Ciaspolare, assaporare, godere…queste le tre parole che caratterizzano questa domenica 4 febbraio 2018. Ciaspolare nella neve fresca, assaporare i prodotti locali della Valtellina, e godere di un paesaggio incantevole. Sono le ore 8.15, parcheggiamo in località la Piana, ci armiamo di ciaspole e bastoncini e ci dirigiamo alla tappa n.1, l’Agriturismo “La Piana” m.1260, dove ci consegnano il tesserino che contrassegna le diverse tappe. Quindi dopo aver fatto colazione con thè caffè e dolci vari, partiamo!! In circa 30 minuti raggiungiamo la tappa n.2 in località Bollone di Sotto presso “Cà di Martinei” a quota 1390 m., dove ci gustiamo una merenda con thè, succo di mela caldo, bisciola e pane burro e marmellata, tutto buono!! Poi via verso la terza tappa, qui ci attendono Sciatt e vino, presso la “Cà del Girumin” m.1500, in località Bollone, dove arriviamo intorno alle 9.30. Dopo questa gustosissima pausa riprendiamo la nostra ciaspolata verso la tappa n.4: un sentiero in piano nel bosco ci porta in località Verdomana, dove presso la “Ca del Ricu” in collaborazione con gli “Amis de San Giuàn”, quota 1500 m., veniamo accolti da un coro accompagnato dalla fisarmonica in un contesto splendido! Il sole caldo, il panorama sulla Valtellina e i salumi e vino tipici ci fanno assaporare ancor di più questa giornata. Poco dopo, a malincuore lasciamo anche questa tappa, per andare verso al tappa n.5. Siamo quasi a metà percorso, e proprio dove il tratto diventa duro perchè inizia a salire, ci arrivano le grida di alcuni ragazzi dello staff che ci incitano!! Anche grazie a loro raggiungiamo la località Brione, dove la “Confraternita del Chisciol” m.1600, ci prepara dei fantastici Chisciol, una sorta di frittella di grano saraceno con cuore di casera sciolto. Una prelibatezza tipica di Tirano, mai provata, e credo che non la dimenticheremo! Arrivano le 10.30 circa, e la gente inizia ad aumentare…quindi via verso la tappa n.6. Ci alziamo un pò di quota, ci addentiamo nel bosco per poi uscire sulla piana, che bello il paesaggio innevato…attraversiamo anche una pista da sci, e qui vediamo la sesta tappa, in località Prato Valentino a quota 1800: un piatto caldo e abbondante di pizzoccheri preparati dall’Alpe Teglio, accompagnato da un bicchiere di vino, che ci gustiamo seduti al sole non ha prezzo!! Peccato andare via, questo piatto di pizzoccheri più che camminare ci fa venire voglia di sdraiarci al sole a fare un pisolino…ma ci aspettano i formaggi alla tappa n.7, quindi dopo un breve ristoro si riparte!E adesso il percorso è tutto in discesa: la neve è caduta il giorno prima, quindi è bella fresca, tanto fresca che ci fa sprofondare anche con le ciaspole. Quindi tra qualche risata e qualche caduta, arriviamo alla settima tappa…e siamo i primi!!!! Siamo in località Cà Cuntin, presso “Cà del Nanni” m.1655, e lo staff ci immortala in una bella foto in compagnia di persone dapprima sconosciute, diventate poi amiche durante il percorso. E tra una chiacchiera e l’altra ci gustiamo i nostri formaggi e noci con marmellata e miele. Tutto buonissimo! Qui la stanchezza e la sazietà iniziano a farsi sentire, ma non possiamo che continuare verso l’ottava tappa, quella dei dolci tipici!! Dopo una breve salita in mezzo al bosco scendiamo e arriviamo in località Prato Valentino Basso presso “Cà del Baghin”, quota 1632 m, dove ci aspettano dei dolci valtellinesi super, accompagnati sempre da un bel bicchiere di vino o del thè caldo. Quindi in compagnia dei nostri amici e del loro bellissimo cane, salutiamo lo staff della tappa n.8, e ci dirigiamo verso la nona tappa. Un falso piano e poi una bella discesa sulla neve fresca ci porta in località Agneda ,presso “Cà di Frametin” a quota 1578 m., dove gustiamo le tipiche frittelle di grano saraceno e mele, vere prelibatezze del territorio. accompagnate da un ottimo amaro. E purtroppo, dopo un bel caffè, dobbiamo salutare lo staff sempre gentilissimo, e quindi concludere questo bellissimo percorso. Riprendiamo il giro ad anello che nel bosco si ricongiunge al primo tratto percorso all’andata, Arriviamo alla macchina alle ore 14.30 circa, un pò stanchi ma pienamente soddisfatti.
E’ stata una giornata che ricorderemo, la perfetta organizzazione ci ha permesso di gustare tante specialità del territorio ciaspolando lungo un percorso ad anello in una bellissima località.
Domenica 21 gennaio, una data da ricordare, essendo per noi la prima volta sul ghiaccio verticale! Oltrelaverticale Guide Alpine organizza diverse giornate per scoprire la scalata su cascate di ghiaccio, e noi non potevamo non approfittarne per cimentarci in questo ambiente che da qualche tempo ci incuriosisce. Così ci organizziamo con Matteo Piccardi per questa domenica: ore 6.00 ritrovo a Bione (Lc), destinazione Ponte di Legno (Bs). Angelo3Chiara, Alex e Gabriele, si conquistano questa giornata alla scoperta del ghiaccio, insieme ai ragazzi del corso base. Giunti a Ponte di Legno alle ore 9.15 prendiamo la seggiovia che ci lascia al ristorante Capanna Valbione. Da qui seguiamo il sentiero sulla destra che in circa 40 minuti ci porta alle cascate della Valbione, Conca di Brivido Caldo, un anfiteatro naturale immerso nella neve fresca scesa durante la notte. Giunti alle cascate ci prepariamo: ramponi, imbrago, guanti e casco, pronti per scalare. Fa freddo! Il sole si nasconde! E noi? Lì,, catapultati in un ambiente a noi sconosciuto, ma la compagnia e le guide alpine ci aiutano a sentirci a nostro agio…e in un attimo ci troviamo a scalare la parete di ghiaccio davanti a noi. Sensazioni ed emozioni ci attraversano: le picche tra le mani, i polpacci in tensione, il ghiaccio che si rompe, e il freddo…tutti elementi che noi viviamo in modo intenso. Dopo alcune salite iniziamo a capire il ghiaccio, quindi iniziamo a divertirci, ma la stanchezza si fa sentire, e purtroppo ci condiziona le salite successive. Così arriva l’ora di rientrare , il sentiero in discesa prima della seggiovia ci regala gli ultimi momenti in questo luogo magico, e in circa 40 minuti siamo alla seggiovia, e poi alla macchina. Prima del rientro a Bione, ci fermiamo a bere una birretta e a mangiare un panino mentre ci raccontiamo la giornata appena trascorsa.
Che dire? Il ghiaccio è stata una nuova esperienza, dove la parola che più si addice per descriverla è “magica”…Matteo Piccardi è stato il nostro direttore d’orchestra e noi con gli strumenti a nostra disposizione abbiamo fatto del nostro meglio per suonare una “magica sinfonia”..di ghiaccio
Oggi raccontiamo un sabato di arrampicata. Finalmente dopo quasi 10 mesi torniamo a scalare da soli una via di più tiri. Andiamo verso Introbio, provincia di Lecco, alla Rocca di Baiedo, un panettone roccioso che vista la posizione strategica fin dal Medioevo era sede di un castello fortificato. Ora è meta di tanti appassionati scalatori, che si cimentano nelle classiche vie di più tiri su questa parete di oltre 100 m. Sono le 9.30, parcheggiamo l’auto, il sole splende ma la temperatura è un pò fredda, così ci prendiamo un caffè al bar in attesa che la temperatura si alzi. Sono le 10.00 attacchiamo “Folletto”, siamo un po tesi ma fiduciosi di riuscire nel nostro obiettivo: e via chiudiamo i tre tiri di Folletto, da qui ci si può calare ma noi decidiamo di continuare e dopo un tiro nel bosco andiamo a prendere gli ultimi tre tiri di “Solitudine”, spettacolo! Dopo circa 3 ore siamo in cima alla Rocca di Baiedo! Contenti e soddisfatti! Poi per il sentiero che va a sinistra passiamo attraverso i resti della Rocca, scendiamo nel borgo di Baiedo e torniamo alla base della parete, per poi raggiungere la macchina.
