Questo fine giugno 2019 si ricorderà per le più alte temperature mai registrate, così noi per sfuggire alla canicola prendiamo un giorno di ferie e scappiamo in montagna per realizzare un progetto che da qualche anno ci ronza nella testa. Quindi si parte alla volta della Valmalenco per raggiungere Campo Moro, una volta raggiunta la diga di Alpe Gera, parcheggiamo l’auto, poi seguendo il sentiero raggiungiamo la sommità della diga seguendo la strada sterrata, superiamo la galleria a destra e saliamo verso la parete dove inizia la nostra scalata. Esattamente 4 anni fa su questa roccia affrontammo la nostra prima via di più tiri con l’amico e guida alpina Emanuel e oggi proviamo a ripercorrere la stessa via in autonomia. Ore 11.00, attacchiamo la Via Caprice. All’ombra della parete ci prepariamo e dopo i vari controlli iniziamo la nostra scalata… Sulla carta il primo tiro dovrebbe essere il più duro così con quella giusta dose di determinazione lo superiamo, poi continuiamo sul secondo, terzo e quarto fino a raggiungere l’erba. Qui, sostiamo un attimo, giusto il tempo per riprenderci da questi primi 4 tiri, ammirando il paesaggio che questo luogo offre, complice anche la splendida giornata di sole che ci permette di godere a pieno dei colori del lago. Ora parte Chiara per scalare il suo tiro da prima… Con un po’ di tensione lo supera, poi i due tiri successivi non banali toccano ad Angelo, e poi l’ultimo tiro a Chiara. Vai!! Ce l’abbiamo fatta!! Per noi un piccolo sogno che si realizza, qui dove 4 anni orsono ci sembrava impossibile scalare, ora con impegno, determinazione ed esperienza siamo riusciti nel nostro intento. Seguiamo gli ometti e raggiungiamo la Val Poschiavina dove ci rilassiamo godendoci il paesaggio. Poi con calma raggiungiamo l’auto per poi fermarci al Rifugio Zoia per una meritata birra!
Quando la passione è più forte di tutto, viene fuori un giro non convenzionale dove i protagonisti sono i sentieri delle nostre zone. Ci facciamo accompagnare a Suello dove iniziamo la nostra giornata… Ore 7.00 partiamo seguendo le indicazioni per il Cornizzolo m.1241 calcando la pista usata per la Vertical, ossia la direttissima! Saliamo per alcuni gradini, poi nel bosco, dove la pendenza si fa sentire, salendo di buon passo usciamo dal bosco tra i prati verdeggianti dei pendii del Cornizzolo. Attraversiamo la strada e con l’ultimo strappo siamo in cima. Il cielo ci mostra tutte le tonalità di grigio e in questo clima oggioso scattiamo qualche foto… Poco dopo ci raggiunge un signore che come noi oggi ha scelto questa via di salita, dopo due chiacchiere ci salutiamo e iniziamo a scendere verso il Rifugio SEC Marisa Consigliere, che raggiungiamo per le 8.30, ora proseguiamo per il Monte Rai. Qui però ce un cambio di programma, una forte pioggia ci costringe a prendere il sentiero che attraverso il bosco porta all’Alpe Alto m.1096. Una volta lì, sostiamo alcuni minuti al riparo sotto la tettoia dell’area pic nic dell’Alpe. Ma il giro è ancora lungo così riprendiamo a camminare, ora seguiamo per il Terz’Alpe e ad un certo punto prendiamo un sentiero a destra segnato con cartello bianco/rosso che ci porta in breve alla Bocchetta di Val Ravella. Nel frattempo ha smesso di piovere e scendiamo all’Acqua del Fò m.984, dove sostiamo alcuni minuti giusto il tempo di togliere il guscio e mangiare qualcosina. Iniziamo a salire per il sentiero che porta alla Bocchetta di Luera m.1221, per poi proseguire e raggiungere il Corno Centrale… Cambio di nuovo di programma e optiamo per il Corno Orientale m.1232, più facile viste anche le condizioni meteo. Alle ore 10.10 siamo alla croce dove un vento inaspettato ci coglie di sorpresa, quasi non riusciamo a goderci il panorama, quindi dopo pochi minuti riprendiamo a camminare. Seguiamo il sentiero che porta al Rifugio SEV Pianezzo passando sotto le pareti del Corno Centrale dove si è scritta la storia dell’arrampicata ai Corni di Canzo. Ammirando le pareti verticali proseguiamo attraverso le rocce in un ambiente dolomitico. Giunti nei pressi del rifugio sostiamo alcuni minuti per un break, e una volta ripreso le energie ripartiamo seguendo la traccia che porta al Corno Occidentale, per poi piegare a destra seguendo le indicazioni per Coletta dei Corni. Iniziamo la discesa che attraverso il bosco percorrendo la Costa di Cranno ci porta a Cranno (Asso), che raggiungiamo mentre le campane suonano il mezzodì. Ora lasciamo il sentiero per l’asfalto scendendo verso Asso, attraversiamo il ponte sul fiume e dopo aver consultato il nostro Garmin, ci incamminiamo verso Ponte Oscuro. Il sole si fa vedere, proprio nelle ore più calde della giornata, e così raggiungiamo la zona dove troviamo le indicazioni che cercavamo. Prima però incontriamo una coppia di amici che non vedevamo da tempo, grazie a questo incontro riusciamo a riposarci… Sì perché la stanchezza si fa sentire. Ci salutiamo e riprendiamo il nostro cammino. La strada asfaltata lascia spazio ad una strada in porfido per poi diventare una mulattiera di bitume grigio, duro e in salita, per non bastare fa anche caldo!! E’ dura! Questo momento è cruciale! Così sfoderiamo l’asso nella manica: il gel energetico! Dopo aver trovato le energie continuiamo fino a un bivio dove a destra i cartelli indicano Enco e a sinistra Croce di Pizzallo… Dopo un breve consulto andiamo a sinistra. Si sale fino a una cascina o casa abitata, poi seguendo il sentiero ben segnato dal CAI di Asso arriviamo a Piazza Dorella dove le antenne di Televalassina svettano in mezzo a questo prato. Stanchi proseguiamo per un ripido sentiero che sembra non arrivare mai alla cima… poi finalmente la croce! Un sospiro di sollievo. Sono le ore 14.00 e siamo arrivati alla Croce di Pizzallo m.974, togliamo gli zaini e ammiriamo la vista che ci regala questa timida vetta… davanti a noi proprio il Cornizzolo! Non sembra vero che qualche ora prima eravamo su di esso. Piove ancora! Ma queste gocce c fanno quasi bene: fresche e rilassanti. Purtroppo non siamo alla fine del nostro giro, nel momento che ci guardiamo per riprendere il nostro cammino, vediamo un po’ di tristezza scorrere sul nostro viso per dover lasciare questi attimi piacevoli che viviamo… Scendiamo dalla parte opposta raggiungendo la Bocchetta da Frecc m.884, e qui ci consultiamo di nuovo…salire al Monte Barzaghino non se ne parla proprio! Rimane da decidere se andare a sinistra per un ripido sentiero in discesa attraverso la Val del Buri, oppure a destra seguendo una bella strada larga e comoda che porta a Enco e poi per il sentiero del Falghèè a Caslino d’Erba. Andiamo decisamente a destra. Con calma raggiungiamo il bivio dove prendiamo il sentiero del Falghèè che in circa un’ora ci porta a Caslino dove giungiamo alla fine del nostro cammino. Sono le ore 16.00 quando arriviamo nei pressi della Baita degli Alpini di Caslino. Dopo 9 ore, 3 cime, 20 km e 1850m. di dislivello…siamo a casa. Non abbiamo ancora tolto gli scarponi che già programmiamo un altro giro sulla base di questo! Siamo matti? Forse si. Ma a noi piace così… Troviamo nella fatica la forza che ci fa vivere… Perché solo chi ha una grande vitalità può immaginare e intraprendere una camminata come questa solo per il gusto di farla!
Di seguito la traccia Garmin
https://connect.garmin.com/modern/activity/3734871244
Sotto l’opuscolo preparato con l’intento di diffondere la conoscenza della rete di sentieri che partendo da
Caslino d’Erba, raggiungono alcuni dei più conosciuti luoghi delle Prealpi Comasche.
https://drive.google.com/file/d/122EOe2aVcLCbVrnnqizRlge6SC2lyFvQ/view
Milleottocentocinquanta metri!! Oggi iniziamo così a raccontare questa giornata epica trascorsa in compagnia di Gianni e Angelo che ci hanno “portato” in vetta al Grignone attraverso un itinerario direi fantastico, durato 5 ore!! Parcheggiamo l’auto a Baiedo, frazione del comune di Pasturo, e alle 7.20 iniziamo la nostra camminata. Seguiamo la strada asfaltata, poi butumata fino a raggiungere i Piani di Nava, e il Rifugio Riva m.1022. Continuiamo per il sentiero che indica il passo Stanga, poi sempre attraverso il bosco raggiungiamo la base del canale della Val Cugnoletta. Qui sostiamo qualche minuto in compagnia di un camoscio che dall’alto ci osserva. Guardando il canale e la parete Fasana , un po’ di “timore” si fa sentire.. ma la curiosità e la passione per queste avventure ci danno la carica per iniziare questa lunga salita. Iniziamo seguendo il sentiero che ripido sale le roccette con diverse catene. Salendo giungiamo su di un ghiaione circondati da pareti verticali quasi a guardia del Passo Zapel che in lontananza scorgiamo tra l’azzurro del cielo e le grigie rocce di questo ghiaione. Giunti al passo lo scenario cambia completamente, da un ambiente “dolomitico” troviamo una valle coperta di neve, chiamata appunto Valle del Nevaio. Anche qui una breve sosta per riprenderci dal canale della Val Cugnoletta, quindi ci addentriamo in questo ambiente che non ci aspettavamo di trovare…così tra una sorta di incredulità e desiderio continuiamo seguendo l’amico Angelo. Giunti sulla neve calziamo i ramponi e iniziamo a salire per la Via del Nevaio puntando la cresta. Fortunatamente la neve non è male e una traccia battuta da qualcuno che ci ha preceduto ci aiuta a raggiungere la base della parete di neve che con qualche passaggio delicato ci porta sulla cresta…la tensione si scioglie e tra una battuta e l’altra ci avviamo alla vetta. Ore 12.20 siamo alla croce del Grignone, Qui ci stringiamo le mani e immortaliamo il momento con una foto ricordo che rimarrà tra i momenti più belli che abbiamo trascorso “in the mountains”. Una volta in vetta, non si può non entrare al mitico Rifugio Luigi Brioschi, dove, con un buon pasto caldo e una fetta di torta con una birra fresca brindiamo alla salita appena conclusa. Nel tempo trascorso al rifugio non poteva mancare l’arrivo del grande Claudio Ghezzi, un habituè del Brioschi, e oltre a lui, abbiamo avuto modo di conoscere Marta, amica di social, che come noi ha una grande passione per la montagna. Dopo i saluti ci prepariamo per la discesa, che avviene per il sentiero di cresta, e per il Cornell Bus che ci regala scorci inimmaginabili per noi che conosciamo il Grignone per le classiche vie di salita. Passando dalla cima del Pizzo della Pieve scendiamo per un sentiero aereo dove non e’ permesso sbagliare… Una volta giunti ai prati ci rilassiamo in po’. Arrivati alla Chiesetta di San Calimero, sostiamo per un break per poi proseguire verso il Rifugio Riva, poi per i Piani di Nava, fino ad arrivare a Baiedo dove abbiamo parcheggiato l’auto.
