi al limite delle nostre forze… ci registriamo, e prima di fare qualsiasi altra cosa ci spariamo una doccia fresca per riprenderci da questa giornata infinita!  Quindi montiamo la tenda, poi dritti in piscina rilassandoci tra un bagno e l’altro con della frutta fresca all’ombra! Momenti unici! Nel mentre incontriamo molti camminatori incontrati in questi quattro giorni e chiacchierando un pò con tutti passiamo questo piacevole pomeriggio prenotiamo la cena che in vista del giorno dopo deve essere molto nutriente. Sono le ore 19.30,  ceniamo al ristorante del Camping in un ambiente elegante ma molto alla mano, dove incontriamo Mirco, camminatore di Forlì, incontrato per la prima volta a Nova Arbora e poi nel cammino altre volte… insieme passiamo la serata raccontandoci le nostre Via degli Dei… giunti alle ore 22.30 ci salutiamo in vista della giornata di domani molto lunga che se tutto va bene ci porterà a Firenze.

GIORNO 5

San Piero a Sieve – Fiesole – Firenze

Oggi non si scherza! Ci aspettano quasi 40 km e la sveglia suona alle 4.30!!! Ci prepariamo, colazioniamo e ci avviamo all’uscita del Camping dal cancelletto che esce direttamente sulla via degli Dei (utilizzabile anche per chi arriva). Sono le 5.30, è ancora buio… frontale accesa ci incamminiamo … nel mentre le prime luci dell’alba cominciano a schiarire il cammino, incontriamo subito i camminatori che come noi hanno pensato di partire presto…. chiacchierando raggiungiamo la località di Trezzo. Qui facciamo una breve sosta, poi a sinistra in direzione Tagliaferro. Il sole sorge, regalandoci dei colori fantastici, di buon auspicio per la giornata. Scendiamo per strada bianca incontrando due ragazzi già visti durante il cammino… ci salutiamo con uno sguardo di rispetto e condivisione reciproco.  Una volta sulla strada asfaltata, ci portiamo dall’altra parte salendo dal versante opposto,  da qui per sentiero saliamo fino al Convento di Monte Senario, dove durante la salita, incontriamo ancora le due ragazze e la quattro signore… raggiungiamo il Convento per le 9.30 circa… quì ci rilassiamo qualche minuto con una birra fresca e una barretta al punto di ristoro dei frati, e come noi anche i due ragazzi incontrati a inizio giornata e le altre camminatrici. Dopo esserci ricaricati  riprendiamo il cammino… seguiamo la sterrata fino all’ingresso opposto del Convento, davanti a noi ci sono i due ragazzi e un ragazzo già visto ieri. I due ragazzi vanno di buon passo e a breve non li vediamo più, invece il ragazzo solo ha un passo simile al nostro,  facciamo questa parte del cammino alternandoci a chi davanti e chi dietro, alle ore 10.30 siamo a Vetta delle Croci, da  qui inizia un bel sentiero dove la vista si apre su prati e campi coltivati, tipico paesaggio collinare toscano, e Fiesole e Firenze davanti a noi… camminiamo godendoci il panorama scendendo verso Olmo. Arriviamo nei pressi del cartello Fiesole, foto, poi attraversiamo la strada asfaltata e iniziamo la nostra salita verso il Monte Pratone. Dovrebbe essere l’ultima salita della giornata, e quindi anche del cammino… meno male perché i nostri muscoli iniziano ad essere stanchi sul serio… nel mentre incontriamo con molto piacere i due ragazzi in bicicletta del giorno prima, visibilmente contenti anche loro, chiacchieriamo  fino ai saluti, con la speranza di rivederci a Firenze… riprendiamo il cammino, e alle ore 12.00 circa siamo finalmente in cima al Monte Pratone! Che fatica! In questo ultimo tratto è stata particolarmente dura… la salita alla cima interminabile… poi con il caldo… siamo giunti in cima al monte al limite delle forze. Una volta in cima riposo! Pranziamo con i panini preparati dal camping con prosciutto cotto e formaggio,  all’ombra sotto l’unica pianta insieme il ragazzo solo davanti a noi e le 4 signore. Ripartono tutti, noi, restiamo ancora un pò da soli prima di riprendere il cammino… con lo zaino in spalla e pronti a partire,  sbuca Mirco, l’amico di Forlì con cui abbiamo passato la sera prima. Wow! Contentissimo di averci raggiunto, ci uniamo per l’ultimo sforzo che ci porta a Firenze. Alle ore 14.30 arriviamo a Fiesole! Dopo alcuni incontri con altri camminatori troviamo un posto dove ristorarci  con una birra fresca e un ottimo  trancio di pizza seduti all’ombra in piazza a Fiesole. Che bello, ci manca poco… gli ultimi chilometri…  uniamo le forze e in circa 1 ore a mezza siamo a Firenze! Sono le ore 16.00 e arriviamo in Piazza della Signoria a Firenze!!! Ci abbracciamo e ci scattiamo una foto, ci complimentiamo con Mirco e troviamo la coppia di ragazzi che abbiamo incontrato più volte in questi giorni, già conosciuti da Mirco, sono due fratelli foggiani simpaticissimi con cui insieme condividiamo un’ottima schiacciata all’Antico Vinaio. Contenti tutti, stanchi ma forse anche un pò tristi,  dopo 5 giorni di cammino nel quale abbiamo vissuto una realtà diversa, già ci manca, sapendo che dopo i saluti saremmo tornati alle nostre vite, belle o meno belle che siano ma distanti da questi ultimi 5 giorni a parer nostro autentici.

 

Ce l’abbiamo fatta! E’ stata dura ma alla fine siamo arrivati a Firenze!! Stanchi, anzi distrutti… fisicamente e mentalmente, ma allo stesso tempo lucidi, felici, soddisfatti… Sono stati 5 giorni pieni, mai banali, dove il cammino è stato lungo, dove abbiamo attraversato l’appennino con le nostre gambe da Bologna a Firenze lungo i 130km e i 4000 m di dislivello, dove abbiamo sudato, dove abbiamo dato di matto, dove abbiamo gioito, dove le emozioni ci hanno attraversato , segnato, dove abbiamo incontrato tante persone, dove ognuna di loro ci ha lasciato un ricordo con il suo sguardo, le sue parole, dove i luoghi  visitati, le strade, i boschi, i paesi, i tanti momenti belli e meno belli hanno costruito la nostra Via degli Dei che resterà nella nostra memoria  come uno dei più duri e intensi dei nostri cammini.