Bella scalata, in totale 7 tiri, dal 4a al 5b con una sviluppo di circa 170 m, soste ben attrezzate dato anche dalla recente sistemazione da parte delle Guide Alpine.
Primo gennaio 2018!! Siamo in Liguria e dopo la pioggia della notte di S.Silvestro al mattino il cielo è ancora grigio, ma non piove così ci muoviamo in direzione Toirano, per rifare un giro percorso alcuni anni fa. Parcheggiamo l’auto e alle ore 10.00 iniziamo l’escursione, prendendo la strada per Borgata Barescione, borgo caratteristico, e seguendo i segni rossi e gialli ci troviamo ad attraversare un torrente per poi iniziare a salire per un sentiero, fino a raggiungere il Ponte dell’Utra, antico ponte ad un’arcata che, vista la sua maestosità ha dato il nome al Rio che scorre sotto di esso, ovvero il Rio del Ponte. Giunti al ponte dopo mezz’ora circa di cammino, pensavamo di attraversarlo per raggiungere Balestrino, ma nei pressi del Ponte dell’Utra notiamo un piccolo cartello di legno con scritto”Madonna di Balestrino”…allora dopo un breve consulto decidiamo di intraprendere questo sentiero per il santuario, già visto alcuni anni prima in un’altra escursione. Da subito si sale, e dopo pochi minuti si raggiunge una strada sterrata, l’attraversiamo e continuiamo a salire ripidamente nel bosco, reso scivoloso dalla pioggia della notte. E’ mezzogiorno e finalmente arriviamo al Santuario della Madonna di Balestrino, per questo sentiero ben visibile ma non segnalato, e dal piazzale antistante al santuario prendiamo il sentiero a destra che porta la Monte Acuto m.747; alle spalle del Santuario invece parte il sentiero che porta al Forte di Poggio Grande, che noi abbiamo già visitato in una precedente escursione. Il sentiero parte in cresta , e in un saliscendi di rocce e prati arriviamo in vetta!! Sono le ore 13.00, dalla cima in questa bellissima giornata di sole possiamo godere di un panorama che spazia a 360 ° intorno a noi: a sinistra Finale Ligure e Loano, e alla nostra destra Albenga e Alassio. C’è vento ma non troppo forte, il sole ci scalda e dopo qualche foto, decidiamo di scendere per il versante opposto. Durante la discesa prestiamo attenzione a non sbagliare direzione, e anche con l’aiuto del nostro garmin giungiamo ad un cartello (il primo dopo quello del Santuario) con riportati le iniziali “TA” di Terre Alte, nel senso opposto al nostro. Dopo alcuni minuti di ricerca troviamo il sentiero! Meno male! Così iniziamo a scendere verso Toirano seguendo i colori giallo-rossi, arrivati a un bivio andiamo a sinistra per un sentiero privo di segni che ci porta a Toirano proprio nel punto dove abbiamo iniziato l’escursione. Arriviamo alla macchina per le ore 15.00 circa.
Bel giro ad anello, non particolarmente impegnativo ma da non sottovalutare per la poca segnaletica dei sentieri, richiede quindi un minimo di esperienza e orientamento.
Siamo arrivati alla fine di questo 2017, anno in cui Angelo3Chiara.it è diventato realtà, e come di consueto per la fine dell’anno torniamo in terra ligure, per finire come abbiamo iniziato. Oggi siamo a Ventimiglia, per l’esattezza a Olivetta San Michele, comune italiano di 225 abitanti della provincia di Imperia, e proviamo a raggiungere il Monte Grammondo. Sono le ore 8.30, e noi iniziamo la nostra escursione, con un tempo che non è dei migliori con nuvole basse e molta umidità così attraversiamo il piccolo borgo di Olivetta, scendiamo verso il ponte Ronconi m.215, e dopo averlo attraversato seguiamo i cartelli per il Monte Grammondo. Iniziamo a salire faticosamente per un interminabile sequenza di tornanti fino a raggiungere la cima Rovere, da qui il sentiero si fa più dolce e dopo un tratto su sfasciumi raggiungiamo un tratto con grandi accumuli di pietre staccatosi dal Monte Butetta e dopo circa 2 ore di cammino arriviamo a un bivio. Qui il sentiero lascia spazio ad una vecchia strada militare, dove a sinistra troviamo il Rifugio Gambino. Noi continuiamo a salire tralasciando le indicazioni per il passo Traittore, e da qui troviamo dapprima il relitto di un auto abbandonata da molti anni, lì dove è stata lasciata a suo tempo, poi giunti ad un altro bivio continuiamo a salire e passati alcuni resti di costruzioni militari, arriviamo all’ultimo tratto di sentiero che porta alla vetta del Monte Grammondo m.1378. Sono le ore 12.00, e siamo in cima!! Un manto di nuvole copre il paesaggio sottostante, il sole ci scalda, e noi ammiriamo senza parole lo scenario ai nostri occhi. Scattiamo diverse foto in vetta, quindi ci spostiamo verso l’altra croce più grande proprio sul confine con la Francia. Ci ristoriamo e godiamo di questo momento di pace, noi soli su questo monte, non difficile da raggiungere tecnicamente ma comunque va conquistato con pazienza, attraverso un sentiero ripido nella prima parte, dolce nella seconda, largo nella terza, e appagante nell’ultimo tratto in cresta prima della gioia finale dopo quasi 3 ore e 30 di cammino. Per il ritorno seguiamo il percorso dell’andata e in circa 3 ore siamo alla macchina
Ieri, 27 dicembre, era una giornata nevosa in montagna, così non potevamo non sfruttare la giornata di oggi, sole e neve fresca! Pensiamo alla Val Gerola, quindi sveglia presto e via.
Alle ore 8.30 arriviamo a Fenile, frazione di Gerola Alta, con un pò di attenzione visto le strade particolarmente bianche. Quindi iniziamo la nostra ciaspolata verso il Rifugio Salmurano. Non siamo soli, molti appassionati di sci alpinismo salgono dal sentiero, così seguendo le loro tracce riusciamo a salire fino a Pescegallo: la neve è molta, soffice e bianchissima, il paesaggio è bellissimo. In circa un’ora siamo a Pescegallo, qui il gatto delle nevi è all’opera per preparare le piste per gli sciatori. Prendiamo la pista già battuta e saliamo fino al Rifugio Salmurano m.1848, nel frattempo qualche ardito sciatore affronta le prime discese in un mare di neve freschissima. E’ bellissimo vedere l’effetto del vento che soffia la neve dalla cime, con il sole che illumina le creste da dietro, uno spettacolo. In circa un’ora siamo al rifugio: fa parecchio freddo, e ci affrettiamo ad entrare per scaldarci davanti al camino. Dopo esserci scaldati e rifocillati riprendiamo la via dell’andata per tornare.
Bella escursione, non troppo impegnativa e ben servita sia dagli impianti che dai vari ristori, forse un luogo più adatto agli sciatori che non ai ciaspolatori, però vale sicuramente la pena fare un giro.
Giornata nuvolosa, oggi è prevista anche neve, e rimaniamo sui monti vicino casa: I Corni di Canzo. Questa volta però andiamo dal paese, e percorriamo l’intera cresta di Cranno per arrivare in cima al Corno Occidentale. Partiamo alle 7.30 dal cimitero di Canzo, e saliamo per la via Alcide De Gasperi, poi a sinistra per il sentiero naturalistico dello spaccasassi, che in circa 20 minuti ci porta alla cresta di Cranno, che prendiamo andando a destra. Quindi iniziamo a salire, il percorso è lungo, e si sviluppa in modo costante nel bosco. Vediamo anche un sasso che viene usato per fare boulder “Il Sasso dei nani”..così…in mezzo al bosco…continuiamo, ci soffermiamo al Sass De La Préa, e continuiamo verso il Corno Occidentale, che ad un certo punto scorgiamo tra gli alberi. Passiamo la colletta dei Corni, e ci sorprende anche la neve!! Ghiacciata, sembra quasi portata dal vento, ma in realtà non è così perchè ci accompagna per tutto il restante giro. Che freddo!! Noi continuiamo ovviamente, non ci ferma nessuno! Alle 10.00 circa arriviamo finalmente alla base del Corno, e ci vestiamo perchè l’aria si è fatta più gelida! Prendiamo il sentiero n.1, che in circa 30 minuti ci porta in cima al Corno Occidentale: bella e panoramica la piccola cresta che percorriamo, purtroppo resa un pò scivolosa dal nevischio che non molla! Arriviamo in cima, foto di rito, e poi scendiamo subito; il diedro che facciamo a scendere è altrettanto scivoloso, lo facciamo con attenzione, e arriviamo alla Forcella dei Corni. Nel frattempo si erano fatte le 11.00. L’intenzione era di fare tutti e tre i Corni, ma visto che la neve non smetteva, abbiamo deciso di rimandare, e scendere all’Agriturismo Terz’Alpe, Qui mangiamo qualcosa e ci avviamo verso il sentiero del ritorno, passando da San Miro e dalla Fonte Gajum, e quindi concludiamo il nostro giro ad anello. Alle 13.30 siamo alla macchina. Bella giornata, questo è un bel giro di 15 km circa che può essere fatto in qualsiasi periodo dell’anno.