La parola che più si addice al giro di oggi, per noi è Epico! Un trek vario, poco frequentato e in un ambiente affascinate… Non per tutti! Che con preparazione siamo riusciti a portare a termine. Non senza Angelo e Gianni, nostri compagni e mentori, attraverso questo viaggio nell’ignoto
Di seguito il tracciato garmin:
https://connect.garmin.com/modern/activity/3709712074
“Se aspetti il bel tempo non vai più in montagna!” Esordisce così il nostro amico Angelo, visto le condizioni meteo di questo inizio giornata “in the mountains”. Sono le 7.45, parcheggiamo la nostra Panda 4×4 “Old” nei pressi della seconda stanga sulla strada che porta alla Val Biandino per incamminarci in direzione Pizzo dei Tre Signori: seguiamo la strada che porta nei pressi dei rifugi Tavecchia e Bocca di Biandino, poi proseguiamo immergendoci nella Val Biandino, diversa da come siamo abituati a vederla; oggi è alquanto grigia, umida e abbastanza fresca con le nuvole a coprire le cime a completare questo quadro che invoglia ad entrare in un rifugio al caldo del camino aspettando l’ora di pranzo. Tutto questo però non ci ferma e passo dopo passo tra una marmotta e l’altra raggiungiamo il Lago di Sasso m.1950, dove sostiamo per pochi minuti, giusto il tempo per uno spuntino e per indossare il guscio che ci ripara da una leggera pioggia di nebbia. In questo ambiente surreale proseguiamo, passando a sinistra del lago che ancora a fine maggio è ricoperto di ghiaccio… stando attenti a non scivolare sui sassi raggiungiamo la base del canale della via diretta che porta in cima. Ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto di essere le uniche persone in giro oggi, così tra una battuta e l’altra ci prepariamo con picca e ramponi per affrontare questa ora e mezza alternandoci a tracciare questa via nella neve, fino a raggiungere l’uscita con un ultimo tratto particolarmente verticale… Finalmente fuori!! A fatica vediamo la linea tra neve e cielo, figuriamoci la croce di vetta… Così seguendo i passi sbiaditi delle tracce precedenti arriviamo in cima!! Bellissimo!! Siamo in vetta! Noi tre soli sul Pizzo dei Tre Signori! Ci stringiamo le mani con quel tipico sguardo di chi sa di aver fatto qualcosa di unico in questa giornata che nonostante il meteo e la neve è venuta proprio bene. Foto, spuntino e poi giù per la via dell’andata. Nel frattempo le nuvole iniziano a danzare intorno a noi lasciando intravedere un panorama invernale con parecchia neve presente su queste cime, che per il periodo (fine di maggio), fanno un po strano. Prima di arrivare alla macchina sosta presso il Rifugio Bocca di Biandino per goderci una birra fresca con un’ottima fetta di torta, mentre in TV scorrono le immagini del Giro d’Italia che proprio in questo 26 maggio passa per le strade di casa nostra.
Un grazie al nostro amico Angelo, che con la sua temerarietà ci ha dato l’opportunità di non perderci una giornata memorabile.
Correva l’anno 2014 quando partendo da Barzio a piedi, passando per i Piani di Bobbio raggiungemmo il Rifugio Grassi… La mattina dopo la nostra prima salita al Pizzo dei Tre Signori… Fu per noi un iniziazione alle montagna vissuta come una “spedizione”, con la pianificazione dell’itinerario e con il nostro primo pernottamento in rifugio… Un esperienza entusiasmante! Da quel giorno la montagna ha cambiato il nostro essere spronandoci nella continua scoperta di nuove esperienze…
Oggi raccontiamo di due giornate trascorse tra le montagne di casa, dove, prima abbiamo partecipato alla sistemazione di un vecchio sentiero e poi lo abbiamo percorso fino a raggiungere la vetta del Monte Barzaghino m.1063. Iniziamo da oggi sabato 4 maggio 2019. Sono le ore 14.00 e con il meteo un po’ incerto partiamo lo stesso. Da Caslino d’Erba, salendo per la strada asfaltata che porta all’Alpe Prina, raggiungiamo il punto dove inizia il “Sentiero Falghéé” (cartello giallo e segnavia bianco/rosso), lo prendiamo e con una salita costante attraversando brevi corsi d’acqua e risalendo il bosco arriviamo nei pressi di una baita: “Polema”. Da qui seguendo le indicazioni andiamo a sinistra dove in breve raggiungiamo un altro bivio ben segnato che ci indica la vetta del Barzaghino. L’aria è cambiata e si sentono le prima gocce di pioggia, ma abbiamo una cima da raggiungere e un lavoro da portare a termine così dopo esserci coperti con il guscio anti pioggia riprendiamo la salita. Attraversiamo un bel prato con alcuni “casotti” di caccia, poi seguendo i segni teniamo la sinistra fino a giungere nei pressi di una palina dove si trovano i cartelli per altri sentieri, che come il Falghéé portano alla cima del Monte Barzaghino. Continuiamo… E in pochi minuti siamo in vetta !! Finalmente! E’ la quarta volta che arriviamo vicino, ma poi per un motivo o l’altro abbiamo sempre rimandato. Il panorama merita la salita di questo monte, ma oggi il meteo non è proprio dalla nostra parte, così dopo alcuni tuoni e l’intensificarsi della pioggia decidiamo di scendere, e per le ore 17 rientriamo in quel di Caslino d’Erba. Perché questa salita? Perché esattamente tre giorni fa questo sentiero non esisteva. E noi oggi lo abbiamo ripercorso per registrare il tracciato con i dati riguardanti tempi e il dislivello (https://connect.garmin.com/modern/activity/3620382504) in modo da dare più informazioni ai molti che si volessero cimentare in questo itinerario completato esattamente tre giorni fa.
Mercoledì 1 maggio, il CAI di Caslino d’Erba ha organizzato l’uscita per completare il “Sentiero Falghéé”, non più utilizzato da anni, che quindi era andato a perdersi, dove per l’occasione questa volta partecipiamo anche noi. Ritrovo ore 8.00 presso la Baita degli Alpini e una volta arrivati tutti i 7 volontari saliamo fino al punto dove parte il sentiero vero e proprio. Da qui ci dividiamo in due gruppi: il primo formato da due soci percorrerà un altro sentiero per rimuovere alcune piante cadute… Poi si congiungerà con noi che insieme ai restanti 3 soci iniziamo l’opera di segnavia del sentiero. Siamo pronti e carichi! Così si inizia con il primo cartello, poi mentre saliamo segnalando il sentiero arriviamo al punto dove un passaggio un pò delicato richiede il nostro intervento: dopo circa 1.30 la squadra porta a termine un bel lavoro con la realizzazione di un passaggio con alcuni tronchi e pietre che mette in sicurezza questo tratto. Continuiamo a salire segnando e pulendo il sentiero, fino a raggiungere gli altri 2 soci. Quindi sostiamo, mangiamo qualcosa e organizziamo il da farsi…ancora una volta si organizzano due gruppi, dove il primo termina la rimozione delle piante sul sentiero, mentre noi e Giovanni proseguiamo fino quasi alla vetta mettendo le varie segnaletiche nei punti di intersezione con altri sentieri, e segnando piante e rocce. Una volta completato il nostro lavoro ritorniamo al sentiero dove nel frattempo l’altra squadra ha completato la pulizia. Da qui rientriamo ripercorrendolo e controllando che tutto sia in ordine, per poi ritornare a Caslino contenti e soddisfatti.
Un ringraziamento al CAI di Caslino d’Erba che con l’impegno e la passione ha coltivato questo progetto, dove noi nel nostro piccolo abbiamo contribuito a realizzarlo.
Di seguito l’opuscolo preparato con l’intento di diffondere la conoscenza della rete di sentieri che partendo da
Caslino d’Erba, raggiungono alcuni dei più conosciuti luoghi delle Prealpi Comasche.
