Cielo coperto ma non piove, decidiamo di fare un giro nel lecchese, in Valsassina. Ci troviamo a Narro (Lc) e da qui iniziamo a camminare, sono le ore 9.00: attraversiamo il centro storico del paese, poi un bosco, fino a raggiungere la strada asfaltata, quindi prendiamo la mulattiera che ci porta all’Alpe Giumello. Arriviamo all’Alpe alle ore 10.00: davanti a noi vediamo il pendio dove ci sono gli impianti sciistici del posto, e in cima, la croce! Seguiamo il sentiero che va tutto a sinistra tagliando la costa fino a raggiungere un passo tra le due cime, quindi andiamo a destra verso il Monte Croce di Muggio 1799 m., che si può definire uno spartiacque  tra la Valvarrone e la Valsassina. Durante la nostra salita abbiamo il Monte Legnone con la sua imponenza a sinistra imbiancato dalla neve…quasi sembra una vetta Himalayana. Dopo circa 2 ore e mezza dalla macchina siamo in cima!! Bellissimo il panorama, le consuete foto non si risparmiano…però soffia un vento freddo che ci costringe a scendere. Lo facciamo dalla parte opposta alla salita. e giunti nel piano consultiamo le indicazioni prese da Vie Normali per intraprendere un sentiero diverso che ci porta a Indovero passando per l’Alpe Ortighera e poi per Casargo. Così in circa 5 ore siamo alla macchina!! Bel giro, semplice e alla portata di molti, anche dei meno allenati visto che è possibile raggiungere l’Alpe Giumello in auto.

 

Garmin Connect

Oggi 30 aprile siamo ancora in Liguria, ieri eravamo in provincia di Genova per l’escursione a Punta Martin, invece oggi ci spostiamo in provincia di Imperia, per l’esattezza a Col di Nava. Il giro di oggi si prospetta molto interessante, 1400 m di dislivello e un anello che tocca due rocche molto suggestive al confine con il Piemonte. Ore 8.00 arriviamo a Col di Nava, il termometro segna 7° e in giro non c’è nessuno apparte qualche furgone del mercato che arriva nel piazzale….noi ci prepariamo, diamo un’occhiata alla cartina, e via, si parte! Il sentiero che fa parte dell’Alta Via dei Monti Liguri inizia subito a salire, dopo circa 20 minuti arriviamo nei pressi di un Forte, da qui il sentiero spiana è così proseguiamo per circa 30 minuti fino a raggiungere un cartello con le indicazioni dei vari forti che incontriamo, così ci soffermiamo per approfondire le informazioni. Dopo alcuni minuti ci viene un dubbio…ma è giusta la direzione?!? Nooo!! Abbiamo sbagliato!! Niente, torniamo indietro…. Ore 10.00 siamo ancora al parcheggio, e questa volta tentiamo la strada giusta…speriamo!! Seguiamo sempre la direzione dell’Alta Via dei Monti Liguri, però questa volta dalla parte giusta (dal parcheggio prendiamo la strada che in fondo al parcheggio stesso va a sinistra). Dopo un primo tratto asfaltato iniziamo a salire, poi diventa sentiero e poi un altro tratto di strada sterrata fino a raggiungere il Monte Ariolo m.1221, e da qui torniamo indietro per un breve tratto fino a prendere un sentiero sulla destra che indica ROCCA. Così iniziamo a scendere fino a un piano erboso dove un cartello indica la Cava di Marmo a sinistra, ma noi puntiamo alla Rocca Ferraira davanti a noi.Cosi iniziamo la salita, non ci sono segni, e nemmeno una traccia, solo un paio di ometti all’inizio, poi niente!! Si va diretti senza pensarci troppo tra rocce, placche appoggiate, erba e alberelli siamo in cima!! Il panorama è unico come ogni volta che raggiungiamo una cima, la cresta si trova proprio sopra la Val Tanaro, le Alpi Liguri imbiancate sullo sfondo e le valli circostanti verdi regalano momenti unici! Siamo qui noi soli, in questo luogo quasi surreale non abbiamo incontrato nessuno, solo due caprioli, le farfalle e gli insetti… Siamo fortunati a poter godere di tutto questo, ci dà una grande energia positiva.. Come sempre foto, mangiamo qualcosa, e poi si scende. Scendiamo diretti fino al prato dove prendiamo la direzione delle cave di marmo, e quando arriviamo a valle decidiamo di abbandonare l’idea dell’anello perchè il cielo che nel frattempo si è annuvolato non promette nulla di buono…così piano piano prendiamo la strada sterrata che porta al parcheggio. Bel giro, peccato non aver completato l’anello, ma chi si accontenta gode, e noi con la Rocca Ferraira abbiamo goduto!

 

Garmin Connect 

In occasione del 1° maggio che ci regala un lunedì di festa decidiamo di passare questi tre giorni in Liguria. Quindi sveglia presto, ore 5.00, e via si parte per Genova. dove come primo giorno optiamo per un’escursione alla Punta Martin. Ore 8.00 siamo ad Acquasanta (Ge), nei pressi del Santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta, e da qui si parte! Scarponi, zaino, bastoncini e via. Prendiamo subito una scalinata che ci porta alla stazione, poi per segni rossi (riga e punto) proseguiamo su strada asfaltata per circa 10 minuti, quindi inizia il sentiero. Il primo tratto tranquillo ci porta a Gazeu, dove proseguiamo in direzione Punta Martin, arrivati al fiume lo attraversiamo e poi iniziamo a salire facendo un zig zag tra la vegetazione fino ad arrivare all’inizio della cresta. Ora inizia il divertimento!! Il sentiero EE ben presto diventa roccia, poi ancora sentiero e poi ancora roccia, mai troppo difficile ma a volte esposto quindi occorre passo sicuro. Bellissimo!! Ambiente selvaggio, aria fresca, le mani che a volte aiutano la salita, passaggi tra le rocce, e poi finalmente la cima con i suoi 1001 m. che sembrano molti di più: il panorama non delude, la cresta che abbiamo salito, la valle dove scorre il fiume, il mare blu di Genova con il suo porto, e dietro gli appennini Liguri. Foto, foto e foto!! Dopo aver mangiato qualcosa ripartiamo, per il ritorno ci aspetta un anello che percorre le altre cime della Valle, passando prima dal Monte Penello m.995, dove troviamo il Bivacco Arnaldo Bellani appena ristrutturato dal CAI Ule di Sestri Ponente. Da qui iniziamo la nostra discesa: percorriamo la cresta della Baiarda che ci porta alla cappelletta dove i cartelli indicano varie possibilità per tornare ad Acquasanta, e noi optiamo per il sentiero EE che passa per Punta Pietralunga; passiamo quindi per alcune vecchie cave a arriviamo a Gazeu. Da qui riprendiamo il tratto che abbiamo fatto all’andata, e alle 14.30 siamo alla macchina. Ci aspettavamo un bel trek dalle informazioni lette sul web, in realta è stato bellissimo!!