La neve ha iniziato a cadere e noi ne approfittiamo subito per la prima ciaspolata della stagione 2017/18. Come ogni grande giornata, sveglia presto, prepariamo le nostre cose e via direzione Bormio. Sono le ore 9.30, il termometro segna – 5, e dopo aver parcheggiato l’auto in prossimità del tornante in località Arnoga, iniziamo la nostra escursione verso il Rifugio Viola attraversando tutta la Val Viola Bormina. La prima parte del sentiero è battuto e con poca neve, quindi le ciaspole non servono, ma dopo circa un ‘ora e mezza, in prossimità del parcheggio Altumeira m.2065 le indossiamo, quindi iniziamo a salire dolcemente. Dopo poco usciamo dal bosco e il panorama si apre sull’Alpe Dosdè m.2129, posta sul fondo della valle all’imbocco della Val Dosdè , e di fronte le cime con il Corno Dosdè, un vero spettacolo! Noi proseguiamo e dopo aver passato le baite Altumeira m.2125 giungiamo ad un bivio, la traccia va a sinistra ma noi andiamo a destra in direzione Rifugio Viola. Così iniziamo a tracciare la via verso il Rifugio, alternandoci, poichè la neve è molto soffice, e così a fatica raggiungiamo l’imbocco della piana dove il Lago Viola riposa sotto una coltre di neve e sullo sfondo in lontananza vediamo il Rifugio Viola m.2314. La temperatura è rigida, non siamo mai saliti sopra lo zero e qui la temperatura è ancora più bassa, le dita dei piedi iniziano a non sentirsi più, ma la voglia di raggiungere la meta ci dà la forza per andare avanti. Sono le ore 12.00 e in circa 45 minuti siamo al Rifugio Viola! E qui non ci sono parole né foto che possono descrivere la gioia, ma anche la sofferenza, nell’essere arrivati fino a qui! Soli nella valle con il termometro sotto lo zero di più di 10 gradi, seduti sull’unica panchina non coperta di neve davanti ad un tiepido sole che comunque non riesce a scaldarci!! Non so perché lo facciamo, l’unica cosa è che ci fa stare bene, la natura anche in questo contesto severo ci regala qualcosa, senza il bisogno o la pretesa di raggiungere cime importanti..Dopo pochi minuti di relax …via…riprendiamo di buon passo le tracce che noi abbiamo fatto poco prima e in circa un’ora siamo alle baite Altumeira.
Per il ritorno riprendiamo la strada dell’andata e per le ore 16.00 siamo alla nostra auto.
Giornata memorabile di quelle che racconteremo, per il freddo e per la sensazione di essere stati soli nella natura
Sabato sera siamo invitati a cena da amici e tra una chiacchera e l’altra ci si organizza per la domenica, Simone ci propone di andare a scalare allo Zucco dell’Angelone, via Lumaca di Vetro, visto che noi l’abbiamo già iniziata l’anno scorso e sappiamo dove si trova. Non male! Una buona occasione per rimetterci in pista! La via si trova sul secondo Sperone allo Zucco dell’angelone, in località Barzio, ha uno sviluppo di 120 m., massimo 6 lunghezze dal 4c al 5c obbligato, con difficoltà non eccessive ma continue. Ore 9.30 siamo al parcheggio dei Piani di Bobbio, il vento che era forte al nostro risveglio sembra essersi placato, il sole splende, e noi ci incamminiamo per il sentiero che porta all’attacco della via. Con calma ci prepariamo e alle ore 10.30 partiamo. Il primo tiro è tutto all’ombra, e il freddo si fa sentire!! Le dita sembrano staccarsi dalle mani, e quindi con un po’ di fatica arriviamo alla prima sosta. Da qui in poi siamo al sole, e un tiro dopo l’altro arriviamo all’ultimo: il diedro bianco, a detta di molti il più bello della via. E qui diamo il meglio di noi: con forza, concentrazione e un po’ di ironia, raggiungiamo finalmente Simone all’ultima sosta! Sono le ore 13. Grandi! Che squadra! Simone si complimenta con noi, ma il merito è suo che l’ha tirata tutta, quindi grande Simone!! Dopo le calate torniamo alla base. Ma prima di tornare a casa, panino e birra all’Alva al Colle di Balisio!! Ci rifocilliamo mentre scambiamo le nostre impressioni sulla via.
Splendida giornata, bella via e ottima compagnia!
Wow!! Domenica ricca!! Ghiaccio, neve e molti laghi. Ore 8.00 siamo a Carona, in Val Brembana, provincia di Bergamo, il termometro segna 0°, e noi iniziamo la nostra escursione. Prendiamo il sentiero 211 in direzione Laghi Gemelli: il sentiero da subito guadagna pendenza e tra i vari tornanti a tratti ghiacciati giungiamo ad un bivio dove la segnaletica da’ il 213 per il Rifugio Calvi, quindi proseguiamo fino ad una scritta sulla roccia che ci indica il Lago Becco e il Lago Colombo. Lo seguiamo a sinistra e dopo circa 1 ora e 45 giungiamo al Lago Becco m.1872, bellissimo, per metà ghiacciato. Lo passiamo a sinistra su un sentiero evidente, e dopo il lago inizia la neve! Da qui la traccia diventa più difficile da trovare ma noi grazie al nostro Garmin ritroviamo il sentiero n.250, e dopo aver passato il Lago Colletto iniziamo a salire verso il Lago Colombo m.2046, e dopo circa 1 ora e 15 dal Lago Becco arriviamo alla passerella che ci porta sul versante opposto della Valle. Qui la neve è tanta! Circa 60 cm, così tra un passo e l’altro giungiamo al sentiero che ci porta ai Laghi Gemelli, ma noi andiamo a sinistra verso il Lago Colombo. Giunti allo sbarramento del bacino il vento e il freddo la fanno da padrone. L’ambiente è stupendo! Giusto due foto e via, troppo freddo! Scendiamo verso i Laghi Gemelli per il sentiero 214. Da qui il cammino è tutto in ombra quindi stiamo molto attenti, in alcuni tratti non c’è traccia nella neve, ma riusciamo ad arrivare alla diga dei laghi senza problemi . Bellissimo!! Il sole splende sui Laghi Gemelli e noi godiamo di questo momento speciale. Qualche foto, e poi andiamo verso il Rifugio, che purtroppo è chiuso. Facciamo una pausa seduti al sole fuori dal Rifugio, e dopo qualche minuto ripartiamo per tornare a Carona. Sono le 12.30 e ci incamminiamo per il sentiero 213 in direzione Carona; dopo circa 30 minuti arriviamo al Lago Marcio m.1841 che troviamo alla nostra destra, e a sinistra c’è il Lago Pian delle Casere, sostiamo qualche minuto e da qui prendiamo il 211 per Carona. Il sentiero costeggia il Lago Marcio, in un ambiente unico, fino a giungere allo sbarramento dove iniziamo la discesa per il sentiero che abbiamo percorso all’andata. Con molta attenzione lo percorriamo , poichè ghiacciato in diversi tratti, e in circa 2 ore e mezza dal Rifugio Laghi Gemelli siamo finalmente a Carona.
Escursione unica!! Ambiente spettacolare!! Dai laghi alle valli, il tutto reso speciale dalla neve, un insieme di emozioni, e noi siamo felici di essere qui in questa giornata splendida!