https://drive.google.com/file/d/122EOe2aVcLCbVrnnqizRlge6SC2lyFvQ/view
Qualche giorno fa sui sentieri di casa abbiamo incontrato l’amico Angelo, così oggi ci troviamo per un’uscita insieme, con Angelo e un suo amico, Gianni. Dopo i saluti carichiamo la macchina e partiamo verso i Piani dei Resinelli per salire la Grigna Meridionale. Per noi le Grigne non sono un ambiente nuovo, ma oggi i nostri compagni di escursione e di CAI (Caslino d’Erba) ci accompagnano per un sentiero a noi sconosciuto e a quanto pare poco frequentato, chiamato “Sentiero Di Corda”. Parcheggiamo nei pressi dell’attacco del Canale Porta e seguendo la strada raggiungiamo l’Alpe Muscera, prendiamo la traccia a sinistra, e un sali scendi ci porta ad un ghiaione dove un lungo cavo d’acciaio agevola l’attraversamento, da effettuare velocemente essendo un tratto abbastanza pericoloso per le eventuali scariche di sassi. Passato il ghiaione iniziamo a salire in modo deciso. Una volta raggiunta una sommità, sostiamo per un break. Il panorama inizia a farsi interessante, scrutando la Grignetta non possiamo non notare la molta neve che da lì a poco avremo calpestato per raggiungere la cima. Riprendiamo il cammino in questa splendida giornata di fine aprile, dove un vento freddo ci ricorda che l’estate è ancora lontana e in lontananza un gruppo di camosci ci osserva, quasi subito troviamo la neve così con un po di attenzione attraversiamo i pendii fino alla base del vallone completamente ricoperto di neve. Ora calziamo i ramponi e dopo aver scattato qualche foto iniziamo a salire il pendio abbastanza ripido fino a raggiungere la Bocchetta del Giardino m.2004. Da qui per cresta arriviamo alla base del Canale Federazione, che risaliamo aiutati dalle catene in un ambiente tutt’altro che primaverile. Una volta fuori dal canale sostiamo per qualche minuto giusto il tempo per sgranocchiare qualcosa, guardarci e sorridere soddisfatti! Dopo aver tolto i ramponi, riprendiamo a salire, e mentre saliamo aiutati dalle catene incontriamo l’amico Marco, conosciuto al corso di alpinismo di alcuni anni fa. Ci scambiamo due piacevoli parole…ma la cima ci aspetta così ci salutiamo e proseguiamo, e in breve siamo in vetta!! Ci congratuliamo, e ci scattiamo una bellissima fotoricordo immortalando il momento per noi molto significativo. Il panorama e fantastico, il fascino della Grignetta non stanca mai. Qualche foto, mangiamo qualcosa e poi iniziamo la discesa per la via Cermenati poi per il Sentiero delle Capre fino a raggiungere la nostra auto. Prima di ritornare a casa tappa al Forno della Grigna per una meritata birra alla nostra salute con un bel trancio di pizza. Che dire? Splendida giornata! Con una salita, bella a divertente in un ambiente unico quali sono le Grigne, in compagnia di due ottimi compagni di escursione che ci hanno permesso di vivere questa salita in modo diverso. Grazie ragazzi e alla prossima!
Di seguito la traccia Garmin
https://connect.garmin.com/modern/activity/3599366295
Oggi partiamo alla volta di Lugano, Svizzera per fare un’escursione sui Denti della Vecchia, un gruppo di montagne delle Prealpi Luganesi, tra Svizzera ed Italia. Così dopo aver trovato la strada giusta arriviamo a Villa Luganese seguiamo il Grotto Monte Creda m.800 , qui parcheggiamo e iniziamo la nostra camminata. Sono le ore 8.30 il termometro segna 6°, ed è una bellissima giornata. Seguiamo i cartelli per l’Alpe Bolla m.1129 attraversando un bellissimo faggeto e in poco più di 40 minuti siamo all’Alpe, da qui svoltiamo a sinistra per i Denti della Vecchia. A breve giungiamo in un bel piano erboso dove un piacevole sole ci scalda, raggiunto un bivio proprio sul confine Italo-svizzero sostiamo alcuni minuti giusto il tempo di mangiare qualcosa, poi riprendiamo a camminare salendo da prima attraverso il bosco poi su dei pendii erbosi, e qui il panorama inizia a vedersi. Seguendo il sentiero con diversi sali, scendi tra rocce e bosco attraversiamo i Denti della Vecchia fino a raggiungere un altro bivio. Ora cerchiamo la via per salire al Sasso Grande, che è il più suggestivo dei pennoni calcarei che lo compongono. Seguiamo i segni gialli che attraverso le pareti rocciose ci portano alla base della via di accesso dove una semplice e divertente arrampicata da non sottovalutare in breve ci porta alla vetta, non prima di aver attraversato un intaglio con passo deciso, e qui l’adrenalina scorre. Come sempre il momento della vetta è unico: la vista spazia sulle vette circostanti, con le rocce sottostanti che regalano un ambiente suggestivo quasi dolomitico. Dopo le consuete foto e dopo aver firmato il libro di vetta, iniziamo a scendere stando molto attenti. Una volta tornati al bivio seguiamo le indicazioni per Pairolo, salendo attraverso i faggi, raggiungiamo il punto dove il sentiero spiana, a sinistra notiamo una traccia, la seguiamo, e in brevissimo tempo siamo su un’altra cima da dove la vista si apre, con il Sasso grande davanti a noi che domina i Denti della Vecchia. Qui sostiamo e visto l’orario, mezzodì, pranziamo con il nostro panino al formaggio e pomodorini, godendoci un panorama unico. Dopo circa mezz’ora riprendiamo il cammino seguendo il sentiero sempre in sali scendi, attraverso le rocce e il bosco, passando per i Sassi Palazzi. Giunti ad un bivio scendiamo a sinistra per arrivare presso la Capanna Pairolo m.1347. Ora il tempo sembra cambiare, le nuvole grigie coprono il cielo e l’aria fredda si sente, così dopo esserci coperti iniziamo l’ultima parte di discesa che attraverso un bosco di faggi ci riporta alla macchina per le ore 14.00. Bella escursione con la salita al Sasso Grande a completare la giornata trascorsa tra le rocce dei Denti della Vecchia.
Sorpresi e contenti per questo giro dai risvolti inaspettati che oggi 25 aprile mettiamo in cascina grazie all’amico Angelo che ci ha permesso di scoprire nuovi sentieri tra le montagne di casa. La giornata non è bella dal punto di vista metereologico e nel pomeriggio danno anche rovesci di pioggia, così pensiamo ad un giro “casalingo” che ci occupa la mattinata. Ore 8.00 partiamo da Caslino d’Erba e prendiamo il sentiero da poco ripristinato dal CAI di Caslino d’Erba chiamato “Tamun” che in circa 1.30 ci porta alla Capanna Mara. Una volta arrivati, ci troviamo avvolti nella nebbia. A destra scorgiamo qualche apertura tra le nubi dove si intravede il Monte Palanzone così decidiamo di andare da quella parte, prendiamo il sentiero a destra poi seguiamo la dorsale per cresta e saliamo al Pizzo dell’Asino, quindi arriviamo alla Bocchetta di Palanzo. Da qui iniziamo l’ultimo tratto che ci porta in cima, tra nuvole, nebbia e una brezza non indifferente, raggiungiamo la cima alle ore 10.30. Insieme a noi raggiunge la cima un altra persone che scopriamo essere Angelo, un nostro amico e socio CAI di Caslino d’Erba. Ci salutiamo e tra una chiacchiera e l’altra decidiamo di scendere insieme. Ore 11.10 ci incamminiamo per il sentiero diretto che porta a Rezzago e al primo bivio teniamo la sinistra passando per la Ca’ della Volta, arriviamo alla Bocchetta di Vallunga, passiamo dai “Tre sassi” e passando per Enco arriviamo alla Bocchetta del Frecc per mezzodì. Qui ci troviamo nei pressi del Dosso Mattone tra il Monte Barzaghino e la Croce di Pizzallo. Ora puntiamo a scendere rapidamente per la Valle di Burri in un ambiente unico e inaspettato, che attraverso una serie di cascate ci porta all’attraversamento della Cascata di Burri, dove le pioggie dei giorni scorsi hanno reso non semplice il suo attraversamento… ma grazie al cavo d’acciaio posto proprio ad agevolare il passaggio, attraversiamo senza troppi problemi… Dopo averla attraversata seguiamo il sentiero in saliscendi attrezzato con cavi di acciaio che passa sopra il ceppo del Monte Barzaghino e ci porta a Caslino d’Erba completando un fantastico anello. Contenti per aver scoperto un luogo affascinante quale la Valle di Burri e sorpresi per l’ambiente reso ancor più suggestivo dalle piogge dei giorni scorsi. Un ringraziamento al nostro amico Angelo per averci accompagnato in questo itinerario di ritorno inaspettato che ci rende ancor più orgogliosi delle nostre zone che riescono sempre a sorprendere.
Ecco il tracciato Garmin
https://connect.garmin.com/modern/activity/3589464472
Di seguito l’opuscolo preparato con l’intento di diffondere la conoscenza della rete di sentieri che partendo da
Caslino d’Erba, raggiungono alcuni dei più conosciuti luoghi delle Prealpi Comasche.
https://drive.google.com/file/d/122EOe2aVcLCbVrnnqizRlge6SC2lyFvQ/view
Esattamente tre settimane prima provavamo a salire il Monte Castello di Gaino per la cresta sud ovest in compagnia di Paolo e Chiara, nostri amici e compagni di escursioni ma a causa dei tempi che si sono allungati abbiamo preferito uscire prima dell’anticima, prendendo il primo sentiero di uscita che rientra sul sentiero dell’andata. Oggi ci riproviamo! Questa volta solo noi. Sveglia presto e partiamo per Toscolano Maderno, qui raggiungiamo Gaino e parcheggiamo l’auto. Sono le ore 7.30, ci prepariamo e prendiamo il sentiero che porta alle falesie di Monte Castello, alla cui base parte la Cresta. Alle ore 8.00 siamo pronti per affrontare la nostra giornata motivati e concentrati per riuscire a raggiungere la cima. Il sole è nascosto dal monte, l’aria è frizzante e noi iniziamo la nostra scalata: la volta precedente siamo saliti dal tiro spittato di IV fino alla catena per poi proseguire sulla cresta. Oggi decidiamo di iniziare dall’itinerario classico partendo a sinistra del tiro spittato dove una scalata di II/III ci porta alla sosta attrezzata. Dopo i primi tre tiri alternati raggiungiamo una piazzola dove un bel sole ci riscalda, qui dopo esserci addentrati in un boschetto riprendiamo la scalata: un’indicazione in giallo mostra due differenti vie, noi andiamo a destra seguendo un bel diedro, quindi scaliamo per altri due tiri. Ora, forti della volta precedente ci sleghiamo e continuiamo per una facile scalata fino a raggiungere la sommità di questo primo tratto. Proseguiamo in piano su facili rocce per poi scendere all’intaglio dove c’è il sentiero d’uscita, qui ci riposiamo qualche minuto e ci rifocilliamo. Sono le 9.30, riprendiamo la nostra avventura attraverso diversi passaggi non verticali, seguendo le rocce fino a raggiungere la base di un torrione che aggiriamo sulla destra dopo aver affrontato un bel passaggino su una roccia appoggiata un pò particolare..Seguiamo il sentiero nel bosco fino alla base di una paretina dove la volta scorsa ci siamo fermati e siamo usciti. Da qui in poco meno di un’ora raggiungiamo l’anticima scalando da prima slegati poi legati e l’ultimo tratto in conserva. Una volta raggiunta l’anticima vediamo finalmente la cima dove in lontananza una grande croce svetta; immortaliamo il momento con alcune foto prima di affrontare la bella cresta che ci separa della croce. Ripartiamo seguendo la traccia che con un sali scendi facile tra le rocce ci porta all’ultimo tratto prima della cima dove un’ultima arrampicata di I/II ci porta sulla sommità del Monte Castello di Gaino. Mezzogiorno e siamo in cima! Non ci sono parole per descrivere le nostre emozioni, felicissimi per essere arrivati in cima per la cresta sud-ovest, itinerario lungo e quasi per nulla attrezzato dove abbiamo utilizzato le varie tecniche alpinistiche che in “sicurezza” ci hanno fatto godere di questo ambiente unico con il Lago di Garda a completare questi panorami mozzafiato. Dopo essere rientrati alla macchina per il sentiero, prima di tornare a casa ci rilassiamo con una meritata birra in quel di Toscolano Maderno.