 

Garmin connect

Oggi 17 aprile, Pasquetta, mattina libera, e su consiglio di un amico decidiamo di fare il Sentiero “Dario e William” che porta al Corno Birone.  Questo sentiero è stato dedicato nel 2003 a due giovani alpinisti di Valmadrera dall’Organizzazione Sportiva Alpinisti (O.S.A.) .

Siamo appunto a Valmadrera (Lc), parcheggiamo nei pressi del cimitero vicino alla Chiesa di San Martino, da dove parte il sentiero. Attraversiamo dapprima la boscaglia, poi ad un bivio iniziamo a salire rapidamente tra rocce ed erba fino a raggiungere la base del corno. Qui il sentiero si fa più ripido,tanto che in alcuni tratti si usano anche le mani per progredire, che giustifica la dicitura EE. Poi usciti da questo tratto percorriamo una breve cresta fino a raggiungere una parete rocciosa: quindi saliamo costeggiando questa impressionante parete…senza sapere che….alla fine troviamo la cima del Corno Birone!!

Siamo arrivati! Bellissimo! Anche se siamo stati recentemente è sempre una nuova emozione, complice anche la giornata particolare con queste nuvole cupe alternate al sole. Da qui proseguiamo per il Monte Rai, e teniamo il sentiero sulla destra che ci porta alla Bocchetta di San Miro; quindi in direzione Sasso Malascarpa. Giungiamo al Monte Prasanto, 1235 m., e da qui iniziamo a scendere passando per il Sasso Malascarpa fino ad arrivare alla Colma. Da qui andiamo a  destra verso San Tommaso, quindi proseguiamo in direzione San Martino, attraversando il Percorso dei Massi Erratici, dove avremmo voluto prestare più attenzione, ma purtroppo oggi il tempo è tiranno, quindi ci ricongiungiamo al sentiero di andata, e alle ore 12 esatte siamo alla macchina.

Bel giro, magari da fare con più calma anche per godersi di più la discesa, comunque bella mattinata tra le nostre montagne!

 

Garmin connect

Oggi 15 aprile il tempo non promette nulla di buono, quindi noi ci spostiamo dove il sole ci sorride, in Val di Susa. Decidiamo per la ferrata Carlo Giorda, alla Sacra di San Michele. Raggiungiamo la località Chiusa San Michele(To), e da qui non si può non notare la Sacra che domina la valle del Monte Pirchiriano. E proprio alla base del Monte parte la ferrata. Sono le 8.00, e siamo i primi! Imbrago, caschetto, kit ferrata, e si parte!! Il primo tratto molto bello, serpeggia su una bellissima roccia, ricca di appigli e appoggi, fino ad uscire da questa prima placca. Da qui proseguiamo su roccia e gradini artificiale, tratti erbosi, fino a raggiungere il Pian dei Risulet, 640 m. E da qui proseguiamo per il sentiero fino a raggiungere il ponte tibetano, un ponte di 90 m. sospeso nel vuoto: wow, bellissimo! E a metà abbiamo visto anche un camoscio.! Finito il ponte raggiungiamo Pian Cestler, 690 m., e da qui la ferrata si sposta sul versante destro del Monte, attraverso diedri, fessure e roccia placcosa, e un secondo ponte molto breve fatto di soli cavi di acciaio, che si può evitare facendo il sentiero Quindi saliamo fino ad arrivare a U Saut Du Cin, 850 m. E ora l’ultimo tratto verticale ci porta finalmente in cima al Monte Pirchiriano, 936 m. La ferrata finisce qui, sotto le imponenti mura della Sacra di San Michele, e poi un sentiero sulla destra ci porta all’uscita della stessa, e ci troviamo proprio sul viale di ingresso della Sacra. Però!! Che bella ferrata!! Molto varia e divertente con quel ponte tibetano che gli dà qualcosa in più. Facile ma non da sottovalutare, soprattutto per la lunghezza e l’esposizione al sole. Dopo una visita all’ingresso della Sacra prendiamo la mulattiera che in circa un’ora ci porta a S.Ambrogio e poi alla macchina