Un grazie all’amica Anna che ci ha suggerito questo splendido giro
In questa domenica di metà novembre decidiamo di andare ai Corni di Canzo, più precisamente al Corno Occidentale, con partenza proprio da Valbrona in prossimità dell’Alpe Oneda m.719. Per questo giro non siamo soli, c’è anche Stefano, la nostra “Mascotte”, che ogni tanto ci accompagna nelle nostre avventure in montagna. Ore 8.30, parcheggiata l’auto in prossimità della stanga, imbocchiamo la strada e con qualche taglio, giungiamo all’Alpe di Pianezzo m.1239 in circa un ora e mezza, da qui si apre una bellissima vista: il Lago di Como e tutte le montagne innevate che fanno da sfondo. Sempre bello!! Qualche foto e poi via, direzione Corno Occidentale! Puntiamo il Rifugio SEV, lo passiamo a destra e saliamo alla forcella dei Corni m.1298, poi a destra e dopo pochi minuti le prime facili roccette in verticale ci permettono di arrivare alla base del Corno, da qui inizia l’adrenalina, e il vero divertimento per Stefano. Così dopo aver indossato la GoPro iniziamo a salire… Bellissimo!!! Stefano sale bene e sicuro di se, noi dietro, attenti e molto divertiti. Dopo qualche minuto di salita, con qualche passo agile tra le rocce, arriviamo in vetta!!! Che spettacolo il panorama, reso tra l’altro più affascinante dal tempo che sta cambiando: le nuvole che gradualmente coprono il cielo, permettono ai raggi di filtrare e creare dei bellissimi giochi di luce. Quindi la vista sul Lago di Como, sui laghi di Pusiano, Annone, e sulle montagne circostanti ci lascia senza parole…. E dopo esserci congratulati con Stefano per la sua conquista, decidiamo di scendere anche perchè il tempo sta peggiorando, foto, video, e poi giù; con molta attenzione, disarrampichiamo le roccette per arrivare alla base del Corno poi per il sentiero di salita torniamo all’Alpe di Pianezzo, qui facciamo una pausa sulla panchina di legno con vista Lago, e dopo 10 minuti ripartiamo. Anzichè prendere però la strada che ci riporta al punto di partenza, seguiamo il cartello CAI sulla sinistra che ci indica Oneda, passando per la Val Cerrina, ormai giunti a destinazione, passiamo dal “Cagett”, casa di un nostro caro amico, Paolo che troviamo.
E’ mezzogiorno e siamo alla macchina, contenti e soddisfatti, in perfetto orario per andare a pranzo al bar ristorante Oneda nei pressi della stanga, festeggiando il compleanno di Zia Maria!!!
Oggi decidiamo di passare la nostra giornata con TREKKING ITALIA : quindi con l’accompagnatore Giacomo e un bel gruppo di persone che condivide la nostra passione per la montagna ci spostiamo nella bergamasca. Faremo un bel giro ad anello: percorreremo una bellissima cresta che divide la Val Brembana dalla Val Brembilla, vedremo il Castello della Regina m.1424, e quindi la Corna Camoscera m.1343.
Da Zogno (Bg) in auto saliamo fino a Catremerio di là m.988, dove parcheggiamo l’auto. Sono le 9.30, attraversiamo il caratteristico borgo, e dopo una breve visita, prendiamo a sinistra il sentiero 595, e ci inoltriamo nel bosco. Saliamo finchè arriviamo ad una selletta, e qui deviamo a destra su un punto panoramico, che ci dà modo di ammirare le montagne che fanno parte delle Prealpi Bergamasche: il Pizzo Arera, l’Alben,il Monte Menna e il Monte Grem. Bellissimo trovarsi davanti a tale maestosità…scattiamo qualche foto, quindi riprendiamo il percorso lasciato, e dopo qualche roccetta arriviamo in cresta: che bella la sensazione che si prova camminando sul crinale che separa la Val Brembana alla nostra destra, dalla Val Brembilla, alla nostra sinistra. E mentre a destra abbiamo i monti delle Prealpi Bergamasche, alla sinistra possiamo ammirare alcune montagne delle Prealpi Lombarde, come Il Resegone e il gruppo delle Grigne. E più a sinistra la Valle Imagna. Che spettacolo! Arriviamo al Castello della Regina m.1424, purtroppo i resti che rimangono. Dopo una breve sosta in cui Giacomo ci racconta la storia del Castello e le diverse leggende che l’accompagnano, riprendiamo il nostra cammino verso la Corna Camoscera. Torniamo indietro per un breve tratto, e al cartello che troviamo scendiamo a destra: qui un sentiero ripido ci porta alla base del Corno, e qualche catena e un paio di scale ci aiutano a salirlo, e ad arrivare in cima, dove una grande croce sovrasta il paesaggio. Che dire…stupendo! Panorama a 360° sulle Valli circostanti, e noi ci godiamo la vista, contenti di essere arrivati finalmente in vetta! Erano le ore 13.00 circa, dopo una breve sosta, tante foto, qualche snack ci decidiamo a scendere, anche se a malincuore …. ma solo perchè ci aspettava una gustosa merenda!! Scendiamo alla base del Corno, e attraversiamo il fitto bosco: sul corno sono presenti anche vie di arrampicata e mono tiri, e notiamo diversi arrampicatori che si divertono su questa roccia dolomia che dicono essere fantastica. E per raggiungere la vetta del Corno c’è anche una ferrata.
Giungiamo dopo circa un paio d’ore al borgo di Cavaglia m.835, dove grazie a Giacomo e ai nostri compagni di avventura possiamo gustare una fantastica merenda a base di salame, formaggio d’alpeggio e vino. Dopo questa gustosa pausa si sono fatte le ore 15.30 circa, e riprendiamo il nostro giro ad anello, che ci porta alla Località Boschelù m.733, all’antico borgo Fienili m.860, quindi a Catremerio di qua, e finalmente a Catremerio di là. La stanchezza si fa sentire, anche perchè avevamo percorso circa 12 km con 900 m. di dislivello, però il fantastico tramonto che ci si presenta davanti ci fa dimenticare tutto: colori stupendi, tonalità dal rosso, all’arancione, al giallo e al rosa, che continuano a cambiare ai nostri occhi. Erano circa le 17.30. Stanchi ma contenti ci salutiamo, ed è un arrivederci alla prossima escursione.
Che dire, è stata una bellissima gita, organizzata alla perfezione: grazie all’associazione e ai nostri compagni di viaggio, abbiamo passato una bellissima giornata!
Oggi è il 15 ottobre, una giornata spettacolare, bella e calda, e scegliamo un monte sopra casa nostra, il Monte San Primo.
Alle 8 partiamo dalla Colma di Sormano, e optiamo per il sentiero per cresta, secondo noi più bello di quello più comodo che segue il crinale, perchè percorre la cresta della montagna fino alla vetta. La parte iniziale è nel bosco, bellissima atmosfera creata dai colori autunnali con i raggi del sole che filtrano dall’alto. Dopo un breve tratto, una mezz’oretta circa, il bosco si dirada e lascia spazio al prato, e qui iniziamo a salire a sinistra verso l’Alpe Spessola. Passiamo il laghetto, azzurro e limpido come il cielo in questa bella giornata che pare estiva; saliamo ancora e quindi partiamo in cresta. Mezz’oretta di buon passo, incrociamo anche un gregge di capre, e ci godiamo il momento osservando il paesaggio intorno a noi. Alle ore 10 arriviamo in vetta! Inutile descrivere la bellezza del panorama, che conosciamo bene ma ogni volta ci lascia senza parole: e i colori autunnali che colorano le montagne. Bello, scattiamo qualche foto, e uno snack mentre ci godiamo questi attimi di pace.
Mezz’oretta circa e ripartiamo. Questa volta scegliamo il sentiero comodo anzichè la vetta, che percorre il crinale destro del Monte; ripassiamo dal laghetto dell’Alpe Spessola, questa volta occupato dalle mucche al pascolo, ci inoltriamo nel bosco, e alle ore 12.00 arriviamo alla macchina.