21 marzo primo giorno di primavera e noi lo prendiamo di ferie per andare all’Alpe Devero. Quindi sveglia presto e via…Una volta giunti nei pressi dell’Alpe Devero parcheggiamo e iniziamo la camminata: tra una cosa e l’altra abbiamo perso un po’ di tempo, così cambiamo meta e puntiamo al Monte Cazzola m.2330..L’Alpe è ben innevata anche se ormai la neve è agli sgoccioli, ma comunque regala ancora quel paesaggio invernale che stiamo cercando. Sono quasi le 9.00, seguiamo le indicazioni e iniziamo a salire dapprima per un bosco di larici, poi una volta fuori un sentiero dritto e interminabile ci porta al pianoro dove affrontiamo il facile pendio fino alla cima, che raggiungiamo alle ore 11.00 circa. Wow! Giornata unica! Non c’è una nuvola e non c’è nemmeno vento, il sole scalda e insieme ad uno skyalper scambiamo quattro chiacchiere nei pressi della croce di vetta che sbuca dalla neve dove troviamo una foto con una frase: “Il più grande alpinista è quello che si diverte di più” . Mentre contempliamo il panorama, in lontananza un altro skyalper sta per giungere in cima e una volta arrivato abbiamo una piacevole sorpresa: casualmente il nostro amico Mauro ha scelto anche lui questa cima, in questa giornata . Ci salutiamo e ci raccontiamo di noi dato che è quasi un anno che non lo vediamo, in relax ci godiamo la compagnia e tra una chiacchiera, una foto di noi e qualche posizione di yoga in questo luogo incantevole arriviamo a mezzodì. La cima è un po affollata perciò decidiamo di scendere per andare al Lago Devero, ma una volta giunti all’Alpe ci godiamo il posto, anche perchè ci aspetta il ritorno a casa. Bellissima giornata trascorsa all’Alpe Devero dove sicuramente torneremo. Contenti di aver trovato Mauro che per noi è stata la guida che ci ha fatto scoprire le ciaspole per raggiungere le vette in quella nostra uscita sul Monte Limidario.
Oggi scopriamo un luogo vicino a casa nostra a lungo pensato e a lungo trascurato. Parliamo del Monte Megna con la sua croce e la zona della Conca di Crezzo. Sono le 8.00, parcheggiamo in quel di Lasnigo e dopo aver attraversato il caratteristico centro storico seguiamo il sentiero in direzione Alpe Megna, saliamo e dopo pochi minuti giungiamo alla Chiesa dei Morti di Valmorana qui una strada sterrata ci porta all’Alpe Megna m.659. Ora prendiamo il sentiero ben segnato che con una dolce a costante salita attraverso un bel bosco, piano piano ci porta alla vetta. Sono le ore 10.00 e in circa 2 ore da Lasnigo siamo alla croce: un panorama già visto si presenta dinanzi a noi, ma con un punto di vista diverso..insolito per noi, così dopo esserci orientati ci godiamo questa cima. Il tempo non è bellissimo, un cielo grigio nasconde il sole e una fitta coltre di nuvole basse copre le cime più alte intorno a noi. Spuntino, firma sul libro di vetta e una scalata sulla croce, così dopo quasi mezz’ora decidiamo di scendere prendendo un altro sentiero detto “Sentiero del Tivano” che con una serie di divertenti saliscendi ci porta alla Conca di Crezzo. Sono le ore 11.00, tra una foto e un po’ di yoga ci godiamo un bel giro del piccolo laghetto di Crezzo…ma purtroppo una finissima pioggerellina pone fine al bel momento, e ci accompagna per tutto l’ultimo tratto di strada asfaltata che in circa 30 minuti ci riporta a Lasnigo.
Finalmente ce l’abbiamo fatta!! Sì, perché in questo inverno 2018/2019 dove il caldo anomalo ha scombussolato un po tutto e inevitabilmente anche le nostre uscite, decidiamo di andare in Engadina per trovare la neve… Puntiamo al Piz Lunghin, una cima di m.2780 nel Canton Grigioni in Svizzera. Così dopo la sveglia presto partiamo alla volta del Passo Maloja che raggiungiamo per le ore 7.30. Parcheggiamo, ci prepariamo e con una temperatura di – 7° , iniziamo subito la camminata di buon passo per scaldarci…poco dopo finalmente il sole spunta all’orizzonte riscaldando l’ambiente, che per ora non necessita di ciaspole. Dopo circa mezz’ora di cammino iniziamo a salire, così calziamo le nostre ciaspole e continuiamo fino a raggiungere il Lago Lunghin, un lago alpino situato a m.2484, considerato la sorgente del fiume Inn. Sono le ore 9.30 e giunti al lago troviamo il cartello sepolto dalla neve dove solo le indicazioni affiorano da essa. Qui assaporiamo un bel momento: noi soli, il silenzio e un camoscio in lontananza che cammina sul pendio opposto… Non ci sono parole per descrivere questi attimi… Così dopo un the caldo riprendiamo la nostra ciaspolata. La traccia che prima si vedeva ora si fatica a trovare per la molta neve riportata dal vento nei giorni scorsi così seguiamo il crinale fino a raggiungere una sella, dove, dinanzi a noi il Piz Lunghin che con la sua mole, nasconde il sole. Continuiamo traversando il pendio che scende dalla cima fino a raggiungere il punto da dove inizia la cresta che porta alla vetta. Qui uno scorcio sulla Val Bregaglia ci ripaga dalla fatica fatta! Foto, un breve ristoro e dopo aver calzato i ramponi proseguiamo la nostra avventura, lo spettacolo è unico: alla nostra destra la Val Bregaglia, a sinistra il pendio abbastanza ripido e noi che sicuri dei nostri passi arriviamo alla cima!! Si!! Siamo in cima!! Che gioia mista a soddisfazione per aver affrontato l’ambiente con l’esperienza giusta, maturata in questi anni nelle varie uscite ma soprattutto consolidata dai corsi con le Guide Alpine. Abbraccio, foto e dopo aver aspettato alcuni skyalper salire, iniziamo a scendere… Con calma raggiungiamo il punto dove abbiamo calzato i ramponi per rilassarci un pochino prima di iniziare la nostra lunga discesa seguendo le nostre tracce fino alla macchina. Che dire?! Contentissimi! Prima uscita e subito top! In un ambiente magico quale è l’Engadina.
Domenica 17 febbraio 2019 torniamo dopo quasi un anno a scalare una cascata di ghiaccio per festeggiare ancora i 40 anni di Angelo, grazie alla nostra guida Matteo Piccardi –oltrelaveritcale– che per l’occasione ci porta in Val Febbraro alla cascata “Il salto del Nido”. Così dopo aver raggiunto la località Isola parcheggiamo l’auto e iniziamo a incamminarci verso Ca’ Rasera. Dopo circa un’ora arriviamo alla base del ripido canale che porta all’attacco della cascata, lo risaliamo, e arrivati sotto la cascata ci prepariamo per scalarla.. E’ quasi un anno che non scaliamo su ghiaccio così dopo aver tolto un po’ di ruggine sul primo tiro, ci prepariamo ad affrontare il secondo, dove purtroppo la preparazione fisica si fa sentire in negativo così a fatica chiudiamo anche il secondo tiro. Ora dobbiamo essere sinceri con noi stessi e decidere se proseguire arrancando oppure essere contenti di ciò che abbiamo fatto. E la ragione ci dice che per questa volta va bene così! Due calate e siamo alla base, poi per l’itinerario dell’andata torniamo alla macchina. Chiudiamo questa giornata di scalata su ghiaccio che sa regalare delle belle sensazioni… peccato aver rinunciato, ma del resto in questo ambiente bisogna essere pronti anche a sapere dire basta. Non possiamo non concludere con un ringraziamento a Matteo, che con pazienza e maestria ci ha permesso di scalare questa cascata.
Grazie e alla prossima stagione!