 

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E’ luglio, stiamo ancora lavorando e in attesa delle ferie estive prendiamo due giorni per salire una montagna interessante, magari un 4000… così dopo varie alternative la scelta va al Monte Castore m.4228, che fa parte del Massiccio del Monte Rosa, posto al confine tra la Valle d’Aosta e il Vallese. Decisione presa in comune con i nostri amici Angelo G. e il figlio Manuel.  Così partiamo per Gressoney la Trinitè, dove prendiamo gli impianti che da Staffal ci portano al Colle di Bettaforca m.2727, e da qui iniziamo l’avvicinamento al rifugio Quintino Sella al Felik. Martedì 21 luglio, la giornata non è bellissima, nel pomeriggio danno qualche temporale, ma noi a quell’ora dovremmo già essere in rifugio… ore 13.00 partiamo a camminare salendo per una strada sterrata poi per traccia attraverso sfasciumi e arriviamo alla base della cresta che porta al rifugio. L’ambiente è spettacolare, nei momenti di cielo libero si intravedono le cime del gruppo del Rosa: dai Breithorn fino alla Piramide Vincent. Adesso iniziamo il tratto più impegnativo, aiutati da staffe metalliche e funi d’acciaio percorriamo questo splendido itinerario fino a raggiungere il Rifugio Quintino Sella che fino all’ultimo non si fa vedere… Wow!! Che ambiente!! Il rifugio, grande e in posizione strategica domina la Valle di Gressoney e la Val d’Ayas, con alle spalle la nostra meta del giorno dopo: il Castore! Entriamo e dopo aver sistemato la parte burocratica ci rilassiamo un po’, bevendo un thè caldo con una fetta di torta, quindi ci rilassiamo attendendo l’ora di cena…. dopo la cena usciamo per scattare qualche foto all’arcobaleno che si mostra dopo un breve temporale misto bufera di neve. Giunto l’imbrunire, andiamo a dormire, carichi e speranzosi per la salita che tra poche ore ci attende. Passa la notte e alle ore 4.00, suona la sveglia! Angelo e Manuel sono pronti alla salita, invece Angelo di Chiara… No! La quota ha disturbato la nottata con mal di testa e nausea al punto tale di dover rinunciare al tentativo di salita alla cima. Così dopo che tutti gli alpinisti lasciano il rifugio, scendiamo per la colazione. Guardiamo fuori e vediamo che le condizioni non sembrano buone:  dopo la turbolente nottata con forte vento, neve e temporali vari, uno strato di neve ghiacciata ricopre ogni cosa, in più la vetta resta avvolta dalle nuvole che corrono veloci per tutte le cime… Ore 8.30 Angelo e Manuel rientrano al rifugio… provati e delusi ci raccontano della difficoltà di proseguire nel cammino verso la vetta, così rinunciano dando spazio alla sicurezza che a queste quote gioca un ruolo fondamentale per non lasciarci le penne. Con un po’ di amaro in bocca lasciamo il Rifugio Quintino Sella con la speranza di tornarci in futuro per qualche bella salita… riprendiamo il sentiero che porta al Colle di Bettarola, e godiamo di questo ambiente che ci regala un paesaggio fantastico che non ci fa rimpiangere la mancata cima. Una volta al passo, con gli impianti torniamo alla macchina, poi una volta giunti a Gressoney La Trinitè ci fermiamo per un panino e una birra in compagnia, parlando di montagna. E così salutiamo la Valle d’Aosta, stanchi, un po’ delusi, ma entusiasti per ciò che abbiamo visto, dove sicuramente torneremo.

 

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Un’altra domenica di sole e per l’occasione l’amico Angelo G. suggerisce il Pizzo Tambò, e così sia. Ore 5.00 ritrovo poi partenza per il Passo dello Spluga m.2117, dove arriviamo per le ore 7.00:  una fitta nebbia avvolge il passo, il termometro della macchina segna +4° e noi?.. in tenuta estiva siamo subito costretti a coprirci per poi iniziare la nostra giornata “in the mountains”. Imbocchiamo il sentiero alle spalle della ex dogana italiana, e iniziamo a salire… nel mentre che saliamo, gradualmente ci troviamo fuori della nebbia, spettacolo! Le nuvole sotto di noi e nel cielo azzurro, il sole, già alto a scaldare la nostra giornata, così proseguiamo superando alcuni nevai fino a raggiungere la base di un canale. Qui l’amico Angelo G. suggerisce di salire proprio da lì! Saliamo a fatica questo canale nevoso, di 100 m circa, con una pendenza non banale. Usciti da questo itinerario arriviamo alla Vedretta della Spianata, un ghiacciaio che occupa il circo sommitale del versante Sud-orientale del Pizzo,  chiamate così, perché incontrandola nella parte finale della via normale di salita alla vetta, se ne attraversa la sua parte superiore, pressoché pianeggiante. La strada è ancora lunga, dopo aver superato un traverso giungiamo alla base della parete dove sale la normale al Tambò. Dopo aver tolto i ramponi saliamo con molta attenzione la parete di sfasciumi, attraverso rocce con alcuni passaggi delicati di facile arrampicata,  in circa 3 ore siamo in cima! Bellissimo! La giornata splendida, solo noi lassù a contemplare la piccola cima dai suoi m.3279 . Durante la nostra pausa in vetta dove scattiamo innumerevoli foto, un’altra persona raggiunge la cima… un signore, in tenuta da running che in circa 2 ore a raggiunto la cima… foto anche a lui, poi arriva anche una coppia… lo spazio si fa stretto, decidiamo di scendere con ancora più attenzione della salita, scendendo, incontriamo varie persone tra cui due donne tedesche che ci chiedono info sulla salita, due chiacchiere e poi giù fino al Tamborello! E proprio sotto il Tamborello sostiamo per mangiare qualcosa mentre ammiriamo il panorama… dove un omone di pietra domina l’orizzonte… Poi seguendo la normale torniamo alla macchina con qualche divertente “sciata” di sedere sulla neve. Una volta alla macchina, contenti e felici, andiamo a Madesimo a gustarci un panino e una birra al bar Dallale!