Bella escursione, classica e tranquilla ma offre un panorama che ogni volta stupisce, perchè varia a seconda del tempo e della stagione. Adatto a tutti
Stamattina sveglia presto! Ore 6.00 si parte, destinazione Parco Nazionale Val Grande, per la precisione andiamo a Cicogna, paesino di 16 abitanti in Val Pogallo, in provincia di Verbania. Sono le 8.00 e siamo Cicogna, ci siamo solo noi, l’aria è frizzante e così ci affrettiamo a partire per la nostra escursione della giornata, l’obiettivo è la Cima Sasso, spettacolare balcone sulla wilderness. Iniziamo a salire verso Alpe Prà attraversando antichi terrazzamenti e dopo averli superati inizia una mulattiera ben conservata; in circa un’ora ci porta al Rifugio “Casa dell’Alpino” presso l’Alpe Prà. Da qui continuiamo seguendo le indicazioni Cima Sasso e dopo aver superato “l’intaglio” tra le rocce passiamo nell’altro versante, verso l’Alpe Leciuri. Giunti all’Alpe Leciuri m.1311, ci soffermiamo un attimo a godere della vista di tutta la Val Pogallo e le varie cime. Ripartiamo seguendo le indicazioni a sinistra verso un bosco di faggi fino a giungere alla colma di Busnello, dove un gregge di pecore ci viene incontro guardandoci e annusandoci, e dopo qualche carezza riprendiamo il cammino verso la cima. Da qui il sentiero corre per uno splendido crinale con alcuni passaggi su roccette, e poi per sfasciumi si giunge in cima! Arrivati sulla sommità nessuna croce, solo rocce e nuvole, che ci avvolgono in un umido abbraccio, così dopo aver firmato il libro di vetta e aver scattato alcune foto scendiamo. Durante la discesa una corrente d’aria soffia via le nuvole così si apre davanti a noi un panorama stupendo! Il Lago Maggiore, il Lago d’Orta e al centro Mottarone, così ne approfittiamo per mangiare qualcosa godendo di questa vista unica.
Prima di fare rientro a Cicogna, nei pressi dei ruderi dell’Alpe Prà visitiamo il masso coppellato, una grande lastra di roccia che domina la valle con incise circa 30 coppelle, alcune unite da dei canaletti, segni della passata presenza umana in questa area. Riprendiamo quindi la mulattiera e alle 14 circa siamo alla macchina.
Bellissimo ambiente, ricco di storia e allo stesso tempo selvaggio, ci ha colpito in particolare il sentiero, molto vario e panoramico nella secondo parte.
Oggi domenica 3 settembre, è una giornata limpida e soleggiata, e alle 17.30 decidiamo di andare a vedere il tramonto, da dove? Pensiamo al Monte Barro. Così dopo aver verificato il tramonto del sole, alle ore 19.58, ci prepariamo e partiamo. Ore 18.30 parcheggiamo l’auto: pensavamo di arrivare fino all’Osservatorio all’interno del Parco Monte Barro, ma a un certo punto troviamo il divieto di proseguire, e da dove abbiamo lasciato l’auto danno un’ora per la vetta. Ok, bastoncini alle mani, e andiamo. Partiamo su mulattiera con una pendenza non eccessiva, passiamo l’osservatorio e l’Eremo, e dopo poco meno di un’oretta arriviamo in cima. Percorrendo il sentiero abbiamo modo di vedere tutto il panorama intorno a noi, che con questa bella giornata è veramente uno spettacolo! E in vetta la vista è ancora più bella: i laghi di Annone, Pusiano e Alserio in basso, insieme ad un ramo del lago di Como sulla sinistra, e l’altro ramo sulla destra, sovrastati del Massiccio del Resegone, Il Moregallo, il Coltignone. il Cornizzolo, e i Corni di Canzo insieme al Monte Rai. Tutti i nostri monti che fanno da cornice a questo quadro dipinto dalla natura. Immortaliamo con le foto il panorama a 360° intorno a noi, e lentamente il sole cala: è arrivata l’ora del tramonto. Davanti a noi abbiamo il Cornizzolo che non ci dà la possibilità di vedere la palla infuocata che si nasconde dietro alla montagna, ma questo ci permette di delineare il contorno di essa, sembra quasi un disegno. Piano piano cala il buio, e iniziano ad accendersi le luci dei paesi sotto di noi: bellissimo. Però a questo punto anche se dispiaciuti iniziamo a scendere: fa freschino!! Ore 20.10 scendiamo, e alle 20.45 siamo alla nostra auto. Sempre bello ed emozionante osservare le bellezze che la natura ci regala.
Ultimo week end prima del rientro al lavoro…decidiamo di passarlo al mare, nella zona del finalese ligure. Così venerdì sera si parte! Sabato siamo in spiaggia a rilassarci sotto l’ombrellone e tra un bagno e l’altro parliamo già di un eventuale giretto per la domenica. Quindi in questo 27 agosto 2017 siamo a Finalborgo, da qui iniziamo la nostra escursione. Sono le 9.00 e noi siamo pronti, ci dirigiamo quindi verso il Castel Gavone, situato presso l’odierna frazione di Perti a Finale Ligure, un tempo sede principale dei marchesi Del Carretto, e da integro era uno dei castelli più belli d’Italia. Poi continuiamo verso la Chiesa di San Sebastiano, ammiriamo sulla nostra destra la chiesa dei Cinque Campanili, e poi seguiamo la strada asfaltata fino a Case Valle. Da qui prendiamo la destra in direzione delle placche sopra il paese, seguiamo le indicazioni del sentiero “Ermano Fossati”, e poco dopo troviamo una deviazione a sinistra: proprio qui nel 2015 visitammo la grotta dell’Edera, una bellissima grotta con un caratteristico arco naturale, chiamata così perchè un tempo una grande pianta di edera ricopriva gran parte delle pareti interne, ma con il proliferare di nuove vie d’arrampicata al suo interno è scomparsa. Quindi tornando sui nostri passi, proseguiamo fino al bivio seguente dove seguiamo i tre bollini rossi e andiamo a sinistra. Il sentiero si snoda sulla sommità del Monte Sordo, tra pareti strapiombanti e un bosco di querce per poi scendere verso la Grotta di Arma Pollera, un luogo molto suggestivo, la cui cavità è costituita da un vastissimo antro con il pavimento in leggera discesa, fiancheggiato a sinistra da un bellissimo arco naturale. Dopo le consuete foto alla grotta riprendiamo il sentiero e giunti al bivio, andiamo a destra seguendo sempre le indicazioni “Ermano Fossati”, e dopo un breve tratto in salita siamo nel pianoro chiamato Pian Marino. Dopo un breve ristoro all’ombra con della frutta, riprendiamo a camminare in questo prato, purtroppo ingiallito dalla siccità e dal caldo torrido di questa estate 2017. Stando attenti si vede l’indicazione del sentiero “Ermano Fossati” che ci manda verso destra salendo tra la boscaglia passando per una vecchia cava fino a raggiungere il punto più alto del nostro giro, nei pressi del Bric dei Frati. Dopo aver pranzato continuiamo il nostro giro e giunti all’ennesimo bivio, tentiamo la destra, da qui si cammina in un fresco bosco, tra terrazzamenti costruiti dall’uomo a testimonianza di un tempo ormai lontano. Proseguiamo e arriviamo presso “I Tre Frati”, posti a strapiombo sulla Valle Aquila con vista mozzafiato sul Paretone di Pianarella. Dopo qualche foto e qualche passo di arrampicata sulle rocce, torniamo verso Casa Valle dal sentiero segnato con tre pallini rossi, e giunti al bivio dell’andata prendiamo a sinistra direzione chiesa Sant’Antonino: quindi seguendo i segnavia lungo il crinale, raggiungiamo prima i ruderi del “Castrum Pertice”, antico castello medioevale, poi i resti di un antico borgo e dopo pochi minuti arriviamo alla cima del cucuzzolo boscoso, dove sorge l’antichissima chiesa di Sant’Antonino. Dopo alcune foto riprendiamo il sentiero che ci riporta a Case Valle, e poi a Finalborgo dove in un clima medioevale concludiamo la nostra giornata.
Bel giro, circa 5 ore passate in un luogo fantastico, adatto a tutti, dagli amanti delle camminate ai climbers e ai bikers che a fine giornata si ritrovano a Finalborgo per raccontarsi di fronte a una birra fresca.
Oggi parliamo di un luogo che da tempo volevamo visitare…la Val Tartano. Dopo aver visto le previsioni favorevoli per domenica, e alcuni amici che proprio il giorno prima erano lì, decidiamo di andarci! Sono le 8.30 del 20 agosto 2017, siamo a Tartano e il termometro segna 8 gradi…così in pantaloncini e cappello di lana partiamo per la nostra escursione. Non abbiamo una meta precisa, l’importante è godere la giornata e soprattutto vivere la montagna senza pretese; in circa due ore arriviamo al primo Lago di Porcile, poi al secondo e al terzo, e da qui decidiamo di proseguire per il Passo di Porcile 2290 m., poi si vedrà cosa fare.. Poco prima del Passo la vista sui laghi e la valle non ha pari, così ci fermiamo un attimo. Foto e poi su fino al Passo di Porcile, posto fra il Monte Cadelle e il Monte Valegino. Dopo circa 3 ore e mezza arriviamo al Passo, qui la visuale spazia sulla Val Brembana, e possiamo vedere più in basso la località turistica di Foppolo. Quindi altre foto, e pranziamo. Le cime le lasciamo per un’altra volta, così alle ore 12.00 circa scendiamo fino al terzo lago, poi prendiamo per il Passo del Tartano, 2108 m.: giunti alla cresta che ci porta al Passo la vista ci stupisce di nuovo, sempre i laghi e la valle ma da una prospettiva diversa. Il paesaggio ci rapisce, in più troviamo sul nostro cammino i resti delle trincee scavate cento anni fa a difesa della valle. Arrivati al Passo del Tartano troviamo una croce. Sono le ore 13.00, decidiamo di scendere per il sentiero che dal Passo porta a Tartano e dopo circa 2 ore siamo alla nostra auto. La Val Tartano….per lungo tempo messa da parte, ha saputo regalarci una giornata top!!!