E’ passato un anno da quella prima esperienza al Gusta & Vai di Teglio, dove abbiamo passato una splendida giornata tra la neve e i prodotti tipici della Valtellina, così anche in questo 2019 ci presentiamo con entusiasmo, questa volta non siamo soli, con noi Jessica e Mirko, carichissimi per questa ciaspolata all’insegna del divertimento, della buona cucina e immersi nella natura. Ore 6.00 ritrovo a Bione (Lc) con la nostra coppia di amici Jessica e Mirko, poi via diretti fino a Teglio (So) per l’appuntamento alle ore 8 presso l’Agriturismo “La Piana” m.1260, dove noi puntualissimi arriviamo e siamo tra i primi, parcheggiamo, ci prepariamo e iniziamo la nostra ciaspolata per questo Gusta & Vai 2019. Ci consegnano il tesserino che contrassegna le diverse tappe. Quindi dopo aver fatto colazione con thè caffè e dolci vari, partiamo!! I nostri amici calzano per la prima volta le ciaspole, e insieme ci incamminiamo. In circa 30 minuti raggiungiamo la tappa n.2 in località Bollone di Sotto presso “Cà di Martinei” a quota 1390 m. dove ci gustiamo una merenda con succo di mela caldo, cioccolata, yogurt e torta, prelibatezze uniche!! Quindi ci incamminiamo verso la terza tappa, la “Cà del Girumin” m.1500, in località Bollone, dove ci attendono Sciatt e vino, arriviamo intorno alle 9.30. Dopo questa gustosissima pausa, da leccarsi i baffi, riprendiamo la nostra ciaspolata verso la tappa n.4: ma a differenza dello scorso anno ci fanno deviare il percorso, e ci accorgiamo del motivo: il vento forte che un paio di mesi prima ha fatto disastri in tutta la Lombardia e nel nord Italia ha colpito anche questa zona, sradicando intere foreste di alberi. Non è un bello spettacolo da vedere, ma noi proseguiamo verso la località Verdomana, dove presso la “Ca del Ricu” in collaborazione con gli “Amis de San Giuàn”, quota 1500 m., ci aspettando i salumi, i formaggi e il vino tipico della Valtellina. Qui ci togliamo le ciaspole e ci gustiamo i prodotti facendo due chiacchiere e ammirando il panorama davanti a noi. Poco dopo, a malincuore lasciamo anche questa tappa, per andare verso al tappa n.5. in località Brione, dove la “Confraternita del Chisciol” m.1600, ci prepara dei fantastici Chisciol, una sorta di frittella di grano saraceno con cuore di casera sciolto. Una prelibatezza tipica di Tirano, mai provata, e anche ai nostri amici è piaciuta moto, Mirko ha fatto addirittura il tris! Arrivano le 11.00 circa, e dopo un po’ di ristoro e qualche foto ripartiamo…quindi via verso la tappa n.6. Ci alziamo un pò di quota, ci addentiamo nel bosco per poi uscire sulla piana, che bello il paesaggio innevato… qui Angelo e Mirko vengono attirati dalla neve fresca caduta due giorni prima, e si tuffano insieme come in piscina!!! Dopo questi attimi di follia riprendiamo il cammino… Scendiamo un poco e dopo aver attraversato la pista da sci, arriviamo alla sesta tappa, in località Prato Valentino a quota 1800: un piatto caldo e abbondante di pizzoccheri preparato dall’Alpe Teglio, accompagnato da un buon bicchiere di vino che ci gustiamo seduti al tavolo all’interno del ristorante!! Bello mangiare, bere e fare quattro chiacchiere in compagnia! Peccato andar via… Adesso il percorso è tutto in discesa: la neve è bella fresca, quindi tra qualche risata, arriviamo alla settima tappa presso “Cà del Baghin”, quota 1632 m, dove ci aspettano dei dolci valtellinesi super, accompagnati sempre da un bel bicchiere di vino o del thè caldo… Qui la stanchezza e la sazietà iniziano a farsi sentire, ma non possiamo che continuare verso l’ottava tappa, in località Cà Cuntin, presso “Cà del Nanni” m.1655, e tra una chiacchiera e l’altra ci gustiamo i nostri formaggi e noci con marmellata e miele. Tutto buonissimo! Ora ci dirigiamo verso la nona tappa. Un falso piano e poi una bella discesa sulla neve fresca ci porta in località Agneda ,presso “Cà di Frametin” a quota 1578 m., dove gustiamo le tipiche frittelle di grano saraceno e mele, prelibatezze del territorio… accompagnate da un ottimi amari. Dopo queste 9 tappe, rientriamo nei pressi dell’Agriturismo La Piana dove raggiungiamo l’auto per poi tornare a casa, soddisfatti e divertiti anche per questa splendida edizione 2019… alla prossima!
Esattamente tre settimane prima abbiamo intrapreso questo itinerario ma per il ghiaccio presente nell’ultimo tratto che porta alla cima ci è toccato rinunciare. Così con l’esperienza maturata ritorniamo muniti di ramponcini e voglia di salire questa cima che dai suoi m.1767 domina la parte terminale del Lago Maggiore e Locarno. Siamo in Svizzera, tra Bellinzona e Locarno, per l’esattezza ai Monti di Motti dove parcheggiamo l’auto. Sono le ore 14.30. Da qui seguiamo le indicazioni per il Monte Sassariente, prima su strada asfaltata poi per sentiero attraverso uno splendido bosco di faggi con i suoi vari “monti” fino a giungere all’Alpe di Foppiana: un cascinale isolato nel mezzo del prato, proseguiamo per il sentiero attraverso una fitta pineta, poi un tratto in forte pendenza e raggiungiamo un muro di sassi. Dopo essere passati oltre la muraglia ci troviamo a camminare per un breve tratto sulla neve. Una volta oltrepassato nuovamente la muraglia seguiamo il sentiero dove poco dopo troviamo le indicazioni per il sentiero attrezzato che porta alla vetta del Sassariente, calziamo i ramponcini scendiamo un poco e infine eccoci al tratto attrezzato che la volta scorsa ci ha fatto tornare indietro perché ricoperto di ghiaccio. Ora con sicurezza superiamo il breve tratto attrezzato di passerelle e scale di legno fino a raggiungere la vetta alle ore 16.30!! Fantastico!! La vista è super! Le città sottostanti, il lago e il sole nella sua discesa verso il tramonto donano un tocco in più a questa cima. Si! Il tramonto! Perché forti dell’altra volta, abbiamo osato, per godere di un momento diverso così ci sediamo alla base della croce e aspettiamo il calar della sera… Il panorama è unico: le Alpi Svizzere, il Lago Maggiore e l’inconfondibile punta del Monviso in lontananza, sono attimi, i colori cambiano e insieme a loro anche la temperatura… Sono le 18.30, ci guardiamo e all’unisono decidiamo che è giunta l’ora di scendere: accendiamo le frontali e dopo l’ultimo scatto riprendiamo il sentiero dell’andata per tornare alla macchina per le ore 20. Che dire?? Bellissima escursione! Resa ancor più speciale dal tramonto e dalla discesa nel buio che la resa anche emozionante!
Sabato 12 gennaio, dopo la mattina trascorsa a riposarci pensiamo ad una camminata pomeridiana… così ecco l’idea: il tramonto al Monte Barro! Monte vicino a casa nostra, non troppo alto e alla portata di tutti, in una posizione invidiabile, perché sovrasta i laghi della Brianza, e durante il tramonto in particolare questi laghi si tingono di bellissimi colori. Siamo a Sala al Barro una frazione di Galbiate (LC), lasciamo la nostra auto nei pressi di alcune abitazioni. Da qui prendiamo la mulattiera che sale tra le case e poco dopo raggiungiamo l’Eremo del Monte Barro, da quì prendiamo il sentiero fino a raggiungere la base del Monte Barro. Ora invece di salire diretti, prendiamo il sentiero a destra che porta alla cresta meridionale dove una volta arrivati troviamo il sole che inizia a sfoggiare i colori del tramonto e noi lentamente raggiungiamo la vetta intorno alle ore 16 circa. Il tramonto è alle 17.00, e in questa ora ci perdiamo ad ammirare il panorama circostante: abbiamo da una parte il Lago di Como, precisamente il ramo di Lecco, sovrastato dal monte Resegone e alla sua sinistra dal Gruppo delle Grigne. Dalla parte opposta, a ovest, il Lago di Annone, il Lago di Pusiano e il Lago di Alserio, e sulla loro destra possiamo ammirare il Monte Cornizzolo, i tre Corni di Canzo e il Monte Rai. Sono proprio questi laghi che con il tramonto ci regalano dei colori meravigliosi. Poco prima delle ore 17.00 inizia il gioco, che dura circa un’oretta: una carrellata di colori sempre più intensa ci abbaglia, e Chiara, ispirata da questa atmosfera magica esegue qualche posizione di yoga. Quando il sole è quasi scomparso dietro l’orizzonte, il lago più lontano si tinge di rosso fuoco, e questi sono gli ultimi attimi; nel frattempo si accendono le luci delle città a contrastare il buio della sera. A questo punto decidiamo di scendere, accendiamo la nostra frontale e ci incamminiamo.