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Questa domenica le previsioni danno sole pieno e noi non possiamo non intraprendere un bel giro, magari dove è da un po’ che volevamo andare, così dopo il consulto settimanale decidiamo per la Val Formazza. già addocchiata in precedenza per la salita al Blinnenhorn, poi su consiglio dell’amico e vicino di casa Giovanni, che ci ha elencato i suoi meravigliosi trek con i rifugi sparsi nella valle, perciò non potevamo perdere questa occasione! Primo week end del mese di luglio di questo tribolato 2020, sabato mattina partiamo alla volta di Riale, che raggiungiamo dopo quasi 3 ore di macchina. Alle ore 12.00 parcheggiamo sotto la diga del lago Morasco, pranziamo con un buon riso freddo, poi con calma ci incamminiamo per raggiungere il Rifugio Claudio e Bruno. Ore 13.00 iniziamo la nostra escursione: fa caldo, la giornata bella con qualche nuvola che gira nel cielo, dopo aver raggiunto il lago di Morasco abbiamo un primo assaggio della bellezza di questa valle. Continuiamo costeggiando la sponda sulla destra del lago seguendo le indicazioni, e dopo il lago iniziamo a salire. Ora pieghiamo a sinistra salendo per un ripido sentiero  incastrato in una valle fino ad un bivio con una casota: qui attraversiamo il corso d’acqua a sinistra, per poi risalire la sponda sinistra della Valle, nel salire incontriamo due ragazzi che vedendoli con la corda, incuriositi chiediamo cosa avessero fatto… così ci raccontano di aver salito la Punta d’Arbola in giornata e ora stavano rientrando… però! Complimenti a loro! Dopo la piacevole chiacchierata, proseguiamo per giungere alla diga del lago dei Sabbioni. Wow!  La spettacolare vista del lago con le cime attorno ci lascia senza parole! Il colore di queste acque sono una cosa splendida: un azzurro turchese che fa contrasto con i ghiacciai sullo sfondo, con la Punta d’Arbora a dominare la scena. Sostiamo un pochino, giusto il tempo per riposarci e mangiare qualcosa.. nel mentre diamo un consulto alla cartina acquistata poco prima a Formazza… individuiamo il sentiero e poi prima di attraversare la diga scambiamo due chiacchiere con una coppia che come noi sta salendo al Rifugio. Attraversiamo la diga scattando alcune foto, poi risaliamo la sponda destra del lago e in circa 3 ore dalla macchina raggiungiamo il rifugio Claudio e Bruno, situato a 2.710 m sopra il Lago del Sabbione.Il nome Rifugio Claudio e Bruno deriva da due volontari della OMG  (Operazione Mato Grosso) morti durante lo svolgimento di una missione in America Latina. Che bello raggiungere il rifugio! Una sensazione di piacere ci riempie di gioia. Subito i gestori ci accolgono con la loro simpatia, e dopo le varie menate per effetto – Covid 19 – ci rilassiamo chiacchierando con le diverse persone presenti al rifugio… dopo qualche giro di perlustrazione e le foto che non posso mancare, arriva l’ora di cena!  L’ambiente è un po’ diverso dai soliti rifugi a cui eravamo abituati, con queste restrizioni e distanziamenti si perde un po’ quell’atmosfera amichevole tipica dei rifugi. Dopo aver cenato con una buona pasta al ragù e un buon arrosto con patate, scambiamo due chiacchiere con le persone presenti, parlando delle varie strategia per la mattina seguente con la salita al Blinnenhorn. Traiamo le nostre conclusioni e andiamo a dormire.

Domenica 5 luglio, sveglia ore 4.30, colazione e poi iniziamo la salita: non fa freddo, le prime luci dell’alba illuminano il panorama, e in questo ambiente meraviglioso, dopo i preparativi ci incamminiamo… saliamo a fianco del rifugio, poi al bivio andiamo a sinistra direzione “Blinnenhorn”, davanti a noi un gruppo di svizzeri/tedeschi che piano piano sale il primo tratto ripido tra la “sabbia” che caratterizza la zona.. prima del nevaio riusciamo con uno scatto a superarli, quindi proseguiamo lasciandoci alle spalle la comitiva. Superato il primo nevaio, proseguiamo, nel frattempo il sole ormai sorto, illumina le cime della Punta d’Arbora e del Sabbione con quel color oro che solo la luce dell’alba sa fare… saliamo e dopo aver superato i vari nevai, seguendo gli ometti di pietra usciamo su di un costone, dove finalmente vediamo la cima! Che ambiente! Continuiamo seguendo il costone, alla nostra destra il mare bianco del ghiacciaio del Griess, con la cima del Blinnenhorn a dominare la scena… in questo ambiente inaspettato, seguiamo la traccia che attraversando neve e rocce, ci porta all’ultimo strappo prima della vetta! Ore 7.15, dopo circa 2 ore dal Rifugio giungiamo in vetta!!! Che spettacolo!! Non siamo soli, una coppia di ragazzi ci ha preceduto salendo in giornata da Riale per ammirare l’alba,ci salutiamo e finalmente ci godiamo il panorama unico!!! La giornata splendida e senza una nuvola ci regala una vista da cartolina sulle cime svizzere, con le Alpi Bernesi a dominare la scena. Nel frattempo un’altra coppia raggiunge la cima dopo aver attraversato tutto il ghiacciaio del Griess. Noi, dopo le foto di vetta decidiamo di scendere e per farlo seguiamo la via di salita. A malincuore ci incamminiamo, così dopo il primo tratto di sabbia e rocce, calziamo i ramponi in modo tale da scendere in sicurezza passando per  il nevaio, nel mentre, incrociamo il gruppo di svizzeri che salutiamo con un sorriso. Giunti ala fine del costone togliamo i ramponi, per poi rimetterli su un ultimo tratto, e scendendo incrociamo la coppia incontrata alla diga del Lago dei Sabbioni, ci fermiamo scambiando due chiacchiere… proseguiamo nella discesa e per le ore 9.00 siamo al rifugio Claudio e Bruno. Adesso ci rilassiamo un po’! Prendiamo un thè e una barretta, al sole fuori al rifugio mentre chiacchieriamo con alcuni ragazzi che aspettano altri amici per poi salire insieme in cima. Dopo aver salutato i simpatici rifugisti e i ragazzi presenti, ci incamminiamo verso Riale… giunti alla diga dei Sabbioni, decidiamo di prendere il sentiero che porta al rifugio Città di Busto, tagliando tutto il costone della montagna per poi rimontare sulla Piana dei Camosci… che posto! Unico, inaspettato e allo stesso tempo quasi surreale. Siamo al rifugio, qui ci gustiamo un buon panino con una meritata birra fresca all’ombra. Per l’ultimo tratto di discesa andiamo in direzione Alpe Bettelmatt, trovando ancora un ambiente fantastico… scendiamo tagliando il sentiero per non incrociare la miriade di persone che stava salendo… dopo essere giunti al lago di Morasco proseguiamo fino alla macchina, anche qui, troviamo molte persone che  hanno deciso di passare questa splendida giornata in Val Formazza.

Siamo proprio contenti!!! Camminare in un posto splendido… raggiungere un rifugio… conoscere tante persone con al nostra stessa passione… cenare e poi la mattina dopo salire una cima! Questo è quello che fa apprezzare la vita, ci fa andare a lavorare e ci rende felici!! In questo luogo spettacolare che ci resterà nel cuore.