Questa giornata la dedichiamo al sentiero GER (Gruppo Escursionisti Rancesi),che porta attraverso un percorso un pò impegnativo e in un ambiente aspro soprattutto nel tratto finale,a  questo bellissimo Monte. Ore 8.30 lasciamo l’auto appena fuori Lecco in località Laorca. Da qui seguiamo il sentiero che porta al Corno Medale fino al bivio, noi andiamo a destra dove inizia il sentiero GER per il Coltignone, Il primo tratto segue una cresta ed è un continuo saliscendi, poi teniamo la destra fino a raggiungere la base del canalone, e da qui il sentiero si fa ripido. Nell’ultimo tratto con l’aiuto di qualche catena saliamo tra rocce e lamelle, e usciti da questo canale il sentiero si apre su un tratto erboso, la vista ci lascia senza parole: il panorama spazia dalle Grigne al Resegone, dal Monte Due Mani ai laghi sottostanti…e comunque in poco più di due ore siamo in cima!! Ma la croce?? Non c’è…Nulla di male, lo scenario naturale ci cattura, e noi partiamo a fare foto su foto. Quindi prendiamo il sentiero turistico che va ai piani dei Resinelli, ci fermiamo nel Parco del Valentino per mangiare qualcosa, e poi ripartiamo, superiamo la piana, arrivati nei pressi della rotonda giriamo a destra, e ci addentriamo nel bosco. Questo sentiero tra l’altro fa parte dall’Alta Via Delle Grigne; arrivati nel bosco, dopo aver oltrepassato un fiumiciattolo troviamo un bivio che scende sulla destra, e lo seguiamo. Si tratta del sentiero n.44 che attraversa la Valle Calolden, e ci riporta in poco più di un’oretta e mezza al paese Laorca: bellissima questa valle, che attraversata dal fiume si sviluppa in un ambiente tranquillo, con questo sentiero a volte ripido, soprattutto nella parte iniziale. Bel trek, discretamente impegnativo ma solo perchè ripido e un pò esposto nella parte finale.

 

Garmin connect

Oggi andiamo ad arrampicare ad Arnad in Valle d’Aosta, con due coppie di amici che condividono con noi la stessa passione. Si tratta di un luogo storico, con vie classiche alternate a vie moderne sportive. Quindi per noi che cerchiamo qualcosa di semplice è l’ideale, e poi siamo un pò “arrugginiti” dalla stagione invernale. Ore 6.40 partenza da Erba!! Alle ore 9 arriviamo ad Arnad, per l’esattezza alla Corma di Machaby, e alle 9.30 attacchiamo la via, optiamo per la DIRETTA AL BANANO, 280 m per 9 tiri, la più facile della parete ma non proprio banale. Che tensione ragazzi!! O meglio, partiamo con l’intenzione di mantenere la calma e la tranquillità, perchè vogliamo goderci questa via insieme…e in effetti ci riusciamo, fino alla fine….ma l’ansia tra un tiro e l’altro di certo non manca! E’ una bellissima via, tiri un pò tecnici alternati a tiri semplici, ma con spittature un pò distanti… Ore 14,30: ce l’abbiamo fatta!! Usciamo dalla via contenti e appagati. ma anche stanchi…. Ad attenderci appena sopra l’arrivo troviamo i nostri amici, che hanno scelto di scalare altre vie: anche loro soddisfatti! Quindi non potevamo non immortalare questo momento di gioia con una bella foto tutti insieme! E via a mangiarci un panino e a bere una birra, tutti contenti a raccontarci le nostre avventure! E’ anche questo il bello dell’arrampicata, quando alla fine della scalata, euforici e contenti della propria esperienza, ci si racconta e confronta!!

Le previsioni di oggi non promettono nulla di buono, ma noi non ci lasciamo intimorire, e andiamo lo stesso!!

Si va a fare il Sentiero dei Faggi!

Ore 8.30 siamo a Albavilla(Co), parcheggiamo l’auto in una piazzola sulla strada che porta all’Alpe del Vicerè, e prendiamo la sterrata detta ‘la Tagliata di Albavilla’, che va alla Baita Patrizi, e poi alla Bocchetta di Molina. Sono circa le 10.00 quando arriviamo alla Bocchetta, e un vento freddo ci dà il benvenuto!! Ma noi ci soffermiamo, perchè vediamo un suggestivo scorcio del lago di Como, che oggi ha un colore blu scuro, complici le nuvole grigie e cupe che lo sovrastano e creano una strana atmosfera.. Da qui prendiamo il sentiero dei Faggi, particolarmente suggestivo; una pioggerellina ghiacciata ci accompagna mentre noi camminiamo sul sentiero a tratti ghiacciato. In un’ora circa usciamo dal sentiero dei Faggi, e prendiamo per la vetta del Monte Bollettone! Durante il percorso, che a tratti è un misto tra fango e ghiaccio, i raggi del sole tra le nuvole illuminano il paesaggio, regalandoci qualche momento magico. Intorno alle ore 11.30 arriviamo alla croce!! Sempre bello arrivare in vetta, ma purtroppo non ci fermiamo, vento freddo e nuvole basse…..quindi decidiamo di scendere, e prendiamo la cresta opposta alla salita, che ci porta alla Bocchetta di Molina. Scendendo ad un certo punto lo scenario cambia: grazie al vento, ad un tratto le nuvole si alzano, i raggi del sole compaiono, e il paesaggio si trasforma. Quindi per godere di una prospettiva più completa e appagante, prendiamo il sentiero che porta ai Tre Faggi. Le nuvole che si sono alzate permettono ai raggi del sole di penetrare e creare fasci di luce sulle montagne, ed effetti speciali sui laghi circostanti. Wow!!  Sembra di essere in un luogo incantato…. Le foto non si risparmiano, e dopo un breve ristoro, prendiamo il sentiero diretto per la Baita Patrizi, e alle 13.30 siamo alla macchina.

Bel Trek, alla fine le nostre cinque ore ce le siamo fatte, e oggi le abbiamo viste tutte: acqua, sole, vento, neve ghiacciata e nebbia. La montagna è anche questo.

Oggi, 18 febbraio, è prevista giornata splendida e noi optiamo per la Valmalenco.

Ore 9.00 partenza dalla località Franscia(So). Dopo il primo tratto sulla strada (con possibilità di tagli) in circa un’oretta arriviamo a Largone: qui, ciaspole ai piedi, prendiamo il sentiero innevato, quello che ci porta all’Alpe Prabello!!