Siamo giunti alla fine di questo 2018 con un progetto che ha preso forma grazie anche alle camminate al buio di questi giorni natalizi che tra la fiaccolata e le albe ci hanno dato la carica giusta. Così iniziamo a valutare i tempi, le distanze, la logistica, e a conti fatti non ci resta che iniziare la nostra Dorsale del Triangolo Lariano. 31 dicembre, ore 19 siamo a Como, dopo aver parcheggiato l’auto ci dirigiamo alla partenza della funicolare Como-Brunate, che ci porta diretti a Brunate. Sono le 19.30 e iniziamo la nostra lunga avventura attraverso le montagne di casa nostra. Da subito si inizia a salire per i vari tratti di mulattiere che ci portano al Piazzale San Maurizio, qui andiamo verso il Faro Voltiano e dopo aver ammirato la splendida vista sul lago torniamo al piazzale per poi dirigerci verso il C A O . Ora ci addentriamo nel bosco per la sterrata, che dopo aver superato la Baita Carla abbandoniamo per seguire il sentiero per cresta. Saliamo fino a raggiungere la cresta, poi in un susseguirsi di sù e giù accompagnati da una bellissima vista, raggiungiamo la vetta del Monte Boletto m.1237. Ma non ci soffermiamo troppo e con un pò di attenzione riprendiamo la traccia che attraverso la Bocchetta di Molina m.1116 ci porta al Monte Bolettone m.1317. Sono le ore 23.00, siamo in cima dove troviamo una coppia che campeggia sotto la croce aspettando la mezzanotte… e dopo poco, arrivano altre due coppie, noi, dopo esserci riposati, decidiamo di proseguire per magari trovare un posticino migliore dove aspettare la mezzanotte. Iniziamo la discesa e appena superato il rifugio si apre dinanzi a noi una vista che ci lascia un pò perplessi…una carovana di frontali stava per sopraggiungere alla cima del Bolettone! Quindi proseguiamo scendendo dal sentiero che porta alla Capanna Mara e poco prima della stessa ci fermiamo per aspettare il nuovo anno. Ora fa decisamente più freddo! Il cielo sembra essersi coperto, e un venticello gelido ci obbliga a ripararci nel bosco. E dopo poco finalmente arriva la mezzanotte: uno spettacolo si apre davanti a noi: l’emozione dei fuochi e dei botti riempie l’atmosfera, noi siamo rapiti da tutto ciò, festeggiamo con panettone e thè caldo ammirando il panorama. Ma la strada è ancora lunga, così dopo gli auguri ripartiamo seguendo il sentiero… Poi risaliamo un pendio, e arriviamo al Pizzo dell’Asino m.1272, quindi giù alla bocchetta di Palanzo e ancora sù fino al Monte Palanzone 1436. Prima della cima troviamo una coppia che scende, e tra una chiacchiera e l’altra gli raccontiamo di noi: loro stupiti ci fanno i complimenti e dal loro sguardo traspare rispetto e ammirazione, che a noi danno uno stimolo per continuare. E’ l’una, ci ripariamo e ci riposiamo quasi mezz’ora, e dopo aver mangiato qualcosa riprendiamo a camminare. Ora però la faccenda cambia, le preoccupazioni aumentano e una leggera stanchezza inizia a farsi sentire. Continuiamo per cresta e nel buio più buio giungiamo alla Colma di Sormano, sono circa le 3.00. Qui facciamo un pò il punto della situazione mentre ci ristoriamo con un thè caldo: siamo leggermente in anticipo rispetto ai nostri programmi così pensiamo di fare una lunga sosta nei pressi dell’Alpe di Terrabiotta. Dalla Colma all”Alpe di Terrabiotta è stata dura, un pò la stanchezza e un pò il buio che inizia a stancarci psicologicamente ci hanno fatto vivere una sorta di “viaggio della speranza”. Dopo quasi 1 ora e mezza siamo all’Alpe: ci sediamo vicini-vicini su alcune assi di legno sotto una tettoia dove c’è la stalla delle mucche. Sono le 5.00, fa freddo e mancano alcune ore all’alba. Lì soli nel nulla, con una vista onirica, dove la notte regna, con solo un timido spicchio di luna insieme alle stelle che brillano nel cielo ci rilassiamo mangiando e bevendo l’ultimo thè caldo (ormai freddo) tra i rumori della notte… Poco dopo ci appisoliamo un pochino… Sono giunte le ore 6.00, il freddo ci costringe a ripartire per scaldarci. Quindi saliamo fino a prendere la cresta, e mentre la percorriamo il cielo alle nostre spalle inizia la sua carrellata di sfumature di colori…in più una intensa nebbia avvolge la pianura sottostante regalandoci quel magico momento in cui si dice…ne valeva la pena!! Siamo finalmente in vetta al Monte San Primo m.1682. Ci abbracciamo alla croce e guardandoci negli occhi sorridiamo soddisfatti. Dietro di noi arriva una persona, con cui scambiamo alcune chiacchiere. Lui ci racconta che ogni primo dell’anno all’alba si trova in cima con un’altra persona senza conoscersi veramente….così, scambiano due parole e via fino all’anno successivo. Nel raccontare di noi gli diciamo che arriviamo da Como, e lui risponde “Io da Milano”, sì ma noi a piedi…quindi lui sbalordito si complimenta e ci dà uno “chapeau”. Tra mille foto e filmati arriva “l’amico” della persona incontrata a completare il loro rito. Il tempo passa e noi abbiamo tanta strada ancora per giungere a Bellagio, così dopo aver valutato impraticabile il sentiero che porta al Rifugio Martina per via del ghiaccio, salutiamo e camminando incontro al sole torniamo verso la Bocchetta di Terrabiotta, poi giù fino al San Primo per poi prendere il sentiero basso che passa da Rovenza ,Paum, Brogno fino a giungere a Guggiate. Poi seguiamo l’interminabile strada asfaltata fino a Bellagio-Imbarcadero…. Quì, ci troviamo in una sorta di mondo parallelo tra noi e gli altri…in un mondo che non ci appartiene…dove in questo ambiente, quasi dimentichiamo cosa siamo stati capaci di realizzare. Dopo aver preso l’aliscafo rientriamo a Como per poi prendere l’auto per tornare a casa.
Felici e stanchi…ce l’abbiamo fatta!! Abbiamo scritto su FB con la foto dei dati del Garmin.
Ed è proprio così! Orgogliosi di aver concluso un cammino lungo, un progetto, una di quelle e cose che dici di fare… ma poi non fai…invece l’abbiamo fatta!
Questa è la “nostra” Dorsale del Triangolo Lariano, dove camminando siamo passati dal 2018 al 2019
https://connect.garmin.com/modern/activity/3266403954
Quale più bel regalo di compleanno di un’uscita con una guida alpina. Così per i 40 anni di Angelo si va con Oltrelaverticale Guide Alpine per un’uscita di misto nello spettacolare ambiente dello Zuccone Campelli, per affrontare il Canale SEM. Oggi ci accompagna il mitico “Pota”, ossia Matteo Piccardi, e dopo il ritrovo al Bione ci dirigiamo verso la funivia che ci porta ai Piani di Bobbio. Parcheggiamo e dopo la coda per salire finalmente arriviamo ai Piani di Bobbio: non freddissimo, e dopo aver lasciato i molti sciatori che si preparano per la loro giornata, ci dirigiamo verso il Rifugio Lecco. Da qui lasciamo “la civiltà” per dirigerci nello splendido anfiteatro del Gruppo dei Campelli. Saliamo alla base della parete da dove finalmente riusciamo a vedere il Canale SEM. Ci prepariamo: casco, imbrago e ramponi, poi si parte…saliamo tra rocce e poca neve senza particolari difficoltà e una volta giunti in sosta sotto al passaggio chiave siamo belli carichi: dopo Matteo che con tranquillità lo supera, tocca a noi…e con un pò di fatica e coraggio lo superiamo anche noi. Arriviamo in sosta, e dopo qualche battuta sui vari stili di scalata di ognuno di noi, si riparte. Saliamo fino ad una paretina verticale un pò impegnativa che scalando con picche e ramponi, riusciamo a superare, dopo di che il tiro finale che attraverso un lungo canale ci porta sulla cresta dove un caldo sole e una vista mozzafiato ci aspettano. Magnifico il panorama davanti a noi: da una parte le Orobie, dall’altra il Gruppo delle Grigne, e il Resegone… Dopo le foto di rito ci dirigiamo verso la discesa con già un pò di nostalgia per dover lasciare questo magico luogo e contenti per essere riusciti nell’impresa. Un doveroso grazie va alla nostra guida e amico Matteo che ci ha dato la possibilità di provare delle belle emozioni su un terreno a noi sconosciuto. Così per il Canale dei Camosci giungiamo alla base della parete e ci incamminiamo fino alla funivia per poi prendere l’auto. Da quì ci dirigiamo verso Lecco per un interessante aperitivo dove in bella compagnia ci raccontiamo la nostra giornata e ci facciamo gli auguri per un 2019 “In the mountains”.
Oggi raccontiamo di una giornata “top” sia per l’ambiente che abbiamo trovato, sia per l’approccio da utilizzare con questo tipo di scalata… Siamo a Valmadrera, direzione San Tomaso, parcheggiamo l’auto alla frazione Belvedere, quindi seguiamo le indicazioni per la Cresta O.S.A. (Organizzazione Sportiva Alpinisti) . Dopo un avvicinamento di circa un’ora e mezza, arriviamo alla base della roccia da dove inizia la nostra avventura tra le rocce del Monte Moregallo. Mentre ci apprestiamo a partire, un signore sopraggiunge, e nel parlare ci spiega che lui spesso viene tra queste rocce in solitaria per salire e poi scendere da questa via di arrampicata storica. Iniziamo la salita, e dopo il primo tiro non difficile si attrezza la sosta, qui il signore ci passa con un “Ci vediamo dopo” quasi disarmante per noi che con la corda che ci aiuta nella salita ci sembra quasi impossibile la discesa. Dopo vari passaggi e soste affrontiamo il passaggio più “duro”, dato IV +, dove un chiodo con cavo d’acciaio ci dà una piccola sicurezza in più nel superare questa paretina….nel mentre ritroviamo il signore che con semplicità e tranquillità supera in discesa questo passo dove ci salutiamo con un arrivederci su questa montagna per lui come una casa. Continuiamo fino ad una sosta con resinati ed anelli, dove ci aspetta il camino, anche qui con un passo di IV. Lo superiamo e finalmente siamo sulla cresta riconoscibile anche dal paese…l’affrontiamo in conserva un po’ sulla roccia e un po’ attraverso il sentiero alla sua destra. Una volta giunti alla fine della cresta, scendiamo fino alla selletta dove a sinistra si scende per il canale Belasa, di fronte una parete di IV improteggibile e a destra il sentiero che aggira la parete, dove noi ci dirigiamo… dopo aver aggirato la parete saliamo fino alla parete successiva (l’ultima) ma visto l’ora e la stanchezza preferiamo non affrontarla, proseguiamo e in breve siamo in cima! Felicissimi e stanchi, ci rilassiamo giusto per mangiare qualcosa poi scendiamo per il sentiero che porta alla Fonte Sambrosera per poi arrivare alla nostra auto con il sole ormai tramontato.
Giornata intensa forse un po’ sottovalutata, non dal punto di vista tecnico, ma più un discorso di attrezzare le soste che ci hanno fatto perdere un po’ di tempo. Nel complesso soddisfatti, per essere comunque riusciti in sicurezza ad affrontare la via, che a nostro avviso merita molto. Ti impegna, ma allo stesso tempo lascia spazio al divertimento tra le rocce in un ambiente molto interessante dove sicuramente torneremo.
La fiaccolata al Monte Palanzone è un evento che si ripete da diversi anni, organizzato dal CAI di Caslino d’Erba. E quest’anno, non potevamo mancare dato che recentemente siamo diventati abitanti di Caslino d’Erba! Ritrovo alle ore 17.45 all’Alpe Prina: noi siamo partiti a piedi da casa nostra e in circa mezz’ora siamo arrivati al ritrovo. Abbiamo trovato una bella compagnia di persone, ci hanno consegnato le fiaccole (spente) e siamo partiti tutti insieme verso la Bocchetta di Palanzo… E devo dire di buon passo! Accompagnati dalla luna piena che ci ha illuminato il sentiero, in circa un’ora siamo arrivati alla Bocchetta. Da qui il panorama era una favola, le città illuminate e infagottate da una nebbia che le rendeva misteriose e affascinanti. Abbiamo aspettato tutti i partecipanti alla fiaccolata, quindi alle 19.45 abbiamo acceso le fiaccole e siamo partiti alla volta della cima del Palanzone. In circa mezz’ora arriviamo in vetta! Un paesaggio unico, complice la luna che crea un’atmosfera magica, saluti, auguri e qualche brindisi al Rifugio Riella, dove siamo scesi a rifocillarci. Dopo un pò, con alcuni amici ci siamo incamminati sulla via del ritorno.
Grande serata! Un ringraziamento e i nostri complimenti al CAI di Caslino d’Erba per l’organizzazione e a tutti gli persone che hanno contribuito a rendere speciale questa serata.