Ferragosto 2017, siamo in Toscana, sveglia presto e da Montepulciano si va verso Bagno Vignoni, località in provincia di Siena, che si trova all’interno del Parco Artistico Naturale della Val d’Orcia. Sono le 8.30 e non c’è nessuno, così ne approfittiamo per esplorare la zona del parco dei Mulini, bellissimo luogo dove il lavoro dell’uomo ha plasmato a suo favore la natura….dopo aver risalito la cascata siamo nel borgo di Bagno Vignoni, località di terme sulfuree che sgorgano dal sottosuolo di origine vulcanica, che fin dai romani ha curato personaggi illustri come Lorenzo il Magnifico e Papa Pio II. Dopo alcune foto facciamo colazione, quindi seguiamo le indicazioni per Rocca d’Orcia, una frazione del comune di Castigione d’Orcia: dapprima scendiamo, poi giunti a una strada sterrata andiamo a destra, passiamo una vecchia cava di travertino e arriviamo al fiume Orcia. Qui troviamo poca acqua, un ponte tibetano ormai abbandonato al suo destino e i resti di un ponte che una piena ha distrutto lasciando le tracce di un tempo passato…. Continuiamo la sterrata, che ora inizia a salire tra un vigneto e un campo, troviamo alcuni poderi; il paesaggio è arido, purtroppo è da questa primavera che non piove. Noi non molliamo, ma le temperature sono torride, l’acqua che abbiamo nello zaino non dura molto…Dopo circa due ore da quando abbiamo lasciato Bagno Vignoni arriviamo a Rocca d’Orcia, antico borgo di origine quasi certamente etrusche. Giunti alla Rocca foto, giretto, quindi scendiamo a Castiglione d’Orcia, anch’esso antico borgo, a poca distanza dalla strada statale Cassia, arroccato su una collina. Prima tappa negozio alimentari….acqua e frutta, e poi una visita al borgo. Tornando ci fermiamo a Rocca d’Orcia, sono le ore 12.30 e pranziamo all’ombra di un albero nella piazza dove un vecchio pozzo a cisterna domina la scena. Caldo…molto caldo ma il cammino non si ferma, torniamo a Bagno Vignoni e prima di arrivare visitiamo le cave di travertino che abbiamo visto all’andata. Alle ore 14.30 siamo a Bagno Vignoni, ci ristoriamo con un pò di frutta e tiriamo le somme: 6 ore di cammino e quasi 18 km, tante foto, e tanta conoscenza in più da una regione che con il passare dei giorni ci regala momenti unici! E in luoghi unici che solo camminando si vivono a pieno contatto con la natura
Le Vie Cave: fino ad oggi, 13 agosto 2017 non sapevamo della loro esistenza, e se qualcuno ci avesse detto di come furono realizzate molto probabilmente saremmo rimasti perplessi al riguardo. Andiamo per ordine, siamo in Toscana per le nostre vacanze estive e girovagando qua e là per la regione passiamo da Pitigliano, comune in provincia di Grosseto e famoso per le sue case costruite a strapiombo su di uno sperone di tufo e della sua storia che inizia già ai tempi degli etruschi. Mentre passeggiamo nel suo centro storico, noto anche come “la piccola Gerusalemme” per la presenza di una comunità ebraica, non possiamo non notare dei cartelli con indicazioni per diverse passeggiate, tra cui “Vie Cave”. Vie Cave? Cosa sono? Così iniziamo a cercare su internet e mentre ci beviamo un caffè nei pressi della “Fontana dalle Sette cannelle”scopriamo un qualcosa di molto particolare. Così quando lasciamo Pitigliano ci dirigiamo verso una via cava, dopo pochi minuti troviamo l’indicazione per la Via Cava di Fratenuti, così parcheggiamo l’auto e ci addentriamo nella boscaglia; dopo aver attraversato un torrente e una breve salita ci imbattiamo subito nel tratto più suggestivo della stessa, poi si continua fino alla fine della Via Cava, attraverso il bosco fino a raggiungere una strada asfaltata.
Le Vie Cave, denominate anche Cavoni, costituiscono una suggestiva rete viaria di epoca etrusca che collega vari insediamenti e necropoli nell’area compresa tra Sovana, Sorano e Pitigliano, sviluppatosi prevalentemente in trincea tra ripide pareti rocciose di tufo, a tratti alte oltre i venti metri: queste caratteristiche costruivano anche un efficace sistema di difesa contro possibili invasori. In epoca romana, le Vie Cave entrarono e far parte di un sistema vario che si connetteva al tronco principale della via Clodia, antica strada di collegamento tra Roma e Saturnia, attraverso la città di Tuscania, che si diramava dalla via Cassia in territorio laziale. (Cit Wikipedia).
Per capire di cosa si tratta bisogna vederle di persona, è difficile capacitarsi di cosa gli uomini abbiamo fatto circa 2500 anni fa. Noi abbiamo percorso una delle 4 Vie Cave di Pitigliano non lunga, circa 1 ora e 30 andata e ritorno, particolarmente suggestiva in diversi tratti. Avremmo voluto camminare ancora attraverso qualche altra Via Cava ma tra il caldo e la stanchezza della giornata, che era iniziata all’alba, decidiamo di tornare verso casa. Un po dispiaciuti lasciamo questo luogo, ma con la voglia di tornare e di approfondire la nostra conoscenza di queste straordinarie Vie Cave.
Ci troviamo in Toscana per le nostre vacanze estive 2017, e le escursioni di questi giorni saranno semplici e non troppo lunghe, quindi in relax….La giornata di oggi non è delle migliori, il sole si alterna alla pioggia a causa del vento che soffia moderatamente forte in alcuni tratti. Così dopo un giretto a Pietrasanta ci dirigiamo verso Camaiore dove poi saliamo fino al paese di Casoli, proseguiamo fino a Tre Scolli e da qui parcheggiamo l’auto. Prendiamo il sentiero n.106, in direzione Foce S.Rocchino, da prima su strada asfaltata poi per sentiero attraversiamo un bosco di querce dal profumo intenso. Giunti ad un bivio seguiamo la destra fino alla Foce di S.Rocchino dove troviamo dei cartelli che indicano varie vie, noi prendiamo per il Monte Gabberi attraverso il sentiero n.107. Dopo una breve salita troviamo una sporgenza rocciosa da dove godiamo della vista del Gruppo delle Panie e della Valle da dove siamo saliti. Dopo alcune foto continuiamo il sentiero, poco prima della cima troviamo alcune roccette … poi finalmente in cima la croce di ferro!! Il vento è forte, le nuvole corrono velocemente, e il paesaggio sfugge alla nostra vista ma riusciamo in alcuni attimi a vedere le cime meridionali delle Alpi Apuane, i borghi sottostanti, la conca di Camaiore e un tratto di Mar Tirreno che bagna il Lido di Camaiore e più in là il Lago di Massaciuccoli. A fatica facciamo le foto poi ci spostiamo dalla cima dato il vento insistente, pranziamo nei pressi di un casolare, e quindi rientriamo per il sentiero dell’andata. Bel giretto, facile e non lungo, in circa 3 ore si va e si torna, volendo si può deviare per la Grotta dell’Onda che noi non abbiamo visto a causa del tempo molto incerto, così siamo rientrati alla macchina, e prima di rientrare a casa visitiamo Camaiore.
P.S. Un ringraziamento speciale al nostro amico Samuele che ci ha ospitato nella sua bellissima casa, dove sicuramente torneremo.