Bellissimo, attraversiamo il bosco dove la neve è ancora soffice e farinosa. Mano a mano che saliamo gli alberi si diradano lasciando spazio ad una spettacolo travolgente: raggiungiamo l’Alpe Acquanera camminando su falsipiani, scendiamo per poi risalire, il tutto circondati da montagne meravigliose, tra cui l’imponente Pizzo Scalino.

Il passo è sostenuto, scattiamo tante foto, ma fa troppo freddo per soffermarsi!!

Alle ore 12.00 arriviamo finalmente all’Alpe Prabello: casette e rifugi sommersi dalla neve, che creano uno sfondo quasi fiabesco.

Merita davvero una sosta, quindi ci fermiamo ad ammirare questo paesaggio quasi irreale, e ne approfittiamo per goderci il nostro pranzo scaldati dal sole!!

Riprendiamo il sentiero che ci porta in un’ora e mezza di cammino al Rifugio Zoia, nei pressi della diga di Campo Moro: per raggiungerlo scendiamo all’Alpe Campagneda, e attraversiamo il settore di arrampicata dello Zoia, bella falesia esposta a sud, quindi oggi baciata dal sole tutto il giorno.

Qui ci godiamo una fetta di torta fatta da Emanuele, il gestore, simpatico a disponibile!

Lui stesso ci suggerisce la strada per il ritorno: appena sotto al rifugio prendiamo il sentiero per Franscia, troviamo il cartello dopo l’inizio della diga: una mulattiera in mezzo al bosco, a tratti nevosa, che in circa un’ora e mezza ci riporta alla macchina, punto di partenza.

Bè, che dire, soddisfattissimi!!

Abbiamo completato un anello di 16 km, quasi interamente con le ciasple, in un luogo meraviglioso, con il Pizzo Scalino che dai suoi 3323 metri, domina gli alpeggi.

 

Garmin connect

Finalmente è arrivata la neve!! Ciaspole nuove, optiamo per una meta vicina.

Raggiungiamo la colma di Sormano(Co), poi proseguiamo e giunti al Pian del Tivano parcheggiamo sulla sinistra dei vecchi impianti .

Ore 9.00 partiamo: seguiamo l’indicazione Monte San Primo, dopo un primo tratto di strada prendiamo nel bosco seguendo tracce lasciate dagli scii, fino a raggiungere l’Alpe Spessola.

Da qui non seguiamo il sentiero battuto, ma prendiamo la ripida cresta che porta al Monte Ponciv (dove c’è il ripetitore); quindi scendiamo alla bocchette di Terrabiotta e prendiamo il sentiero per la Cima del Costone.

Camminare con le ciaspole nella neve fresca è spettacolare, ma anche faticoso!!

Raggiungiamo la cresta, bellissimo il panorama circostante! Le montagne innevate fanno da sfondo, e noi in silenzio percorriamo il sentiero ammirando tutto ciò, sembra quasi irreale…

Ore 11.30: arrrivati. Dopo l’ultimo pendio che ci fa desiderare l’arrivo più di ogni altra cosa , finalmente … la croce!

Mangiamo una mela, foto e ripartiamo….a malincuore ma il freddo si fa sentire!!

Per il ritorno optiamo per il sentiero battuto, quindi senza ciaspole, che però mettiamo nell’ultimo tratto.

Arrivo per le ore 14.00

Bella ciaspolata direi, come collaudo siamo soddisfatti!

Domenica, previsioni del tempo pessime, freddo, pioggia, e un pranzo in famiglia con polenta e cazzuola, e noi? Ne approfittiamo per stare sotto le coperte al calduccio e godere di un meritato riposo?? Noo!!

Andiamo a scovare l’unico momento per vedere il sole …. l’alba !! …. E quindi???

Sveglia alle 5 del mattino, alle 6.20 siamo a Albavilla(Co) per l’esattezza all’Alpe del Vicere, imbaccuccati e muniti di frontale partiamo a camminare. Il sorgere del sole lo danno alle 7.40, quindi per quell’ora vorremmo essere in cima.

Dopo i primi tratti nel bosco con la sola frontale che ci illumina il sentiero, inizia a comparire una luce debole, nel contempo stiamo salendo e quindi gli alberi si diradano: ecco la visuale sul panorama circostante. Uno spettacolo!! I paesi sotto ancora illuminati, nel cielo le prime luci dell’alba. Si è creato un panorama meraviglioso, complice la neve che era finalmente arrivata il giorno prima, con le montagne intorno completamente imbiancate.

Sono le 7.15, saliamo su una sommità colma di neve, una cimetta alla destra del Bollettone, che si affaccia sul versate est e ci dà modo di avere una miglior visuale dell’alba… ci sembra quasi irreale il fatto di essere lì: complici le nuvole, si crea un mix di luci colorate… emozionante davvero.

Foto su foto, filmati, non ci fermiamo, finchè abbiamo smesso perchè costretti a mettere i guanti, trooppo freddo!

Il tempo di andare alla croce, foto, poi sono arrivate le nuvole… e basta colori in un attimo.

Nel frattempo si erano fatte le 8 circa, quindi noi… già nostalgici dell’alba, torniamo alla macchina.

Bellissima avventura, andare a vedere l’alba e nel contempo calpestare la neve fresca.

Giornata umida e fredda ma noi andiamo, ci troviamo a Civate in provincia di Lecco. Seguiamo le indicazioni per la Basilica San Pietro al Monte e arriviamo nella località Pozzo. Qui parcheggiamo l’auto, che segna – 3°, e partiamo per la nostra escursione.

Raggiungiamo la Basilica in circa 40 minuti su sentiero ben segnato: qui prendiamo il n.7 direzione Corno Birone, e giunti ad un bivio prendiamo a sinistra il n.9. Da qui si comincia a salire, e dopo circa un’ora arriviamo ad una selletta-. A destra la vetta del Corno Birone, e a sinistra il Monte Rai.