 

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Giugno 2019! L’ultima scalata l’anno scorso, in quel di Campo Moro su una via di più tiri, in un anno dove il caldo già si sentiva da un po’, quest’anno invece, inizia proprio in questo fine settimana, ma noi incuranti delle temperature, mettiamo giù un sabato e domenica all’insegna dell’arrampicata sportiva su 4 vie classiche nelle nostre zone. Due concatenamenti di 4 vie: 2 alla Rocca di Baiedo, e 2 allo Zucco dell’Angelone. Non stiamo a dilungarci su grado e difficoltà data la moltitudine di siti competenti al riguardo, raccontiamo più che altro l’approccio che dopo un anno dall’ultima scalata sarà al quanto fulgido e seducente. Iniziamo dalla giornata di sabato: per cominciare andiamo su una via conosciuta da entrambi che già altre volte abbiamo percorso… giusto per non correre “rischi”! Così pensiamo di attaccare presto per non trovare gente onde evitare contatti in regime di “Covid19”. Ore 8.30 parcheggiamo l’auto quasi in contemporanea ad un gruppo di ragazzi che precedendoci all’avvicinamento alla parete ci fanno preoccupare per l’itinerario scelto. Fortunatamente per noi, scelgono la via Tuono, così noi in solitaria possiamo attaccare la via Folletto. Dopo il freddo iniziale, e la tensione,  finalmente il sole bacia la parete facendoci partire in maglietta… uno dopo l’altro saliamo i 4 tiri di Folletto senza troppe difficoltà… anche se ritrovarsi su di una parete rocciosa dopo tanto, fa il suo effetto… non male! Un po’ dura ma alla fine piacevole! Proseguiamo fino all’attacco della seconda parte della via Solitudine: qui i primi due tiri ci fanno immergere in un turbine di emozioni che solo l’arrampicata sa dare! Fantastico!! Usciamo indenni dalla parete, ci guardiamo e sorridenti ci scambiamo le nostre impressioni con quel ghigno di soddisfazione che l’arrampicata sa dare.  Ora, seguendo il sentiero raggiungiamo la cima della Rocca di Baiedo, dove troviamo i ragazzi che hanno salito Tuono così dopo i saluti scendiamo alle auto praticamente insieme…  (se ci mettevamo d’accordo non saremmo riusciti ad essere così sincronizzati). Una volta alle auto, ci salutiamo e rientriamo a casa. Come tutte le droghe che si rispettino, l’arrampicata non è da meno, così nel tragitto per il ritorno a casa, pensiamo di finire il week end come l’abbiamo iniziato… scalando! La scelta ricade su un altro classico dello Zucco dell’Angelone: Foto di Gruppo con Signorine + Schiavi della Pietra e così ecco programmata la nostra domenica 21 giugno. Anche oggi pensiamo di attaccare presto, parcheggiato l’auto per le ore 8.00  e ci incamminiamo verso il sentiero che porta allo Zucco passando per il parcheggio della funivia dei Piani di Bobbio. Qui casualmente troviamo dei cari amici intenti nei preparativi per una giornata da climber allo Zucco dei Campelli, così dopo la piacevole chiacchierata ci salutiamo. Prendiamo il sentiero per raggiungere l’attacco di Foto di Gruppo con Signorine… non siamo soli… una coppia di climber che ci precede e si  prepara ad attaccare la via. Ci consultiamo e per non creare contatti vari (Covid-19), saliamo per la via Orto Fresco. Anche qui come ieri, 4 tiri divertenti fino a raggiungere l’uscita… poi attraverso il bosco arriviamo all’attacco di Schiavi della Pietra. Ora le cose si fanno interessanti: dopo il primo tiro non difficilissimo, passiamo al secondo poi al terzo. che superiamo con qualche adrenalinico passaggio… poi il quarto ed infine il quinto…dove troviamo il passaggio chiave della giornata! Dopo 8 tiri alle ore 12.00 sotto il sole che ci cuoce, un bel tiro duro, unto e non azzerabile (in parte), ci sta!! Così dopo aver detto “messa”… riusciamo a superare anche questo tiro. E’ fatta,  siamo “salvi”! Che emozioni! L’arrampicata ha quel qualcosa di intrigante che anche se fai fatica e hai paura… alla fine godi sempre! Ci sistemiamo e stando attenti alle zecche, seguendo il sentiero torniamo alla macchina… Domenica fantastica, con il sabato non da meno, ci hanno fatto passare un bel fine settimana scalando, divertendoci sulla roccia del lecchese su itinerari classici che a noi non annoiano mai.

Ma come caspita è?.. che l’arrampicata ti risucchia in una giostra da dove non vorresti mai scendere!

 

Siamo giunti alla metà di giugno, dopo la nostra performance dei primi del mese al Pizzo Cassandra e dopo una domenica di riposo, oggi restiamo a casa… ma non a casa sul divano, perché per nostra fortuna  Caslino d’Erba ci regala molti sentieri dove poter camminare senza doverci spostare con l’auto, e appunto oggi trascorreremo la mattinata su di essi! 14 giugno 2020 partiamo alla volta del Monte Barzaghino percorrendo il sentiero di “sur gli ort”…  sveglia presto, colazione e per le 7.00 siamo già in strada. Fa quasi freddo per essere giugno, ma dopo pochi passi siamo già in maglietta, saliamo in paese , prendiamo via Ai Ronchi, dopo un bello strappo iniziale, raggiungiamo un bivio, seguiamo i cartelli con indicazione Scarenna, con un sali scendi a mezza costa e qualche cavo metallico arriviamo alla cascata della Valle del Buri. Dopo aver superato questo splendido passaggio proseguiamo fino ad un altro bivio dove prendiamo a sinistra direzione Monte Barzaghino. L’ambiente ora si fa interessante: salendo seguiamo il corso d’acqua che forma delle cascate, scorci bellissimi in un luogo poco frequentato, che a nostro vedere se fossimo in un’altra zona d’Italia sarebbe forse, più valutato. Proseguiamo e in circa un’ora e trenta raggiungiamo la Bocchetta del Frecc m.884. Qui ci sono diverse direzioni, noi seguiamo per la vetta del Monte Barzaghino  passando per il Dosso Mattone m.925. La giornata un po’ nuvolosa con nebbie basse sembra cambiare… salendo dal Dosso Mattone un caldo sole ci rammenta che siamo a giugno ma fortunatamente dopo poco entriamo all’ombra del bosco, su fino alla fine del sentiero e poi a sinistra verso la vetta del Barzaghino che raggiungiamo per le ore 9.00. Finalmente ci fermiamo! Ma per poco… giusto il tempo di uno snack con banana, datteri e cioccolato, poi una volta ricomposti,  prendiamo il sentiero dell’andata fino ai cartelli, seguendo i segni bianco/rossi scendiamo a destra fino ad un bel prato con alcuni casottelli di caccia, arrivati al bivio, andiamo verso Caslino. Dopo aver superato la baita in località Polema prendiamo il sentiero del “Falghèè” fino alla strada asfaltata che in breve ci riporta in paese… e quindi a casa per le ore 11.00. Doccia, poi a pranzo dai genitori dopo quasi tre mesi di lockdown.