Oggi 7 agosto 2017 siamo in Toscana per le nostre vacanze estive, così decidiamo di visitare un luogo particolare, sia per motivi storici legati alla Seconda Guerra Mondiale, sia per il mare che si differenzia dagli standard delle località turistiche. Andiamo in direzione Bocca di Magra in provincia di La Spezia, subito dopo il confine tra Toscana e Liguria nei pressi del fiume Magra, poi per Montemarcello. Ad un tornante seguiamo i cartelli per punta bianca. Giunti alla fine della strada dove inizia lo sterrato, parcheggiamo. Da qui si inizia a scendere per una mulattiera, e da subito i primi resti delle fortificazioni della Guerra e anche una targa a memoria. Continuiamo la sterrata e in circa 20 minuti siamo sugli scogli di Punta Bianca! Bellissimo! Avremmo fatto un bagno ma purtroppo il vento lo rende un pò difficile, così decidiamo di risalire e soffermarci a visitare la postazione difensiva che utilizzarono i tedeschi durante la Guerra. Da qui una vista mozzafiato: da Punta Bianca poco sotto di noi a Massa Carrara, e sullo sfondo le Alpi Apuane. Foto, e poi risaliamo ancora fino ad un grande spiazzo, dove prendiamo il sentiero che porta a Tellaro passando per Punta Corvo. Caldo a parte, il sentiero si snoda in un saliscendi che segue la costa del promontorio fino a raggiungere il sentiero che da Montemarcello porta a Punta Corvo, detto ” Sentiero dei 700 scalini”. Così giù per gli scalini, e in breve raggiungiamo la spiaggia di Punta Corvo: non ci sono parole, le foto parlano per noi!! Mare turchese, sabbia nera, un angolo unico!! In un batter d’occhio eravamo in acqua!! Oohh, ci voleva, dopo la caldazza per arrivare il bagno è un toccasana!! Un pò mosso ma spettacolare! Dopo i bagni e un pò di frutta torniamo alla macchina, in tutto tra andata e ritorno 3 ore più le soste. Giornata splendida, mare, storia, sentieri, e per finire una splendida cena con un’ottima pappa al pomodoro preparata dalla bravissima Sabrina!
P.S. Un ringraziamento particolare a Sabrina e Alessio, che ci hanno ospitati nel loro speciale Agriturismo Ca’ del Lupo
Oggi giornata spettacolo, optiamo per la salita al Sasso Canale! Si trova nell’Alto Lario, ed è la cima che domina il Lago di Como, la Valchiavenna e la Valtellina. Meta già nei nostri appunti, da quando abbiamo fatto qualche mese fa il Monte Berlinghera m.1930, si trova affianco, e offre un panorama spettacolare; ci ha colpito anche la sua cima alta e rocciosa. Ore 8.00 partenza da San Bartolomeo (Co), parcheggiata l’auto nei pressi della Chiesetta, prendiamo il sentiero sulla sinistra con un cartello che ci indica la via da seguire. Questo sentiero sale nel bosco, e in circa un’oretta ci porta in una conca tra l”Alpe di Mezzo a sinistra e l’Alpe Pescedo a destra. Attraversiamo il torrente sulla sinistra, e passiamo l’Alpe di Mezzo. Quindi iniziamo a salire: attraversiamo la vegetazione, e qui il panorama si apre, e già vediamo il paesaggio intorno a noi, il Lago di Como e le cime intorno che con la giornata nitida sono uno spettacolo. Unico piccolo particolare: il vento!!! Da quando abbiamo lasciato l’Alpe e abbiamo iniziato a salire, un vento forte ha iniziato a soffiare…ma noi non ci lasciamo sopraffare, vogliamo raggiungere la cima, e continuiamo. La valle ormai è alle nostre spalle, e raggiungiamo il Passo del Terminone (rettilineo muro a secco che delimita gli alpeggi). Qui il sentiero va a sinistra, e inizia a farsi un pò impervio, salendo tra sfaciumi di pietre instabili. Purtroppo adesso il vento la fa da padrone: forti raffiche, noi non volevamo mollare, e abbiamo insistito fino ad una bocchetta dalla quale iniziava il sentiero a mezzacosta che porta al Sasso Bianco, e poi con una crestina esposta al Sasso Canale.
Arrivati qui però ci siamo dovuti arrendere…troppo forte il vento. Rischiava di diventare pericoloso…purtroppo la montagna è anche questo, a volte bisogna saper rinunciare…..decidiamo di non continuare, consapevoli che il Sasso è lì ad aspettarci. Niente di male, qualche foto al paesaggio che ad ogni angolazione in cui lo guardavamo ci lasciava a bocca aperta, e poi iniziamo a scendere. Passato il Passo del Terminone ci siamo fermati a mangiare qualcosa e a goderci il panorama…erano le 11.30 quindi avevamo tutto il tempo, ce la siamo presa con calma. E poi invece di scendere a destra abbiamo continuato dritto per la cresta che porta alla Bacchetta di Chiari. Qui il sentiero è più breve ma un pò ripido ed esposto in alcuni tratti, è bene prestare attenzione perchè ci sono un paio di punti delicati, e passati quelli ci ritroviamo sopra i due Alpeggi. Troviamo anche qualche sasso, e ci divertiamo ad arrampicarlo…
Quindi scendiamo per il sentiero di andata, e in meno di un’oretta siamo alla nostra auto.
Che dire, è stata una piacevolissima giornata anche se non siamo arrivati in cima, d’altronde le condizioni non ce l’hanno permesso. Ma abbiamo comunque goduto di un paesaggio meraviglioso.
Week end di sole e caldo, quindi pensiamo a qualcosa che ci dia la possibilità di godere appieno di questi due giorni. E allora… Bivacco Petazzi al Ledù! Già nei nostri obiettivi, dato che avevamo letto del bel giro che si può fare sulla rivista Orobie. Dopo aver sentito alcuni amici, decidiamo di andare solo noi così il sabato dopo pranzo partiamo in direzione Peglio (Co) e poi seguiamo per Livo, arrivati a Livo paghiamo il pedaggio per la strada che ci porta a Dangri, m.658, e da qui inizia la nostra avventura. Sono le ore 14.45, fa molto caldo, nel fiume che scorre sotto il vecchio ponte c’è chi fa il bagno. E noi? Zaino in spalla carico per due giorni di escursione, partiamo! E subito con un dislivello di 300 m., percorrendo una mulattiera che ci porta alla località Baggio. m.930. E capiamo che sarà una giornata impegnativa, visto il caldo, lo zaino pesante, e i 1600 m. di dislivello che ci aspettano per raggiungere il bivacco Ledù… Proseguiamo per sentiero fino a Ponte di Borgo, lo attraversiamo e continuiamo. A questo punto dell’escursione dovremmo salire per la Val Ledù, dove è posto il bivacco. Purtroppo però i cartelli CAI ci mandano più avanti, per l’esattezza in località Pianezza. dove nei pressi di un ponte romano le indicazioni danno il bivacco a ore 2.30, passando per l’Alpe Inghirina. Bene! Da qui ci aspettano 1000 m. di dislivello, quindi dopo un breve riposo e una barretta attraversiamo il ponte e iniziamo a salire in un bosco di faggi fino all’Alpe Inghirina. Quindi proseguiamo per la valle omonima fino a congiungerci con l’Alta Via del Lario. Troviamo un cartello che ci indirizza a destra della valle per il Bivacco Ledù, ci dà come tempistica un’ora. Da qui con diversi saliscendi arriviamo ad una bocchetta, e finalmente possiamo scorgere il bivacco: eccolo!! Ma non proprio così vicino, dobbiamo attraversare tutta la Val Ledù, la stanchezza si fa sentire e con le ultime forze percorriamo il sentiero in mezza costa che ci porta al bivacco! Ore 19.45 siamo arrivati!!! Stanchi ma contenti, il luogo è incantevole: il bivacco, il lago Ledù ghiacciato alle sue spalle, il Pizzo Ledù a destra e il Pizzo Rabbi a sinistra, con la Bocchetta del Cannone al centro. Non ci sono parole per descrivere certi momenti, sono unici!! E siamo soli!! Anzi no! All’interno del bivacco troviamo tre zaini, infatti dopo pochi minuti arrivano due uomini e una donna che erano saliti al Pizzo Rabbi. Così conosciamo Erminio, Hannelore e Samuele. Quindi sistemiamo le nostre cose, nel frattempo notiamo Samuele con le stampelle! Si! Stampelle…non potevamo non chiedere il perchè, così con molta serenità ci spiega che non ha un piede! Siamo rimasti a bocca aperta e allo stesso tempo un senso di profondo rispetto e ammirazione per lui. Intanto il sole silenzioso va a nascondersi dietro le montagne e noi tra un racconto e l’altro