Correva l’anno 2015, quando grazie a Giacomo, tramite Trekking Italia scoprivamo queste cime, in compagnia di un bel gruppo di appassionati di montagna come noi. Ma purtroppo il meteo non era dalla nostra parte, la pioggia e la nebbia quel giorno non ci hanno dato tregua e modo di ammirare questi luoghi. Così dopo tre anni torniamo in Val Brembana! Passato il forte maltempo di questi giorni, sembra che in questa prima domenica di novembre il tempo sia buono, così partiamo in direzione Bergamo, poi seguiamo per Zogno e una volta giunti a Pianca, proseguiamo fino a raggiungere un cartello con l’indicazione “Canalino dei Sassi”, parcheggiamo l’auto e iniziamo la nostra escursione. Sono le 7.45, prendiamo il sentiero che subito inizia a salire ripido, una volta usciti dal bosco la vista spazia sulla Val Brembana, il sole seminascosto dalle nuvole rende il paesaggio unico, complici questi torrioni dalle forme suggestive. Continuiamo e dopo circa 30 minuti raggiungiamo il Canalino, da qui ci godiamo un cielo azzurro con le nuvole a pecorelle mentre camminiamo tra i sassi, in un ambiente molto suggestivo. Dopo poco il sentiero spiana, entra nel bosco e passa sul versante erboso ai piedi del Monte Cancervo. Con un po’ di attenzione per la segnaletica, prendiamo il sentiero che porta alla Baita Cancervo dove la vista spazia tra le varie cime, dove spiccano il Resegone e le Grigne. Continuiamo e affrontiamo l’ultimo tratto tra le rocce, poi finalmente alle 9.40 siamo in cima! Oltre a noi ci sono altri escursionisti in vetta, così dopo le foto e due chiacchiere proseguiamo in direzione Monte Venturosa che è lì dinanzi a noi sotto un cielo grigio ma dagli orizzonti nitidi. Scendiamo fino al passo Grialeggio per poi risalire passando per la baita Venturosa fino a raggiungere la vetta, m.1999. Sono le ore 10.45 e siamo in cima! Alle nostre spalle il Monte Cancervo e intorno a noi le valli colorate d’autunno con le cime più alte rivestite di bianco, il tutto sotto un cielo grigio novembrino. Anche qui scambiamo alcune chiacchiere con gli escursionisti che come noi amano la montagna. Tra una foto e l’altra scrutiamo l’orizzonte e cerchiamo la nostra prossima meta… Come diceva il Grande Bonatti: “Chi più in alto sale, più a lungo vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna”. Per la discesa, una volta tornati al passo Grialeggio seguiamo il sentiero in direzione Foppelle, così da chiudere uno splendido anello. Bellissimo giro, non troppo impegnativo e in un ambiente unico che dopo tre anni ripercorriamo ma questa volta riusciamo a godere di questi splendidi panorami.
Iniziamo il nostro racconto partendo dal 14 ottobre 2018, quando insieme a nostro nipote Stefano di 11 anni partiamo alla volta di Erve, un bel paesino nella provincia di Lecco, sulle pendici del Monte Resegone. L’intenzione era quella di percorrere la Cresta della Giumenta, via ferrata, panoramica ed esposta che collega il Monte Magnodeno al Monte Resegone. Ma poi per vari motivi abbiamo ripiegato sulla Capanna Alpinisti Monzesi. Ed è grazie a quell’uscita che oggi 21 ottobre ritorniamo a Erve per goderci la giornata con un bel giro studiato in base a quello che abbiamo visto la domenica precedente. Sono le ore 8.30, parcheggiamo a Erve e iniziamo la nostra escursione: prendiamo la strada asfaltata, al termine della quale inizia quella sterrata, e dopo aver attraversato un bel ponticello in pietra, in pochi minuti arriviamo ad una cappelletta, dove sulla sinistra alcuni scalini con un bollino blu danno la parvenza di un sentiero, anche se non è indicato dai cartelli. Lo avevamo già notato la volta scorsa, così ci avventuriamo e da subito si inizia a salire e stando attenti ai bolli blu proseguiamo nel bosco. Durante la salita sentiamo gli spari dei cacciatori sempre più vicini, fino a quando ci troviamo a ridosso del casottello con il cacciatore appostato! Dopo esserci fatti sentire, chiediamo il “permesso” di passare attraverso la sua zona di caccia, è dopo l’ok, via spediti fino a raggiungere la traccia sopra il prato. Però dopo alcuni metri ci accorgiamo di non essere sul sentiero giusto, controlliamo la nostra posizione sul GPS e ci accorgiamo di essere leggermente spostati a destra. Quindi risaliamo il pendio là dove sembra esserci qualche traccia di passaggio, e arriviamo nel punto in cui si congiunge il sentiero giusto che arriva da sinistra, dove troviamo il cartello per il Monte Magnodeno m.1241. Sono le 9 e 30, qui un cippo storico indica lo Stato di Milano e lo stato Veneto. Riprendiamo a salire e dopo circa una mezz’ora arriviamo sulla cima del Monte Magnodeno, dove una grande croce domina sulla città di Lecco da un’altitudine relativamente bassa che regala un bel panorama. Oltre alla croce troviamo un bivacco. Dopo un breve break riprendiamo in direzione Cresta della Giumenta, scendiamo seguendo il sentiero n.24 e attraversiamo un bosco di betulle, passando alcuni bivi fino a raggiungere finalmente l’inizio della cresta dove troviamo il cartello con le indicazioni del comportamento da seguire per affrontare una via ferrata. Seguiamo la traccia che con cavi e catene attraverso una divertente arrampicata tra le rocce ci porta alla vetta. Soli sulla cima con una giornata calda di questa penultima domenica di ottobre che ci dà modo di godere a pieno questa escursione….come sempre i panorami sono magnifici, dove sua maestà il Resegone visto da qui è unico, con le sue rocce a strapiombo che ci fanno apprezzare ancora di più questo angolo di paradiso. Foto, e giù tra le rocce fino ad affrontare il passaggio più impegnativo, arrampicandoci fino ad un’altra cima da dove scendiamo e chiudiamo questa splendida e divertente cresta/via ferrata. Ora seguiamo le indicazione per il passo del Fo’, e una volta arrivati, ci fermiamo alla Capanna Ghislandi, situata in un luogo splendido, alle pendici delle pareti del Resegone. E’ mezzodì e così ci accomodiamo sui tavoli esterni per il nostro pranzo accompagnato da una birra fresca. Dopo circa una mezz’ora iniziamo a scendere, passando per la Capanna Alpinisti Monzesi per poi non trovare il sentiero che ci riporta a Erve…quindi seguendo le indicazione per La Passata e allungando un po il giro, finalmente dopo circa mezz’ora arriviamo sul sentiero principale aiutati anche dai cartelli artigianali per Erve, che in poco più di un’ora ci riporta al punto di partenza, passando dalla fonte San Carlo m.750, e attraverso le diverse pozze scavate dall’acqua del fiume Gallavesa. Bellissimo ambiente, visitato per ben due domeniche di fila… Poi in autunno pensiamo sia il periodo ideale con i suoi colori e le temperature ottime per queste quote… Ma soprattutto, la divertentissima Cresta della Giumenta che in questo contesto regala delle belle emozioni.
Dopo un’estate ricca di escursioni arriviamo a questo autunno 2018 molto carichi, ma purtroppo dobbiamo fermarci quasi un mese, per piccoli problemi fisici. Così arriviamo alla prima domenica di ottobre pianificando un’uscita tranquilla tra le montagne vicino casa, scegliamo una vetta molto conosciuta che già nel 2011 abbiamo raggiunto dalla Forcella di Olino, stiamo parlando del Monte Due Mani m.1666, in Valsassina. E’ il 7 ottobre, sveglia non troppo presto, raggiungiamo Maggio, frazione di Cremeno in provincia di Lecco, da qui raggiungiamo Casere, parcheggiamo e alle ore 8.20 partiamo. Fa freschino! Ma dopo aver preso la mulattiera con le indicazioni per lo Zucco di Desio siamo già in maglietta… seguiamo il sentiero che porta all’alpeggio della Foppa, segnato da bolli rossi, e dopo un ora di cammino attraversato uno splendido bosco di faggi troviamo un bivio, dove un’indicazione a destra di colore blu indica lo Zucco di Desio, quindi la seguiamo. Dopo alcuni minuti finalmente usciamo da questo fitto bosco e ci troviamo su una piccola altura erbosa sotto un sole caldo. Sono le ore 10.00, sostiamo qualche minuto per godere di questi attimi di pace ammirando l’alpeggio della Foppa sotto di noi con i suoi cavalli al pascolo in questa domenica autunnale. Proseguiamo il sentiero e in meno di 30 minuti raggiungiamo lo Zucco di Desio m.1656 da dove vediamo un gruppo di giovani camosci poco più sotto mentre scendono da una ripida cresta. Sullo sfondo le Grigne che fino a un attimo prima erano nitide, e ora cominciano a coprirsi dalle consuete nubi. Di fronte a noi il Monte Due Mani con la croce e il Bivacco Locatelli. Scendiamo e risaliamo il sentiero fino alla cresta, e senza alcuna difficoltà arriviamo alla nostra meta. Anche se non è la prima volta che raggiungiamo questa splendida cima, ci emozioniamo ancora. Bellissima la vista: il Resegone di fronte a noi, Lecco, Ballabio, e poi i Piani dei Resinelli e le imponenti Grigne. Più a destra le cime con il Monte Legnone che spicca su tutto… Poi il Gruppo dei Campelli…… Mentre ci riposiamo gustando il nostro pranzo scambiamo due chiacchiere con i molti appassionati che come noi oggi hanno scelto questa cima fra tutte le altre cime; iniziamo a scendere per il versante opposto seguendo le indicazioni per il Culmine di San Pietro n.32 per un sentiero ripido scavato nel terreno fino a un bivio dove seguiamo a sinistra per l’Alpe Foppa-Maggio. Arrivati all’Alpe Foppa il pascolo ci regala un bel momento con i numerosi cavalli al pascolo sotto il sole che scalda non poco la giornata odierna. Scendiamo attraverso l’Alpe Foppa fino a un gruppo di case in rovina, da qui andiamo a sinistra fino a trovare la traccia bianco/rossa che nel bosco ci porta al bivio con le indicazione dell’andata, da ora seguiamo il sentiero dell’andata fino alla macchina. Giro molto piacevole con una cima TOP!!! Bellissimo attraversare i colori dell’autunno, che ci fanno realizzare che la stagione estiva è ormai passata, anche in questa giornata alquanto calda, camminando nella natura senza pretese!