Non ci siamo mai sentiti alpinisti… più che altro amanti della montagna in tutte le sue sfaccettature, ma la voglia di provare ci ha spinti a fare un corso, poi un altro e un altro ancora, con l’obiettivo di acquisire quelle nozioni che ci sarebbero servite per affrontare le situazioni che la montagna a volte richiede.  Però i corsi non bastano, ci manca l’esperienza, e piano piano abbiamo maturato anche quella, da soli e in compagnia, e oggi finalmente questo percorso sembra aver dato i suoi frutti, essendo riusciti a salire e scendere da questa fantastica cima gestendo le varie situazioni in sicurezza, e questo ci ha permesso di divertirci in quello che abbiamo fatto!

Dopo questa premessa raccontiamo la nostra salita e discesa al Pizzo Cassandra m.3226, una montagna delle Alpi del Bernina nelle Alpi Retiche occidentali, una bellissima cima che offre panorami unici. Ore 17.00 ci troviamo con i nostri amici nei pressi del ponte che attraversa il fiume Mallero a Chiareggio, dato che noi eravamo già lì dalla mattina approfittando della bella giornata per fare un’escursione al Lago Pirola. Dopo esserci preparati per il giorno successivo abbiamo salutato i nostri amici e soci di Cai di Caslino d’Erba Angelo G. e Gabriele, e insieme siamo saliti al Rifugio Gerli Porro. La serata passa tranquilla con poca gente a cena al Rifugio per via del Covid 19, e dopo  due chiacchiere con il gestore andiamo a letto poiché il giorno dopo ci aspetta una giornata impegnativa.  Finalmente suona le sveglia!  Dopo la colazione e i vari preparativi iniziamo la nostra salita: ore 5.00 è ancora buio, frontali accese ci incamminiamo attraverso la Val Ventina fino a raggiungere il ghiacciaio omonimo, qui ci fermiamo giusto il tempo di prepararci con l’occorrente per la salita. Camminiamo e camminiamo su questo ghiacciaio che sembra non finire mai… nel frattempo il sole  sorto da un po’ illumina la vetta del Pizzo Cassandra e dà un bellissimo colore dorato. Quasi al Passo Cassandra m.3097 Angelo G. punta la parete alla nostra sinistra per cercare la via di salita nord-Ovest per un canale che sbuca sulla cresta poco prima della cima. Dopo alcuni minuti di ricerca sembra averlo trovato, così la cordata formata da Angelo e Gabriele inizia a salire il canale. Noi ci attardiamo un attimo nel mentre che sfoderiamo la seconda picozza, poi una volta pronti iniziamo anche noi la salita. Da subito non sembra per nulla facile ma una volta preso il ritmo saliamo decisi fino a raggiungere i nostri amici. Qui Angelo G. ci dà l’ok per proseguire davanti a loro….. pam, pam, pam… saliamo! Seguiamo delle labili tracce lasciate da qualcuno che è salito nei giorni precedenti dato che la neve marmorea che troviamo non lascia molta traccia, E’ ripido!! E la stanchezza si fa sentire… I polpacci bruciano! Il fiato è corto. Ma non molliamo fino alla cresta!! Dopo quasi 4 ore dalla nostra partenza dal Rifugio, finalmente sbuchiamo in cresta: WOW!! Che spettacolo!! Dopo ore all’ombra e al freddo… SBAM! Il sole! L’orizzonte e l’affilata cresta danno una scarica di emozioni uniche! Una volta raggruppati puntiamo alla vetta che raggiungiamo in pochi minuti. Fantastico!! Il nostro primo 3000 della stagione…e che 3000! Bellissimo!! Ci complimentiamo tra noi  poi ammiriamo un panorama unico! Dove il Monte Disgrazia con tutta la sua imponenza sembra lì, quasi a toccarlo… poi la Valle Ventina con il Rifugio piccolo piccolo in fondo… e tutto intorno vette innevate a perdita d’occhio! Ora ci aspetta la discesa per la via normale, che a dire dei nostri soci non è da sottovalutare… dopo l’ultimo sguardo dalla vetta ci incamminiamo, raggiungendo l’uscita del canale, poi risaliamo la cresta nevosa per arrivare in un punto oltre il quale si può solo scendere… con molta attenzione scendiamo attraverso un ripido crinale con passaggi delicati tra le rocce, poi finalmente raggiungiamo il ghiacciaio sottostante. Da qui per traccia scendiamo a fatica sprofondando nella neve ad ogni passo per tutto il ghiacciaio fino alla sua fine,  continuando tra le rocce, raggiungiamo il rifugio per le ore 13.20. Dopo esserci sistemati ci sediamo al tavolo per brindare alla giornata con una birra fresca e un buon panino. Stanchi e soddisfatti salutiamo il rifugista e scendiamo alle nostre auto dove ci salutiamo con Angelo G. e Gabriele dandoci appuntamento alla prossima uscita.

Un grazie ai nostri amici Angelo e Gabriele per aver condiviso questa splendida montagna. Felici rientriamo a casa con la consapevolezza che questi anni “in the mountains” ci hanno portato alla realizzazione di un nostro sogno.

 

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Abbiamo pubblicato la traccia ma purtroppo è incompleta nella parte finale, perchè il Garmin si è scaricato

 

 

Oggi partiamo alla volta di Chiareggio, per affrontare due giorni immersi tra le meraviglie che la Valmalenco racchiude in sè, con la salita al Pizzo Cassandra  a coronare un sogno che da un pò inseguiamo. Iniziamo da oggi lunedì 1 giugno dove per le 9.30 parcheggiamo nei pressi del fiume in località Chiareggio m.1612.  Fa caldo con una leggera brezza molto piacevole,  in maglietta ci incamminiamo verso il Rifugio Gerli Porro m.1965.  Una volta nei pressi del rifugio sostiamo alcuni minuti giusto il tempo per decidere dove andare… nel mentre, sentiamo una voce chiamare “Chiara”, casualmente incontriamo un’amica con cui scambiamo due chiacchiere e dopo esserci salutati, decidiamo di andare al Lago Pirola.  Dal rifugio prendiamo le indicazioni per il lago, da subito si sale ripidamente poi il sentiero spiana leggermente dove incontriamo le indicazioni del Larice Millenario m.2160, foto poi proseguiamo su pietraia raggiungiamo altipiano che a sinistra porta al Torrione Porro, a destra al Lago Pirola. Qui la vista sul Ghiacciaio del Ventina è unica! Seguiamo i segni bianco-rossi sulle pietre, traversando in diagonale il pianoro su pietre e alcuni residui dell’ultima neve della stagione… scendiamo fino a che vediamo il Lago in tutto il suo splendore, con la sua forma allungata e le acque blu profonde incastonato tra le pareti di serpentino quasi assomigliando a un fiordo, che ambiente! Affascinante e selvaggio con la bella giornata a cornice di questa camminata. Scendiamo fino ad attraversare l’immissario del Lago, poi risaliamo il sentiero e per traccia percorriamo la sponda ovest, che ci regala belle emozioni,  dove non possiamo non soffermarci ad ammirare le cime intorno a noi che circondano la Valmalenco, con il Lago Pirola nel mezzo che con il suo colore blu dona un tocco di classe al panorama. Dopo le doverose foto riprendiamo il cammino fino allo sbarramento artificiale dove proseguiamo in direzione Alpe Pirola. Superata la casa del custode, scendiamo per un bel sentiero che scorre in modo non troppo noioso fino alla piana dove troviamo i ruderi dell’Alpe Pirola m.2096. Sostiamo qualche minuto e poi proseguiamo senza però fare caso ai cartelli, così invece di scendere verso l’Alpe Zocche come avevamo pianificato, prendiamo un altro sentiero che a mezza costa ci riporta sulla strada nei pressi del Rifugio Gerli Porro. Va bè, capita di sbagliare…  ora torniamo alla macchina che raggiungiamo per le ore 14.30, dove finalmente pranziamo con grano, tonno e pomodorini. dopo esserci riposati, prepariamo l’occorrente per il giorno dopo e aspettiamo i nostri amici che arrivano intorno alle ore 17.00… ci incontriamo nei pressi del ponte e risaliamo al Rifugio Gerli Porro dove concludiamo questa giornata nel migliore dei modi, con un ottima cena in buona compagnia.