Bellissimo il panorama dalla vetta, e dopo le foto di rito al Corno Birone riprendiamo subito! Il sentiero che porta al Monte Rai è molto panoramico e ricco di scorci sulle cime circostanti.

Con un po’ di attenzione arriviamo in cima al Monte Rai, in circa mezz’ora, e qui un bel sole ci scalda dal vento gelido che tira.

E lì davanti? il Cornizzolo! con la sua imponente croce!! E via! In un fiato prendiamo a scendere, fino al Rifugio Maria Consiglieri, per poi risalire, e in poco più di 30 minuti siamo in cima!

Si!! Trittico completato!! Bellissimo!

Mangiamo due uova sode con le gallette, e giù! Direzione San Pietro al Monte, che raggiungiamo in circa un’ora e mezza dalla cima per il sentiero n.9.

Poi rientriamo a Pozzo per la mulattiera che da San Pietro porta a Civate, e in circa 30 minuti siamo all’auto.

Che dire? Bel giro!

Panoramico e un po’ roccioso il passaggio dal Corno Birone al Monte Rai, sentieri ben segnati e possibilità di diversi itinerari per il ritorno.

 

Garmin connect

 

 

Ci troviamo in località Moggio(Lc), partiamo a camminare dal parcheggio sotto l’impianto di funivia. Fa freddo!!! L’auto segna -5°.

Noi belli coperti ci addentriamo nel bosco, seguendo il cartello per il rifugio Nicola. La prima parte del trek la passiamo al riparo dal sole e con la neve, con teperatura prossima allo 0°.

La nostra andatura sostenuta ci aiuta a non raffreddarci troppo, e finalmente dopo circa un’ora usciamo dal bosco: un tiepido sole ci dà il benvenuto ai Piani di Artavaggio… sembra un altro mondo… i raggi si riflettono sulla neve tanto da accecarci quasi… TAAACC occhiali!

Dopo qualche foto riprendiamo il cammino attraversando il piano in direzione Monte Sodadura: teniamo la destra e prendiamo il sentiero che sale ripido, con un bel passaggio tra le rocce circa a metà che ci spezza il ritmo  e ci aiuta a riprendere fiato. Poi su diretti… la croce si vede… ed eccoci SODADURA!

La vista è bellissima, 360° sulle valli e i monti circostanti.

E qui foto, ancora foto, e poi scendiamo verso il Rifugio Nicola, dove ci ristoriamo con una sana mela e godiamo della vista del monte Sodadura, che da qui sembra una piramide.

Garmin Connect

Ore 8.00 partiamo da Guggiate, una frazione della rinomata Bellagio(Co), attraversiamo l’abitato e imbocchiamo una mulattiera. Dopo circa un’ora nel bosco, arriviamo ad un bivio, qui prendiamo il sentiero n.39, quello per cresta!!

Saliamo nel bosco, prestando un po’ di attenzione in alcuni tratti data la neve presente… dopo circa 1 ora e 45 troviamo l’indicazione Monte Nuvolone. Ci sarebbe piaciuto toccare anche questa cima, ma l’abbiamo tralasciata, ripromettendoci di farla nella prossima occasione, per raggiungere la meta prefissata. E infatti dopo un tratto in  discesa, e un’altrettanta salita, arriviamo all’Alpe dei Picitt!!! Ore 12.30…

La neve, presente sul sentiero sin dall’inizio, ci ha fatto perdere un po’ di tempo… abbiamo fatto due conti… Monte San Primo, dobbiamo rinunciare!!

Quindi ci rilassiamo al sole ristorandoci con pane e formaggio, e poi iniziamo a scendere. Prendiamo il sentiero n.1 fino al bivio con il 39, poi come per l’andata fino alla macchina!!

Questo giro molto ben segnato, fa parte dell’ultimo tratto della Dorsale del Triangolo Lariano

 

Garmin Connect

Oggi siamo in Liguria, per l’esattezza a Menezzo(Sv), una località sopra Albenga,in Val Arroscia.

In prossimità di un laghetto artificiale parcheggiamo l’auto e partiamo…

Non siamo soli! La giornata la passiamo in compagnia di una coppia di amici che come noi ama la natura e condivide la passione per la montagna, e così si parte alla volta del monte Peso Grande… Seguiamo la strada sterrata fino ad arrivare alla Colla d’Onzo, poi prendiamo verso destra fino a un sentiero sulla sinistra, marcato con una croce rossa che ci porta al Santuario di San Calogero. E proseguendo tra scorci dolomitici arriviamo alla vetta!! Ma la croce non c’è!! E’ sull’altra vetta!!

Tra una battuta e una foto godiamo di momenti unici.

Ritornati alla Colla d’Onzo decidiamo di scendere verso Nasino per un sentiero segnato da un cerchio rosso barrato. Dopo circa 1 ora e mezza arriviamo a Borgo, dove ci prendiamo giusto qualche minuto per mangiare qualche dattero e frutta, e poi scappiamo… sì scappiamo!! Freddissimo!!

Di solito la Liguria gode di un clima mite ma in questi giorni il freddo si fa sentire anche qui! Siamo alla macchina per il sentiero di andata in circa 6 ore.

Peso Grande merita un giro, magari proprio da Borgo.

 

Garmin connect

Da Imperia raggiungiamo la località Chiappa in provincia di Imperia, parcheggiamo l’auto e prendiamo la Via Giulia Augusta, attraversiamo il paese, e giunti alla strada asfaltata principale, andiamo a destra e prendiamo la seconda strada sterrata nei pressi di una croce di legno. La sterrata diventa mulattiera, fino a raggiungere il crinale. Da qui seguiamo un evidente sentiero a sinistra che per cresta ci porta al Pizzo. Percorriamo le diverse cime, che raggiungiamo per poi lasciarci alle spalle, e questo ci permette di godere della bellezza del paesaggio circostante. E’ un continuo saliscendi, fino a raggiungere il Monte Ciresa, e da qui finalmente vediamo il Pizzo d’Evigno!! Non è lontano, ma neanche vicino… Via! Ultimo sforzo giù e poi ripida salita finale… .Pizzo d’Evigno!! Con i suoi 989 m. ci ripaga della fatica fatta. Foto, filmato e scalata sulla croce.. e poi si ritorna a Chiappa, non per il sentiero dell’andata, più facile e corto, ma per la cresta opposta, più lunga e non segnata!