Agosto è ormai giunto al termine e per finire la stagione in bellezza pensiamo di salire alla Capanna Margherita – Punta Gnifetti m.4554 nel massiccio del Monte Rosa. Così insieme ai nostri amici Paolo e Chiara organizziamo il week end prenotando il Rifugio Città di Mantova e sperando nel meteo che dalle previsioni non è entusiasmante, ma ci conceda almeno la domenica di sole. Siamo a sabato uno settembre, piove, una di quelle giornate che passeresti volentieri sotto le coperte al calduccio con il solo pensiero di oziare. Ma noi abbiamo un progetto, salire alla Capanna Margherita insieme ai nostri amici! Che partiti il giorno prima da Cagliari, dove abitano, arrivano per le ore 9.00 in stazione Centrale a Milano da dove partiamo alla volta di Alagna Valsesia, un comune nell’Alta Valsesia ai piedi del Monte Rosa in provincia di Vercelli. Giunti ad Alagna, pranziamo al sacco sotto una pensilina al riparo dalla pioggia che da tutta la mattina scende imperterrita. Ore 14.15 prendiamo le funivie che ci portano a Punta Indren m.3260 , dove ci attende la neve.Sì! Nevica! E noi in questo clima brumale raggiungiamo il Rifugio Città di Mantova a quota 3498 m. in poco meno di 45 minuti. Una volta al Rifugio ci riposiamo, cena e a letto presto perché il giorno seguente ci aspetta una giornata alquanto impegnativa. Sono le ore 3.45 di questa domenica 2 settembre 2018, la camerata si sveglia e in pochi minuti si scende per la colazione, nella sala un via vai di persone come fosse l’ora di punta, c’è chi sale, chi scende, chi esce per controllare il tempo, chi fa colazione e chi si sta già preparando per partire per la sua giornata tra i ghiacciai del Monte Rosa. In tutto ciò anche noi facciamo la nostra parte e dopo colazione e i vari preparativi, partiamo per la nostra avventura: non fa troppo freddo (oppure non lo sentiamo), il cielo è stellato e dopo aver acceso la frontale iniziamo a camminare, si inizia subito a salire il pendio di ghiaccio, superiamo il Rifugio Capanna Gnifetti m. 3647 fino al plateau dove incontriamo gli alpinisti partiti da quest’ultimo. Qui di buon passo, superiamo qualche cordata, poi con molta attenzione attraverso i vari crepacci risaliamo il pendio con alla nostra destra la Piramide Vincent che nel buio osserva questo lungo serpentone di luci che risale il ghiacciaio del Lys. Giungiamo su di una conca nevosa dove, finalmente sostiamo qualche minuto, giusto il tempo di un sorso di thè caldo e un biscotto. Il cielo inizia a schiarirsi, davanti a noi un manto di neve fresca, con solo la traccia delle cordate davanti a noi guidate dalle Guide Alpine. Dopo aver superato il Balmenhorn m.4167 a destra con la sua statua del Cristo delle Vette, raggiungiamo il Col del Lys m.4248. Siamo arrivati al momento dell’alba e ammirando il Lyskamm alla nostra sinistra illuminato dal sole, dopo circa due ore di salita, ci godiamo questo momento camminando su questo pianoro nevoso…ma la tranquillità dura poco…un forte vento gelido ci mette a dura prova…non sappiamo quanto tempo ci abbiamo impiegato a superare il Colle del Lys ma ci è sembrato non finisse mai… Finalmente arriviamo nel punto in cui si scende in un pianoro, proprio sotto il pendio settentrionale della Punta Parrot m.4432. Una volta scesi, risaliamo e davanti a noi un panorama da togliere il fiato: il sole dietro la Punta Gnifetti con le nuvole e un particolare arcobaleno che sembrano darci il benvenuto. Superando qua e là qualche cordata arriviamo al Colle Gnifetti m.4452. La giornata è splendida: a sinistra la Punta Zumstein m. 4563 e a destra la Capanna Margherita. Sembra quasi un miraggio…ma non lo è….così con gioia e tanta fatica affrontiamo l’ultimo ripido pendio che ci porta in cima alla Punta Gnifetti m.4554 dove sorge la Capanna Regina Margherita. L’emozione di questo momento è inspiegabile, ci abbracciamo e ci scattiamo subito un selfie per immortalare questo attimo. Sono le ore 9.00. Purtroppo il meteo è cambiato, le nuvole hanno avvolto la cima togliendo l’opportunità di ammirare il panorama … ma non importa! Siamo felicissimi così! Entriamo giusto un attimo per scaldarci…ma come mettiamo piede all’interno percepiamo una strana sensazione…come di essere in un luogo sacro, quasi mistico…oseremmo dire leggendario!! Ci mangiamo una pizza “margherita” e dopo aver scrutato ogni particolare di questo Rifugio Osservatorio più alto d’Europa, salutiamo i giovani rifugisti e uscendo è come se lasciassimo qualcosa di caro.. Fuori il primo pupazzo di neve dell’anno che dà il benvenuto a tutti, ci prepariamo per la discesa..nel mentre arrivano anche i nostri amici Paolo e Chiara….Grandi!! Ce l’hanno fatta!! Super Chiara! Selfie. Iniziamo la discesa tra le nuvole che a fatica ci permettono di vedere la traccia. Giunti al Colle Gnifetti ci accodiamo a una cordata di una Guida Alpina giusto per essere sicuri di non perderci, e una volta fuori dalle nuvole continuiamo per conto nostro con passo sostenuto ammirando il paesaggio grandioso a cui apparteniamo. Poco prima del Colle del Lys affrontiamo un breve tratto in salita che sembra non finire mai, poi una volta raggiunto il Colle è tutta discesa, seguiamo la traccia stando attenti ai molti crepacci, alcuni di notevoli dimensioni. Alle ore 12.30 siamo finalmente giunti al Rifugio Città di Mantova. Non sappiamo perché ma un forte mal di testa ci attanaglia entrambi, obbligandoci a scendere con la prima funivia in partenza. Una volta giunti ad Alagna, rifocillati e riposati stiamo meglio! Dopo un paio d’ore ci raggiungono anche i nostri amici.
Non potevamo chiedere di meglio a questa avventura: la natura ci ha donato dei paesaggi incantevoli con la fresca neve caduta il giorno prima e le nuvole a completare un ambiente glaciale affascinante che ti fa realmente vedere che sei solo un puntino in mezzo a tutto questo!
Rientriamo alle nostre vite salutando i nostri amici con un caloroso… Arrivederci alla prossima!
Bologna: patria della mortadella, delle lasagne e molto altro che riguarda la cucina made in Italy, ma anche tante altre cose: il suo centro storico antico e vivace con i suoi 40 km di portici, e le sue Torri, tra cui la Torre degli Asinelli che lunedì abbiamo salito, ben 498 scalini per 97 m.di altezza, ma dalla cima una vista unica sulla città è la ricompensa per lo sforzo fatto. Ma noi non resistiamo al richiamo di qualche camminata così osservando il web ci imbattiamo sulla cima più alta di Bologna: il Corno Alle Scale m.1945, una montagna dell’Appennino Tosco-Emiliano situato nel comune di Lizzano in Belvedere, che è anche sede di un’importante stazione sciistica dell’Appennino Settentrionale. Così approfondiamo, compriamo una cartina dedicata e via… Dopo aver dormito in città, il giorno seguente si parte in direzione Lizzano in Belvedere fino a raggiungere il Rifugio Cavone m.1422 nei pressi dell’Omonimo lago dove parcheggiamo l’auto e iniziamo la nostra escursione. Sono le ore 8.30, partiamo prendendo il sentiero alla destra del Lago Cavone e da subito iniziamo a salire nel bosco fino a giungere alla bellissima Valle del Silenzio, quindi seguiamo per il Passo del Vallone m.1697, da dove proseguiamo in compagnia di due escursionisti che come noi fanno il giro delle cime. Affrontiamo i Balzi dell’Ora, una bellissima cresta esposta e panoramica, costituita da rocce a forma di scalini, che percorriamo con passo sicuro e che ci porta alla Punta Sofia m.1914. Sono le ore 10.00, qui il panorama spazia su tutti gli appennini Tosco-Emiliani, vediamo persino Pistoia e Firenze… L’altitudine e la croce di vetta dalle dimensioni colossali ci fa molto strano…Ci troviamo a Bologna! Da non credere! Il sentiero ora prosegue sotto un vento molto forte, e in breve raggiungiamo la cima più alta della provincia di Bologna, il Corno alle Scale m.1945, con il cippo a segnalare la vetta e poco più sotto gli impianti di risalita che nel periodo invernale consentono ai bolognesi di sciare in questa splendida valle. Da qui iniziamo a scendere verso il Passo dello Strofinatoio m.1632, dove il vento aumenta la sua forza e i nostri amici ci raccontano che in questo passo il vento può raggiungere i 200 km orari… Proseguiamo sempre sotto la forza del vento fino a raggiungere il Passo dei Tre Confini dove la province di Pistoia, Bologna e Modena si incrociano… continuiamo e dopo pochi minuti giungiamo al Rifugio Duca degli Abruzzi, il primo rifugio edificato sull’Appennino Tosco-Emiliano nel 1878 nei pressi del Lago Scaffaiolo, che a causa del clima, delle guerre e degli atti vandalici fu riedificato per ben 3 volte, fino al 2001… Dopo i saluti con i nostri nuovi amici ci dirigiamo al Lago Scaffaiolo m.1775, facciamo il giro poi decidiamo di scendere..un po a malincuore dato l’ambiente sorprendete che abbiamo trovato. Per la discesa seguiamo la strada che dal Rifugio Duca degli Abruzzi porta ai parcheggi dove ce la nostra auto per le ore 12.30. Qui lasciamo zaino e scarponi poi ci dirigiamo al Rifugio Cavone, dove pranziamo con delle ottime tagliatelle ai funghi e con un super dolce coi mirtilli freschi raccolti nei paraggi dai rifugisti. Purtroppo come ogni escursione arriva il momento di tornare a casa..così dopo due chiacchiere ai bordi del lago con una coppia di bolognesi che per sfuggire al caldo raggiungono questo luogo in cerca di refrigerio, ripartiamo per rientrare a casa.
Come ogni uscita giungiamo alla nostre conclusioni: felicissimi di aver conosciuto questi posti, da Bologna “città”… A Bologna “montagna” in un ambiente che non si aspetta di trovare e conoscendo persone molto socievoli come sono i romagnoli.