 

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Finalmente torniamo IN THE MOUNTAINS! “Finito” il periodo di restrizioni finalmente torniamo tra le nostre amate montagne. Angelo G. ci propone la Grigna che sembra essere il giusto modo di ricominciare a calcare i sentieri che sanno regalare forti emozioni, così insieme ad Angelo G. e Gabriele partiamo alla volta dei Piani dei Resinelli. Alcune regole ci accompagnano in questa “fase 2” di ripresa alla normalità tra le quali il distanziamento sociale, così Angelo3Chiara in una macchina e Angelo e Gabriele nell’altra, uno alla guida e l’altro seduto dietro. Oltre al distanziamento, le “regole” prevedono la protezioni di naso e bocca con mascherina o altro quando si incrocia qualcuno. Prevedendo molta gente pensiamo ad alcuni accorgimenti per cercare di limitare il più possibile i vari “contatti” che si potrebbero verificare. Così oltre a partire presto, abbiamo scelto itinerari meno frequentati rispetto ad altri. Su consiglio di Angelo G. l’itinerario iniziale era salire dalla Cresta dei Fiori e scendere per la Cresta Sinigaglia… ma una volta parcheggiato l’auto mentre ci prepariamo, cambiamo idea e invertiamo l’ordine. Ore 6.50 seguendo la strada sterrata raggiungiamo l’attacco della cresta Sinigaglia integrale, che parte diretta su un pendio erboso poi su rocce a tratti esposti con brevi tratti di II. Fa freschino…  ma dopo pochi passi siamo in maglietta… il cielo è un poco coperto ma nella giornata danno miglioramenti.  Stiamo tutti bene, chiacchieriamo e tra una battuta e l’altra proseguiamo fino al Passo del Gatto, lo superiamo e poi su fino alla cima. Sono le 8.50.. dopo due ore giuste siamo in vetta! Non c’è molta gente…. Girovaghiamo sulla cima, stiamo attenti a mantenere le distanze poi un breve spuntino e la classica foto di vetta. Nel mentre, macchiniamo su cosa fare per la discesa… dopo varie proposte la scelta ricade per la Cresta dei Fiori, poi su al Buco di Grigna, poi per traversata Alta e dopo il primo Scudo, una volta in cresta, giù per il pendio erboso fino alla Baita del Cacciatore (che abbiamo incontrato durante la discesa) che raggiungiamo in circa due ore e mezza dalla vetta. Wow! Bellissimo! Poca gente, ambiente unico e la compagnia giusta a dare una bella carica di positività.  Complice il fantastico Gabriele che per l’occasione ha portato un buonissimo salame con una bottiglia di vino dando un tocco di classe a questa sosta sotto un caldo sole, immersi in un ambiente unico. Ci voleva proprio! Però ora ci aspetta un ritorno non proprio breve e a fatica abbandoniamo questa piccola baita per scendere a prendere il sentiero della traversata bassa, con attenzione a non sbagliare  e qualche taglio, troviamo il sentiero della Traversata bassa che seguiamo fino alla macchina, dove arriviamo per le ore 14.00.

Bel giro! Inusuale, con passaggi spettacolari, ambienti selvaggi tra roccia e valli calcando alcuni tra i sentieri più classici della Grigna e anche sentieri poco battuti. Rientriamo a casa contenti, pieni di fiducia per il futuro e felici per il nostro amico Gabriele che dopo tanti mesi fuori dai giochi per un brutto infortunio proprio tra le montagne, oggi è rientrato con al carica e l’allegria che lo contraddistingue. Bene!! Ora guardiamo alla prossima uscita, come sempre… in the mountains !!

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Domenica 8 marzo, festa della donna, in questo clima di apprensione per il diffondersi del Corona Virus e alcuni acciacchi fisici, pensiamo ad una ciaspolata tranquilla per non sprecare questa domenica di sole. Così partiamo alla volta della Val Taleggio. Giunti a Sottochiesa, paghiamo il pedaggio di 2 euro per proseguire sulla strada che in breve ci porta al piano erboso di Quindicina e Capo foppa m.1307. Parcheggiamo, ci prepariamo e iniziamo la nostra giornata “in the mountains”. Sono le ore 8.15, seguendo le indicazioni per il Passo Baciamorti iniziamo a salire per un sentiero poco innevato, al  bivio teniamo la destra, scendiamo un po, poi risaliamo  su larga strada a tratti innevata fino al sentiero, dove calziamo le ciaspole. Seguendo il sentiero 153 tracciato nella neve tagliamo a mezza costa nel bosco tutta la montagna, per poi risalire su ampi pendii, passando nei pressi della Baita Baciamorti m.1453.  Il sole di marzo si fa sentire, la neve compatta e liscia brilla sotto i suoi raggi e noi, ammaliati da questo paesaggio ci prendiamo i nostri spazi per assaporare questo momento. Giunti in cresta ci ricompattiamo e felici sorridiamo; ora un attimo di riposo, il tempo di un thè caldo con pane alle uvette fatto in casa, poi riprendiamo la ciaspolata… dopo aver superato due ragazze che senza ciaspole faticano la salita, in circa mezz’ora siamo in vetta al Pizzo Baciamorti m.2009. Spettacolo! Solo noi e la Madonnina in cima a questo fantastico balcone panoramico. Foto, thè e cioccolato, poi si continua a ciaspolare verso l’altra cima, il Monte Aralalta m.2006. Grazie ad una bellissima cresta dai profili morbidi imbiancati e modellati dal vento, arriviamo in cima. Da qui, scendiamo da un ripido pendio, risaliamo per alcuni metri e in questo piccolo colle ricoperto di neve troviamo una area pulita dal vento così decidiamo di sostare per pranzare con pane, uova, formaggio e finocchio. Il tempo sembra essersi fermato: soli in mezzo al nulla con un panorama  reso ancor più bello dalla neve. Sono le ore 12.00, dopo questo momento di relax, riprendiamo il cammino per raggiungere la Bocchetta di Regadur m.1.853, non prima di aver superato un breve ma delicato passaggio con l’aiuto del ramponi (sempre nello zaino), tagliando poi i ripidi pendii, scendiamo fino a raggiungere l’ex Rifugio Cesare Battisti attraverso il sentiero 120, qui, torniamo a calzare le ciaspole.  Continuiamo  in direzione del Rifugio Gherardi m. 1647, attraversando i Pian d’Alben completamente imbiancati, una volta al rifugio, troviamo molta gente, quindi non sostiamo e continuiamo seguendo la traccia battuta  che ci porta a Capo Foppa dove abbiamo lasciato la nostra auto per le ore 14.30, chiudendo uno splendido anello.