Alla fine 30 km di cammino in 9 ore… Stanchissssimi!! Ma contenti…

Bello ma faticoso, un percorso di assoluto fascino.

 

Garmin Connect

 

Per la terza volta tentiamo la salita di questo monte, perché una volta per la nebbia e una volta per il vento, a metà abbiamo dovuto rinunciare. La terza sarà quella buona! Parcheggiamo l’auto in località Verzi, sopra Loano(Sv), in prossimità di una Chiesa, e ci incamminiamo seguendo i cartelli per il Rifugio Pian delle Bosse. Inizialmente siamo su strada asfaltata, poi un sentiero leggermente in salita nel bosco, ci permette in poco più di un’ora di raggiungere il rifugio. Da qui prendiamo il sentiero per cresta, che dopo una prima parte nel bosco ci porta alla cresta vera e propria, in qualche tratto un po’ esposta e molto panoramica. Ci dà modo di spaziare lo sguardo sulle cime circostanti, l’appennino ligure da una parte e il mare della Liguria dall’altro. Bellissimo!!! E finalmente vediamo la vetta! Quella croce che compare davanti a noi… qui scendiamo, per poi risalire l’ultimo tratto un po’ ripido che ci fa assaporare l’arrivo: bellissimo e appagante il panorama circostante. Ma che freddo!! Un vento gelido ci fa quasi venire voglia di scendere, ma è un peccato… allora qualche foto, un filmato, e ci defiliamo in un angolo riparato per la nostra pausa: panino con hamburger di ceci e finocchi, anche se non in totale relax, poiché il vento non ci dà tregua. E poi via, prendiamo a scendere: per il ritorno abbiamo optato per un giro ad anello, quindi abbiamo seguito per il Giogo di Giustenice. Successivamente per il Rifugio Pian delle Bosse, e da qui ci siamo ricollegati al sentiero per il ritorno.

 

Garmin Connect 

Eccoci qua, oggi sabato 17 dicembre, pronti per una bella escursione sopra il lago di Como. Partiamo da San Bartolomeo(Co), lasciamo la macchina nei pressi di una chiesetta, che sembra una casa, seguiamo la strada in salita, e poco dopo sulla sinistra vediamo i cartelli da seguire, per il Monte Berlinghera. Il sentiero inizia nel bosco e siamo subito in salita! Camminiamo nella vegetazione sempre più fitta, gli alberi sono spogli visto il mese invernale, ma comunque i raggi del sole che penetrano nel fitto bosco danno una sensazione di primavera nell’aria…Bello! Ci godiamo questi momenti, e dopo circa un’oretta il bosco finisce, e noi arriviamo ad un falso piano dove troviamo sulla destra l’Alpe di Mezzo, e sulla sinistra l’Alpe Pescedo, con le loro chiesette e le fontane tipiche degli alpeggi. Seguiamo la strada che va verso destra, e subito dopo prendiamo una traccia a sinistra che intuiamo sia il sentiero dato l’erba calpestata,  più avanti un cartello in legno ci rassicura, la strada è giusta! E adesso si sale verso la bocchetta Chiaro. Dieci minuti circa per arrivarci, ma che pendenza! Arrivati alla bocchetta prendiamo un sentiero evidente a destra, molto bello perchè segue la cresta, e ci dà modo mentre saliamo di ammirare un panorama mozzafiato sul lago di Como poi attraverso un bosco di larici e abeti arriviamo su un punto panoramico dove troviamo una croce. …che non troviamo in cima!! Proseguendo per cresta arriviamo in cima dove appunto non troviamo  la croce, ma i resti di un piccolo “mausoleo” dedicato agli alpini, distrutto da un tuono. E qui c’è da perdersi nel raccontare la bellezza del paesaggio che ci circonda: il Lago di Como, il Lago di Mezzola e i Piani di Spagna, con tutte le cime intorno che fanno da cornice! Uno spettacolo! Dopo aver mangiato qualcosa e le varie foto, per scendere prendiamo un sentiero proprio sotto la vetta, che raggiunge l’Alpe Pescedo. Poi ci ricongiungiamo al sentiero dell’andata e torniamo alla macchina. Questo è un trekk escursionistico semplice, bello e appagante.