ceniamo al crepuscolo, poi un caffè, e per non farci mancare niente anche un goccetto di Bayles. A un certo punto dal nulla spunta un ragazzo! Non è solo, c’è un amico con lui, sono arrivati dalla Val Ledù, e ci dicono che la traccia non è ben segnata…così siamo in 7 nel bivacco! Aspetta però…dopo alcuni minuti scorgiamo dalla bocchetta da dove siamo arrivati noi una sagoma..anzi due! No tre!! Siamo al completo! Dieci appassionati di montagna che senza saperlo hanno avuto la stessa idea, ognuno con la sua storia e con i suoi obiettivi. Cala la notte, nel bivacco ci sono quelli che dormono al centro, che sono i più tranquilli, quelli quasi per terra che non respirano una bella aria e quelli in altro che non dormono per la paura di cadere, visto che si trovano a poco meno di due metri da terra!! La notte passa e la mattina alle 5.00 siamo già operativi! Ci salutiamo, poi ci incamminiamo verso la cima del Pizzo Rabbi che si trova proprio dietro al bivacco, e in circa 30 minuti siamo in cima a m.2452. Il sole sta sorgendo, non sembra vero!! Noi siamo in cima all’alba!! Foto, foto, e un attimo di raccoglimento, l’emozione si sente e il paesaggio a 360° è unico! Dopo un pò scendiamo, la giornata è lunga e non abbiamo ancora fatto colazione, così giunti al bivacco ci prepariamo un thè, pane, datteri e cioccolato, e via, destinazione Rifugio Capanna Como! Riprendiamo il sentiero che ci ha portato al bivacco, poi arrivati al cartello proseguiamo sull’Alta Via direzione Capanna Como fino a raggiungere la bocchetta che si affaccia nella valle adiacente. Wow che valle!! Pensavamo di vedere la Capanna Como, invece ne abbiamo di strada da fare… Così via, continuiamo l’Alta Via, in un susseguirsi di saliscendi passando per il Lago Cavrigh ai piedi del Pizzo Cavregasco, fino a raggiungere la Bocchetta di San Pio. Giunti alla bocchetta la vista sul Lago di Darengo e la Capanna Como è impressionante, un ripido canale da non sottovalutare ci fa scendere di circa 200 m, poi teniamo la sinistra fino ad arrivare diretti al Lago poi alla Capanna. Proprio in questa giornata si sta svolgendo la corsa da Livo al Lago Darengo, così ci troviamo in mezzo ad un centinaio di atleti, alcuni che si tuffano nell’acqua gelida del lago.Sono le ore 12.00 circa, quindi pranziamo con due uova sode e un panino, poi dopo una rinfrescata ai piedi nel lago riprendiamo la discesa verso Dangri. La discesa è lunga e dura, anche per colpa della stanchezza, che a questo punto non si può più nascondere e in circa tre ore arriviamo a destinazione. Arrivati a Dangri ci fermiamo al Crotto, e per riprendere le forze, mangiamo qualcosa ma soprattutto beviamo. Dopo 15 minuti circa arrivano anche i tre amici conosciuti al bivacco, ci salutiamo con un sorriso di rispetto reciproco per aver concluso lo stesso giro! Da non sottovalutare, sia per la lunghezza che per il dislivello, ma soprattutto per le scorte di acqua che servono.
Questo e uno di quei trek che si fossilizzano nell’anima, su strati e strati di emozioni, dove l’energia ti viene tolta, ma anche data, momenti unici dove la natura ti fa capire chi sei.
Rientriamo a casa, consapevoli di aver fatto qualcosa di speciale.
Era il lontano 1997 e noi iniziavamo la nostra storia d’amore, oggi dopo 20 anni per festeggiare ci siamo regalati un viaggio a Barcellona.
Bellissima la città, ma appena fuori c’è una località chiamata Montserrat, un luogo molto particolare con un Monastero e una rete di sentieri che tra un pinerolo e l’altro porta al punto più alto che è il Monte Sant Jeroni m.1236, dove si può ammirare un bellissimo panorama su tutta la Catalogna. Quindi non ci lasciamo scappare l’occasione: ore 6.30 sveglia!! A piedi fino alla Stazione ferroviaria di Plaza Espanya dove parte il treno linea R5 che in circa un’ora ci porta a Ministrol de Montserrat, e da qui optiamo per la cremallera fino al Monastero in circa 15 minuti, in alternativa alla funivia. Alle 10.00 siamo al Monastero di Montserrat m.720, l’abbigliamento estivo con il quale siamo partiti ci fa penare un pò l’aria frizzante, e Angelo è costretto a comprarsi una felpa!! E dopo una tappa all’ufficio informazioni dove prendiamo una piccola cartina dei sentieri partiamo alla volta della “Creu De Sant Miquel”, poi continuiamo sul sentiero n.5 fino a un bivio, dove prendiamo il n.4, da qui in salita e poi in discesa fino alla stazione della funicolare alta. Noi proseguiamo per il n.3 percorrendo un sentiero scavato nella roccia molto suggestivo, e poi saliamo per un tratto ripido fino a Ermita Sant Magdalena! Da qui l’itinerario prosegue dritto, ma noi deviamo a sinistra fino a una sommità che ci dà un’idea di tutto quello che ci circonda: il paesaggio è particolarissimo, torri di roccia arrotondate tutte intorno a noi, con i climber impegnati sulle vie. Sono le ore 12.00, ci godiamo il panorama e ne approfittiamo per mangiare il nostro panino. Poco dopo arriva un gruppo di circa 15 studenti inglesi …e la quiete è finita..ma va bene, la montagna è di tutti!! Quindi via, scendiamo sui nostri passi, poi riprendiamo il sentiero che in circa un’ora ci porta alla vetta del Monte Sant Jeroni. Non ci sono parole, siamo in un posto unico, mai visto un panorama così!! Non siamo soli, saremo in una decina di persone, tutti di lingua e nazionalità diversa, bello!! Ognuno con la sua storia da raccontare e riportare al proprio paese: russi, spagnoli, inglesi, e poi noi italiani. Le foto non si sprecano, e dopo un pò iniziamo la nostra discesa che ci riporta al Monastero da un altro sentiero in circa un’ora e trenta, attraverso un bosco.
Che dire? Se siete a Barcellona, vi piace camminare nella natura, visitare un posto unico e avete tempo, andate!!
Per chi volesse delle informazioni in più non esitate a contattarci, saremo ben felici di aiutarvi.
Oggi saliamo in cima alla Grignetta, o Grigna Meridionale, attraverso un sentiero semplice e panoramico: la Cresta Cermenati. Rappresenta la via normale di salita, con qualche passaggio roccioso elementare, che in poco più di 800 m. di dislivello ci porta in vetta. Parcheggiamo ai Piani dei Resinelli m.1200, e partiamo. Sono le 8.30, lasciamo l’auto alle nostre spalle e saliamo per la strada asfaltata che troviamo a destra del Forno della Grigna (ottimo ristoro!!). Percorriamo un primo tratto sulla strada, e poi seguiamo l’indicazione per il sentiero che va al Rifugio Porta, e qui a sinistra troviamo il cartello per la Cresta Cermenati. Dopo una prima parte nel bosco arriviamo all’inizio del sentiero roccioso: mano a mano che saliamo aumenta la pendenza, quindi la fatica, fortunatamente non è una giornata di sole pieno, e questo ci aiuta. E’ bellissimo il panorama alle nostre spalle, complici anche le nuvole in continuo movimento che creano effetti sempre diversi. E non vediamo l’ora di arrivare in vetta per ammirarlo meglio: peccato che quando arriviamo, alle 10.30, le nuvole hanno avvolto completamente la cima…siamo in mezzo al nulla!! E la troviamo ancora completamente coperta dalla neve!! E’ maggio…ma la montagna è anche questo… Ci dirigiamo verso il Bivacco Ferrario, qualche foto, e fortunatamente nel frattempo le nuvole si sono un pò diradate, permettendoci di ammirare il panorama. Quindi mangiamo qualcosa, e dopo non molto scendiamo….anche perchè nel frattempo le nuvole ci hanno riavvolto…sono circa le 11.00. Percorriamo la prima parte di Cermenati finchè arrivati ad un piccolo promontorio a destra troviamo un sentiero che scende. Si tratta del Sentiero delle Capre. Lo prendiamo, è un sentiero senza particolari difficoltà ma abbastanza ripido, e in circa un’ora e mezza siamo alla nostra auto.
Bellissima la Grignetta, paesaggio che sembra quasi dolomitico, dove i suoi sentieri a tratti erbosi si alternano a passaggi rocciosi e ripidi tra guglie e pinnacoli