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Mercoledì 4 marzo 2020, seconda settimana di restrizioni per il Coronavirus quindi senza attività settimanali,  su suggerimento dell’amico Angelo ci organizziamo per una camminata serale al chiaro di luna salendo alla vetta del Monte Palanzone m.1436. Ore 19.00 partenza dall’Alpe Prina a Caslino d’Erba… frontali accese e iniziamo la salita: dopo circa un’ora giungiamo alla Bocchetta di Palanzo, pausa giusto il tempo di bere un pò di thè e poi via verso la vetta imbiancata dalla nevicata dei giorni precedenti… ore 8.30 siamo in cima. Con stupore scopriamo di non essere gli unici che stasera sono saliti al Palanzone. Tra una foto e l’altra ci godiamo il panorama delle luci con la luna quasi piena che illumina l’ambiente innevato delle cime attorno. Dopo aver cenato con pane e formaggio e aver bevuto un piacevole thè caldo iniziamo la discesa verso casa… per le ore 22.00 siamo all’Alpe Prina. Bella serata, diversa dal solito con una nostra prima salita con la neve al Palanzone.

Ancora Grignone, grazie a questo inizio inverno e ai nostri soci, scopriamo tante nuove vie di ascesa a questa cima, dopo la classica Via Invernale e l’alpinistica Cresta di Piancaformia, oggi saliamo dalla Via del Costone. Ritrovo ore 6.00, in compagnia di Angelo e Gianni, partiamo alla volta di Balisio, imbocchiamo la sterrata e parcheggiamo prima del primo ponte… per le ore 7.00 siamo nei pressi della Chiesetta del Sacro Cuore, seguiamo la strada che ci porta ad un bivio,  seguendo le indicazioni “Traversata bassa” andiamo a sinistra e poco dopo  seguiamo a destra una traccia, nei pressi di un idrante soprasuolo, saliamo e dopo vari tagli, raggiungiamo il sentiero sul piano della Via Estiva. . Non fa freddissimo, il sole ormai sorto dona un aspetto magico all’ambiente selvaggio dove ci troviamo camminando attraverso le ultime macchie di verde, raggiungiamo la base da dove iniziamo la salita. Continuiamo seguendo a tratti il sentiero e a tratti la traccia tra la neve, ripidamente saliamo fino ad un punto dove ci troviamo a dover calzare i ramponi per poter affrontare la salita in sicurezza. Ci fermiamo. Nel mentre ci ha raggiunto un certo Dario, amico di Gianni e Angelo, che come noi si ferma per ramponarsi… dopo un piccolo imprevisto dove ci scappa la frontale  giù per il pendio… poi ripresa… facciamo un break dovuto per prendere le giuste energie per affrontare il Costone: un ripido costone di neve che senza un attimo di respiro ci porta diretti al Rifugio Brioschi m.2410. Che fatica! Una via da fare tutta d’un fiato… per chi ce l’ha! Sotto un caldissimo sole, ognuno con i suoi tempi raggiungiamo la croce di vetta! Fantastico! La giornata è bella, con qualche nuvola a sfumare l’azzurro del cielo… una leggera aria fredda ci  ricorda che siamo a m.2410, e nel momento della foto di vetta, uno strano rumore ci incuriosisce, un piccolo aereo giallo sbuca alla nostra destra e passando a pochi metri dalla cima ci saluta con la classica mossa dello sbattere le ali… subito dopo con una picchiata vira e scompare alla nostra vista. Wow! Che storia! In quel momento solo noi sulla vetta a godere di questo momento particolare. Ora ci spostiamo sulle panchine fuori dal rifugio per pranzare con le nostre leccornie chiacchierando tra noi e ammirando un panorama conosciuto ma sempre affascinante. Quasi mezzodì, dopo esserci riempiti la pancia, ci apprestiamo a scendere, seguendo la traccia della Via Estiva in veste invernale, con picca, ramponi e molta attenzione,  scendiamo dal pendio, immersi in un ambiente unico nel bianco della neve ghiacciata che sotto i nostri passi si frantuma con un rumore particolare e divertente, facendo scivolare a valle i pezzetti di ghiaccio. In circa due ore raggiungiamo Il Rifugio Pialeral  dove ci fermiamo per una meritata sosta bevendo un caffè. Dopo l’ultimo tratto di sentiero, raggiungiamo la macchina  per le ore 15.00 circa. Bellissima giornata passata in the mountains, grazie ai soci Angelo e Gianni che anche oggi ci hanno dato l’opportunità di scoprire qualcosa di nuovo e diverso per salire al Grignone.