Oggi 27 agosto 2016 partiamo alla volta del Passo del Tonale(Bs), per ripercorrere uno dei camminamenti degli alpini durante la Grande Guerra, il Sentiero dei Fiori, sentiero che successivamente è stato in parte attrezzato come ferrata. Si sviluppa intorno ai 3000 m. di quota, e da qui si può godere di un fantastico panorama sulle vette e sui ghiacciai del gruppo dell’Adamello. Alle ore 8.30 siamo al Passo del Tonale, prendiamo la funivia che ci porta al Passo Paradiso m.2585, e da qui a piedi verso l’attacco della ferrata! In circa un’ora raggiungiamo il Passo del Castellaccio m.2963, dove troviamo i primi resti di reticolato in parte arrugginito; quindi imbrago, caschetto, kit ferrata e partiamo!! Con attenzione percorriamo questo sentiero dove incontriamo diverse grotte e cunicoli scavati che usavano per riparasi e difendersi. Arriviamo alla prima lunga passerella metallica (75m), qui man mano che la percorriamo sale l’adrenalina, complice il  vento e l’altezza! Subito un’altra passerella un pò più breve (55m), che però possono essere evitate utilizzando la galleria costruita nel 1918. Quindi arriviamo al bivacco Amici della Montagna: qui esploriamo le grotte scavate dagli alpini, utilizzate per gli attacchi ai nemici e per gli avvistamenti, e da qui saliamo alla Cima Lagoscuro, che si trova proprio sopra il bivacco, dove possiamo ammirare il lago omonimo. Dopo un breve ristoro e qualche foto ripartiamo: dapprima scendiamo una lunga gradinata e arriviamo al Passo Lagoscuro, dove troviamo un museo con le fortificazioni dell’epoca, e poi si va verso la Cima Payer! E ci arriviamo toccando a tratti il “filo di cresta”…..che spettacolo!! Ci troviamo a 3060 m., il ghiacciaio Presena imponente alla nostra destra, e le cime intorno a noi creano un’atmosfera indescrivibile. A malincuore però, dopo diversi scatti, ci tocca scendere, percorrendo una vera e propria ferrata, attrezzata con una catena: qui le ultime passerelle in legno, e l’esposizione a tratti verticali che si alterna a diversi tratti esposti, necessita di un passo sicuro. Arriviamo dopo circa mezz’ora al Passo Payer, m.2995, con un certo sollievo perchè la discesa  non era proprio una passeggiata…. Percorriamo quindi l’ammasso detritico per poi risalire al Passo Presena, a circa 3000 m. di quota. Da qui la funivia ci riporta al Passo Paradiso, e poi al Passo del Tonale. Un sentiero attrezzato molto interessante dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e storico. Ci è piaciuto parecchio, e lo consigliamo vivamente!

Oggi 1 novembre 2015, giornata splendida, ci avventuriamo per la Ferrata del Centenario C.A.O. al Monte Grona che si sviluppa proprio sulla cresta dei tre torrioni del Monte Grona. Partiamo dai Monti di Breglia(Co), dove lasciamo l’auto e da lì seguiamo un sentiero ben segnato che costeggia la montagna, fino a raggiungere il Rifugio Menaggio. Quindi prendiamo il cartello a sinistra che indica la via Ferrata,  giungiamo alla base dello sperone dove c’è la partenza. Già dalla partenza possiamo intuire come sia la ferrata….mmmhh!!! Subito verticale, ma si addolcisce poi, rimanendo comunque bella esposta, con tratti un po meno ripidi. Diciamo che si presentano diversi scenari: dall’attraversamento di un caminetto per superare un torrione, alla disarrampicata per scendere da un altro torrione e proseguire, al superamento di diverse placche in verticale… il terzo torrione è il più lungo ed esposto, dove si trova anche un attraversamento aereo di un canalino, quindi occorre passo deciso. Finalmente dopo quasi tre ore, vediamo la croce!! Siamo un po stanchi e provati, ma è lei… la vetta!!! Bellissimo arrivare in cima attraverso un percorso “alternativo”, è una bella soddisfazione, personale. Decisamente una ferrata coi fiocchi! Per il ritorno ci sono diverse alternative, per la Via Normale o per la Direttissima; noi optiamo per quest’ultima, più ripida ed esposta, che però offre degli scorci spettacolari. Per chi volesse approfondire questa ferrata consigliamo di andare su vieferrate.it oppure su ferrate365.it

Oggi 17 agosto 2015 ci troviamo in Svizzera, per l’esattezza in Val Bernina, al parcheggio della funivia che ci porta a Diavolezza, 2973 m., dove su consiglio di un amico ci apprestiamo a intraprendere la ferrata del Piz Trovat. Prendiamo la funivia e arrivati a monte, il panorama ci lascia senza parole: maestoso il Massiccio del Bernina davanti a noi!! A sinistra il Piz Trovat, dove siamo diretti, quindi scendiamo e ci dirigiamo verso il sentiero che ci porta all’attacco della ferrata. Ci prepariamo e partiamo: iniziamo con una scala, e proseguiamo poi su roccia e larghi pioli , che ci facilitano la salita; ad un certo punto arriviamo ad un bivio che ci dà la possibilità di scegliere se proseguire per il tratto più difficile o per il tratto più semplice, e noi optiamo per quest’ultimo. Ed eccoci arrivati ad un ponte sospeso che ci permette di attraversare la gola: bello! Senza particolari difficoltà l’attraversiamo, e dopo un ultimo tratto di parete verticale arriviamo finalmente in cima!! Evvai! Contenti di aver raggiunto i nostri primi 3000! E all’orizzonte una vista mozzafiato: il Piz Bernina e il Piz Palù, con i loro ghiacciai che scendono a valle. Qui non si risparmiano le foto…quindo mangiamo qualcosa, e poi scendiamo. Prendiamo il sentiero che attraverso roccette e gradoni ci riporta al Diavolezza, e qui invece di prendere la funivia decidiamo di scendere a piedi fino alla macchina, attraversando radure verdi e il piccolo laghetto di Diavolezza.  Bella ferrata! Nel complesso semplice perchè ben attrezzata, ma lo scenario di cui si può godere è unico!

Oggi raccontiamo il secondo giorno passato in Valle d’Aosta per l’esattezza in Valtournenche, dopo la bellissima giornata e serata di ieri ci prepariamo per l’evento “Walking day”, in compagnia delle Guide Alpine del Cervino per salire al Rifugio Duca degli Abruzzi all’Oriondé, e Croce Carrel con pranzo in compagnia di Hervé barmasse e della bravissima Kay Rush.

Ritrovo ore 9.30 presso la sede della società delle Guide Alpine del Cervino, arrivati tutti partiamo in direzione del rifugio, siamo un bel gruppetto di circa 15 persone e mentre la guida ci parla della valle e del Cervino, saliamo piano piano per un strada sterrata fino al Rifugio, da qui ci stacchiamo dal gruppo per raggiungere la Croce Carrel m.2920 con il nostro passo.