 

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Oggi domenica 12 febbraio, come da programma c’è la seconda uscita organizzata dal CAI di Caslino d’Erba con destinazione Monte Resegone in invernale. Dopo esserci trovati e organizzati, partiamo per raggiungere il parcheggio alla base della funivia che porta ai Piani d’Erna. Siamo un bel gruppetto composto da otto soci CAI. Così dopo i preparativi iniziamo la salita. Scegliamo il sentiero n.1 fino a raggiungere la vista delle pareti dolomitiche del Resegone, ora prendiamo una variante più diretta e attraverso tratti ghiacciati, con attenzione arriviamo ad un belvedere dove sostiamo qualche minuto mentre aspettiamo di ricompattarci, così ne approfittiamo per fare uno spuntino ammirando il panorama, che oggi è un pò fosco all’orizzonte, dove le guglie imbiancate e la Punta Cermenati con il Rifugio Azzoni completano questo momento magico. Una volta ricompattati in breve raggiungiamo la vetta del Monte Resegone m.1875!! Qui, scattiamo subito un selfie per immortalare la giornata, contenti, pranziamo alla base della croce, chiacchierando tra noi, godendo di questa bella giornata di sole. Ore 12.00, dopo aver calzato i ramponi, iniziamo la discesa, per il sentiero opposto al versante di salita dove la neve copre gran parte del pendio. Senza distanziarci troppo tra noi arriviamo alla fine della neve, togliamo i ramponi, poi seguiamo  il sentiero fino alla Sorgente Forbesette, da qui una volta al bivio, andiamo a sinistra dove saliamo e raggiungiamo il Pass del Giuff m.1531. Sostiamo alcuni minuti, poi giù per il sentiero n.7, stando attenti ai tratti ghiacciati, fino ai Piani d’Erna… sono le ore 1400,  un caldo sole ci ci regala un piacevole riposo sulle panchine, mentre aspettiamo gli altri soci. Ora ci attende l’ultimo tratto per sentiero  fino alla base della funivia, dove per completare la giornata ci rilassiamo al bar della funivia stessa scambiandoci le foto e chiacchierando tra amici. Bella e piacevole giornata! Doveva essere un pò più invernale ma è andata bene anche così, ci siamo divertiti in compagnia conoscendo anche nuove persone che come noi amano la montagna. Un saluto a tutti i componenti del gruppo di oggi: Giovanni, Angelo, Gianni, Valentina, Luisa e Elena con un arrivederci alla prossima…

Per questo fine settimana pensiamo ad un giro non troppo impegnativo, magari con le ciaspole, e girando sui vari social per trovare un’idea ci imbattiamo in questa escursione al Monte Sasna. Essendo una zona che abbiamo in parte percorso l’estate 2019 durante il Giro delle Orobie Orientali ad Anello ci piaceva l’idea di ammirarla in veste invernale, e così abbiamo optato per questo bel giro nelle Orobie! Siamo in 3, noi e il nostro ormai socio Angelo, di buon ora partiamo da Caslino alla volta di Lizzola, frazione di Valbondione nella Val Seriana. Ore 8.00 parcheggiamo a Lizzola nei pressi della mini baby pista da sci, oltre a noi un bel gruppo di skyalper che come noi parte da qui iniziando la salita per il sentiero n.307 che porta al Passo della Manina m.1796. Da subito, calziamo le ciaspole e dopo aver attraversato la pista ci addentriamo nel bosco, con tratti senza neve per poi sbucare su un bel pianoro nei pressi della baita dell’Asta Bassa completamente bianco. Wow! Che spettacolo! Teniamo la sinistra salendo il ripido sentiero che ci porta in circa un’ora alla Chiesetta della Madonna Pellegrina con la sua particolarità di avere due altari speculari, uno rivolto verso Lizzola e uno verso Vilminore di Scalve posta a m.1796. Rimaniamo ammaliati dal paesaggio che troviamo, dinanzi a noi la Val di Scalve, il sole ancora basso con la Presolana sullo sfondo in tutto il suo splendore. Sostiamo alcuni minuti rapiti dai ricordi, torniamo allo scorso agosto quando ci trovavamo proprio qui mentre percorrevamo il Sentiero delle Orobie Orientali, che emozione! Lasciamo la Chiesetta alle nostre spalle, raggiungiamo il Passo della Manina m.1828, poi  camminando su una bella cresta giungiamo alla base di un pendio che ci impegna non poco… con tenacia lo superiamo e proseguendo per traccia raggiungiamo la croce dell’anti cima. Bellissimo! Un panorama unico, con i giganti delle Orobie davanti a noi, il Pizzo Coca,  il Pizzo Redorta e il Pizzo Scais, e tutto attorno le cime innevate. Dopo un po’ proseguiamo fino alla cima vera e propria, che raggiungiamo per le ore 11.00, con stupore, non troviamo la croce, forse sepolta sotto la neve, oltre a noi due sky alper intenti a prepararsi per la discesa, scambiamo due chiacchiere e in men che non si dica scompaiono alla nostra vista. Felici di aver raggiunto questa cima, modesta ma che non ha nulla da invidiare alle altre, facciamo la nostra foto di rito,  poi iniziamo la piacevole discesa di questa dolce cresta che divide la Val Seriana dalla Val di Scalve, per tornare alla Chiesetta al Passo della Manina dove ci godiamo il nostro consueto pranzo domenicale a base di uova sode, nel frattempo il cielo si copre di nuvole grigie ma con ancora qualche tiepido raggio di sole che ci scalda prima di affrontare la discesa che in breve ci porta a Lizzola dove abbiamo lasciato l’auto.

Bellissima ciaspolata, facile, ma da affrontare con la dovuta attenzione e la giusta attrezzatura, passeggiando in un ambiente unico immersi tra le fantastiche Orobie!

 

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Ultima domenica di gennaio, in compagnia di Angelo, Valentina e Gianni partiamo alla volta della Val Biandino per salire il Pizzo dei Tre Signori in invernale attraverso il canale nei pressi del Lago di Sasso. Ore 7.00, parcheggiamo nei pressi del 2° ponte e dopo il primo tratto noioso di strada arriviamo alla Bocca di Biandino dove ci sono i vari rifugi: Tavecchia e Val Biandino. Proseguiamo attraverso la valle imbiancata e dopo aver calzato i ramponi, saliamo passando per le Baite di Sasso, fino al Lago di Sasso m.1922, qui facciamo uno spuntino, ammirando il paesaggio invernale con il Pizzo dei Tre Signori che svetta dinanzi a noi. Fa freddino, così riprendiamo a camminare attraversando il lago ghiacciato fino alla base del canale, ora facciamo cambio attrezzatura: via i bastoncini per la piccozza, fondamentale per la progressione in sicurezza. Questa per noi è la seconda volta su questo itinerario, era maggio e calpestavamo l’ultima neve del 2019… oggi, a distanza di 8 mesi lo ripetiamo in pieno inverno con più neve e in condizioni ottime. Saliamo, saliamo e dopo l’ultimo ripido tratto, usciamo sulla Bocchetta di Foppagrande m.2450, non ci soffermiamo molto e puntiamo alla vetta, che raggiungiamo in circa 4 ore. Come l’ultima volta le nuvole ci nascondono un po’ di panorama e una volta ricompattati ci complimentiamo a vicenda per aver raggiunto la vetta del Pizzo dei Tre Signori m.2554. Foto, mangiamo qualcosa e poi giù, perché il freddo comincia a farsi sentire… seguiamo la traccia di salita fino al Rifugio Val Biandino dove ci fermiamo per brindare a questa giornata “in the mountains” tra amici. Fantastica salita, per questo canale che regala la giusta adrenalina, con la vetta del Pizzo che non delude mai… in inverno poi ha tutto un altro sapore.

 

 

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