L’emozione è tanta, siamo al cospetto della Gran Becca (il Cervino), nel punto dove il grande Jean-Antoine Carrel, spirò nel 1891 e nell’ultimo punto dove l’escursionista può arrivare, dopo di che inizia la Via Italiana per la Cresta del Leone, che porta alla vetta del Cervino m.4478. Foto e poi giù verso il Rifugio dove è tutto pronto per il pranzo.

In molti hanno voluto partecipare a questa giornata e presso il rifugio ci sono moltissimi gruppi di persone, ma l’organizzazione è impeccabile e tutto si svolge in maniera ordinata, così tra le tante persone ritroviamo una coppia conosciuta alla serata di ieri e dopo aver pranzato insieme, ci incamminiamo fino a Cervinia.

Bellissima esperienza, appagante e interessante allo stesso tempo, e dopo questa due giorni di eventi , torniamo a casa con molte foto, un pò di sapere in più e due nuovi amici che come noi amano la montagna.

 

Garmin connect

A distanza di due anni, vogliamo ricordare due giorni passati in Valle d’Aosta, per l’esattezza in Valtournenche.

Luglio 2015, ricorre l’anniversario dei 150 anni della prima ascesa alla vetta della Gran Becca (il Cervino), così per l’occasione sono stati organizzati vari eventi e noi incuriositi abbiamo pensato di partecipare a questa iniziativa molto interessante.

Così partiamo alla volta della Valtournenche per questa due giorni dedicata al Cervino. Come primo giorno c’è in programma una serata dedicata al Cervino e alle persone che hanno fatto la storia di questa montagna, in particolare Jean-Antoine Carrel e Edward Whymper in compagnia di Reinhold Messner, Hervè Barmasse, Chaterine Destivelle e Simon Anthamatten il tutto presentato da Kay rush presso il centro congressi Billia di Saint-Vincent.

Arriviamo la mattina e pensiamo a una bella escursione da fare per conoscere questi luoghi, così optiamo per il Monte Pancherot da Perreres. Parcheggiamo l’auto nei pressi della Centrale Idroelletrica e partiamo a camminare alla sua sinistra; dopo aver attraversato un ponticello sul torrente Marmore prendiamo il sentiero 107 in direzione Finestra di Cignana.

Dopo aver passato un laghetto con un inquietante cartello, “attenzione vipere”, saliamo da prima attraversando un bosco, poi ripidamente raggiungiamo il vallone che in breve ci porta alla Finestra di Cignana m.2445, e da qui prendiamo il sentiero n.7 in direzione Monte Pancherot m.2616. In circa 40 minuti per un breve tratto di sentiero un po esposto ma solo in un paio di passaggi siamo in cima.

Bellissimo il panorama, a sinistra la Valtournenche, a destra il lago di Cignana con quel suo colore turchese contrasta l’ambiente circostante, purtroppo la giornata non è bellissima  e dopo pochi minuti le nuvole e la pioggia ci vengono a trovare così a malincuore scendiamo con anche qualche tuono in lontananza, raggiungiamo la finestra di Cignana. ce ancora tempo, le nuvole di pioggia sono andate via così scendiamo al lago di Cignana nei pressi di una chiesetta e in quel attimo di sole ne approfittiamo per rilassarci e mangiare qualcosa. Ci voleva! Così dopo un po torniamo indietro verso Perreres per il sentiero di andata, in tutto circa 5 ore di escursione in un ambiente spettacolare, soprattutto il lago con quel colore  turchese che difficilmente dimenticheremo.

Poi di ritorno a Saint-Vincent, doccia! Cena! E serata indimenticabile presso il centro congressi Billia.

 

Garmin connect

Oggi raccontiamo un’uscita con le Guide Alpine Lombardia, in occasione di un week end che hanno deciso di fare per promuovere il territorio e far conoscere la montagna e le sue bellezze.

Si tratta della Via Ferrata C.A.I. Mandello lungo il Sasso dei Carbonari, un sentiero in parte attrezzato poco difficile e molto panoramico, che per cresta arriva proprio sotto la cima del Grignone. Il suo nome deriva dall´antica presenza di fucine per la “fabbricazione” del carbone a mezzo di combustione anaerobica.

E’ il 12 luglio, partiamo dal Rifugio Bietti Buzzi, dove abbiamo pernottato, seguiamo il sentiero 26 (ignorando deviazione per il caminetto-segnavia 15)  che porta alla Bocchetta di Val Cassina, dove inizia la ferrata.

Da qui inizia un divertente sali scendi: tratti di sentieri esposti si alterano a salite attrezzate da catene e pioli: che spettacolo, il panorama circostante è bellissimo, e ci godiamo questo percorso quasi interamente aereo ma senza particolari difficoltà.

Inizialmente superiamo una parete verticale alta circa trenta metri, giungendo su un pendio erboso. Continuiamo, e arriviamo ad una placca alta una ventina di metri arrampicabile per riprendere la cresta, seguendola sino ad un intaglio.

Quindi alternando tratti di cresta superiamo gli ultimi gradoni, attrezzati, e sbuchiamo sulla cresta sud del Grignone: qui un bivio ci dà la possibilità di raggiungere in circa 20 minuti la vetta del Grignone m.2410, e quindi il rifugio Brioschi, oppure il caminetto attrezzato che porta al Rifugio Bietti. Noi optiamo per la prima, e in poco pù di mezz’oretta siamo al Rifugio! Che paesaggio!
Ci siamo rifocillati godendoci il panorama, e poi siamo scesi completando un anello: abbiamo preso la via della Ganda, per poi collegarci alla seconda parte della Cresta di Piancaformia.

E da qui siamo tornati a Cainallo, punto di partenza del giorno precedente.

Bellissima, ci è piaciuta un sacco, non è un percorso troppo difficile, ma comunque si sviluppa quasi interamente in cresta, quindi molto appagante dal punto di vista paesaggistico.